Domus Italia

- 22/6/2015 12:02
GIOLA N° messaggi: 29573 - Iscritto da: 03/9/2014

Nuova Ipo!





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1 di 3 - 22/6/2015 12:05
GIOLA N° messaggi: 29573 - Iscritto da: 03/9/2014
Parte l'offerta in Borsa delle azioni Domus Italia, si punta a raccogliere 288 milioni

La società, che fa capo al gruppo Caltagirone, ha in pancia una serie di immobili collocati a Roma e punta a comprarne altri con i proventi dell'Ipo. Le nuove azioni arriveranno tutte da un aumento di capitale che diluirà fortemente l'azionista di riferimento, che passerà dal 100% al 5-6%. Forchetta tra 1,65 e 2 euro per azione.

Per una società del gruppo Caltagirone che esce da Piazza Affari, Vianini Lavori, un'altra sbarca in Borsa (Ipo). Si tratta di Domus Italia, nata lo scorso dicembre grazie al conferimento da parte di Fabrica Immobiliare (che ha agito per conto del Fondo Seneca) di una serie di immobili collocati a Roma e dei relativi contratti di mutuo. L'offerta delle azioni prenderà il via il 22 giugno per chiudersi il 2 luglio.

I NUMERI DELL'OFFERTA

L’offerta globale, che è finalizzata all’ammissione alle negoziazioni delle azioni di Domus Italia sul Mercato telematico azionario (Mta), ha per oggetto un massimo di 150 milioni di titoli tutti in arrivo da un aumento di capitale. Si tratta pertanto di un'Ipo attraverso una offerta pubblica di sottoscrizione. Il 10% delle azioni messe in palio potrà essere acquistato dal pubblico indistinto, mentre il restante 90%, e dunque la maggior parte, sarà rivolto a investitori istituzionali. L'offerta prevede una opzione di aumentare il quantitativo di titoli offerti in caso di successo (greenshoe).

PROVENTI DELL'IPO E LORO IMPIEGO

Il ricavato stimato dall'Ipo è compreso tra un minimo di 237,6 e un massimo di 288 milioni. Tali valori corrispondono a una forchetta di prezzo tra 1,65 e 2 euro per azione. Tale intervallo, come si legge nel prospetto informativo dell'offerta, corrisponde a un capitale economico della società ante offerta globale compreso tra 16,5 e 20 milioni, mentre dopo l'Ipo il valore balzerà da 264 a 320 milioni. I proventi derivanti dall’aumento di capitale a servizio dell’offerta, si legge sempre nel prospetto, "saranno utilizzati, in tutto o in parte, per il pagamento del corrispettivo previsto dai contratti preliminari di acquisto di immobili".

VALORE DEGLI IMMOBILI, VENDITORI E FINANZIAMENTI

Con conferimento di dicembre, la società è entrata in possesso di un primo portafoglio immobiliare, che secondo la perizia di Colliers al 30 marzo valeva quasi 152 milioni. Un secondo portafoglio, che al 30 marzo è stato valutato quasi 427 milioni e che conta immobili ancora in corso di costruzione, sarà invece rilevato con i proventi dell'Ipo. C'è poi un terzo portafoglio di immobili, anch'essi in costruzione, che è stato stimato valga poco più di 85 milioni. Oltre ai proventi dell'Ipo, Domus Italia, per l'acquisto degli immobili, ricorrerà a un "nuovo contratto di finanziamento" stipulato il 10 giugno scorso che prevede linee di credito fino a 320 milioni. La principale banca finanziatrice è Intesa, che peraltro coordina l'Ipo ed è responsabile del collocamento delle nuove azioni. Il prospetto indica che le società venditrici degli immobili sono De Chirico Costedil 66, Finanziaria Italia, Tor Pagnotta Costedil 66 e Coim 2013. Si tratta in tutti i casi di "parti correlate dell'emittente", vale a dire che a vendere sono società a loro volta riconducibili al gruppo Caltagirone.

GLI SCENARI E IL DEBITO

Domus Italia ha tracciato una serie di scenari, a seconda del successo dell'Ipo e dei proventi in arrivo. Se dall'offerta arriveranno almeno 250 milioni (sui 288 massimi preventivati), la società si impegna ad acquistare immobili per un importo complessivo di 355 milioni più Iva (390 milioni al lordo della tassa). Se i proventi dovessero essere compresi tra i 200 e i 250 milioni, Domus Italia si impegna ad acquistare immobili per 296 milioni più Iva (326 milioni al lordo). Se, nello scenario peggiore per la società, i proventi fossero inferiore a 200 milioni, l’impegno ad acquistare immobili da parte di Domus Italia verrebbe meno. I numeri della società "pro forma" cambiano a seconda che si consideri uno di questi tre scenari. In quello peggiore, definito "minimo", l'indebitamento finanziario netto al 31 marzo sarebbe stato pari a 89,58 milioni, dato che salirebbe a 228 nello scenario "intermedio" e a 243,4 in quello "ulteriore".

GLI AZIONISTI PRIMA E DOPO L'IPO

Al momento, la società è controllata dal costruttore ed editore romano Francesco Gaetano Caltagirone attraverso il veicolo Ical 2, che detiene la totalità del capitale. In caso di successo dell'offerta e di esercizio dell'opzione
greenshoe, Ical2 si diluirebbe fortemente nell'azionariato passando dal 100% al 5,88% (6,25 senza greenshoe). Per quanto riguarda il management, la società è presieduta da Flavio Cattaneo e guidata dall'amministratore delegato Giovanni Maria Benucci.

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2 di 3 - 30/6/2015 12:10
GIOLA N° messaggi: 29573 - Iscritto da: 03/9/2014
IPO Domus Italia, ritirata l'offerta!

Domus Italia, d’intesa con Banca IMI e Credit Suisse, in qualità di Coordinatori dell’Offerta Globale, ha deliberato di procedere al ritiro anticipato integrale dell’offerta pubblica di sottoscrizione, in presenza di evidenti e straordinarie condizioni di volatilità dei mercati mobiliari italiano e internazionali. Domus Italia si riserva di ripresentare l'Offerta in un contesto di stabilità dei mercati finanziari.
3 di 3 - 01/7/2015 09:28
GIOLA N° messaggi: 29573 - Iscritto da: 03/9/2014
Domus Italia ritira l'Ipo, debutto amaro per Masi all'Aim

La volatilità del mercato italiano è troppo elevata, a causa della crisi greca, e Domus Italia ferma il processo di quotazione. La società leader nella realizzazione di edifici ad alto risparmio energetico del gruppo Caltagirone ha spiegato che, d'intesa con Banca Imi e Credit Suisse, in qualità di coordinatori dell'offerta globale, ha deliberato di procedere al ritiro anticipato dell'offerta "in presenza di evidenti e straordinarie condizioni di volatilità dei mercati mobiliari italiano e internazionali".

L'Ipo di Domus Italia era partita lo scorso 19 giugno e doveva concludersi il 2 luglio. L'intervallo indicativo di prezzo tra 1,65 e 2 euro attribuiva alla società una capitalizzazione tra i 264 e i 320 milioni di euro. Domus Italia si è comunque riservata di riavviare in futuro l'offerta in un contesto di stabilità dei mercati finanziari.

Masi Agricola è stata più coraggiosa. Oggi la casa vinicola ha debuttato all'Aim Italia, il mercato dedicato alle piccole e medie imprese a elevato potenziale di crescita, con un prezzo di collocamento di 4,6 euro. Tuttavia, a causa della delicata situazione greca, il debutto è stato un po' amaro: il titolo ha aperto a quota 4,6 euro, non è andato più in là di un massimo a 4,62 euro e ora cede il 2,35% a 4,492 euro, dopo un minimo a 4,48 euro.

L'ad di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi, ha comunque fatto presente che già oggi Masi Agricola ha numeri che avrebbero consentito all'azienda di sbarcare sul listino principale e si è augurato che questo possa accadere in futuro. Un invito subito accolto dal presidente della società, Sandro Boscaini: "se la crescita avverrà in maniera decisa anche dal punto di vista dimensionale oltre che sul fronte dei numeri, perché non pensare a un segmento più alto?". Nessuna preclusione, dunque, a patto che ciò avvenga "in un'ottica congeniale al mercato, ossia a fronte di una crescita sostenibile".

Crescita che avverrà anche per linee esterne, non ora ma sicuramente nei prossimi mesi. "Qualche idea di azienda da acquisire ce l'abbiamo, l'importante è che, come noi, siano interpreti del patrimonio delle Venezie", ha spiegato l'ad, Federico Girotto, mentre il presidente ha delineato le prerogative imprescindibili che una potenziale società target dovrebbe avere: "devono essere aziende con lo stesso profilo d'alta qualità; dal punto di vista geografico, devono essere nelle aree più ricche delle Venezie; essere al nostro stesso livello reputazionale e avere una buona marginalità per non diluire la nostra".

Il management punta anche a far crescere l'azienda in Cina, dove però la situazione attuale per i vini italiani è tutt'altro che florida, soprattutto se confrontata con le esperienze di altri Paesi che vantano una tradizione altrettanto solida nel settore vinicolo. "Abbiamo da sviluppare alcuni mercati e penso prima di tutto alla Cina che dovrà gioco forza riconoscere all'Italia un ruolo di preminenza nel settore", ha aggiunto Boscaini, riconoscendo che oggi la Francia è molto più avanti dell'Italia, è il principale esportatore di vino con il 55% del totale, mentre l'Italia oscilla tra il quinto e il sesto posto e pesa soltanto per il 6% complessivo.

Boscaini è convinto che si possa colmare questo gap procedendo con accordi commerciali. I produttori devono essere affiancati negli investimenti da chi esporta e distribuisce il vino italiano. Nonostante un debutto senza sprint all'Aim, anche Gianni Franco Papa, responsabile della divisione di Corporate & Investment Banking di Unicredit che ha curato il collocamento delle azioni Masi sul mercato, si è detto soddisfatto. "Masi non è solo la più grande Ipo di una società sull'Aim, ma è anche l'unica che è stata interamente sottoscritta da investitori istituzionali, con ampia partecipazione degli esteri", ha osservato Papa.

"Con oltre il 90% delle vendite sul mercato globale, Masi incorpora perfettamente tutto questo. Siamo sempre orgogliosi di essere a fianco di imprenditori come la famiglia Boscaini che ha fatto delle propria storia di perfezione un biglietto da visita dell'Italia nel mondo. E per questi imprenditori, un gruppo internazionale come Unicredit rappresenta il partner ideale", ha concluso il manager.
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