Opengate !

- 26/12/2010 12:26
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006

VARESE L' indagine sul naufragio dell' azienda simbolo delle new economy italiana, la Procura chiede 17 rinvii a giudizio

Crac Opengate, banche sotto inchiesta

Il pm: «Hanno celato per due anni il fallimento, sottratti ai creditori 160 milioni»

 

VARESE - Il miracolo della new economy all' italiana finisce con la richiesta di processo per 17 soggetti. C' è un' accusa di bancarotta fraudolenta al termine della lunga parabola discendente di Opengate, azienda informatica con sede a Malnate; l' ha formulata il pm Tiziano Masini a carico degli ex amministratori (e fin qui è la prassi) ma anche per una serie di banche (ed è questa la novità) le quali, benché a conoscenza dello stato comatoso dell' azienda, autorizzarono una serie di pagamenti o chiesero la restituzione di capitali in tutta fretta. In questo modo, ecco l' accusa della Procura di Varese, venne sottratta ai creditori una massa di denaro non inferiore ai 160 milioni di euro. La magistratura contesta a una serie di istituti di credito (in particolare a dirigenti ancora in corso di identificazione di Banca Popolare di Milano, Bnl, Banca di Roma, e Banca Agricola Mantovana) di aver avallato passaggi di denaro tra cui la restituzione alle banche stesse di 98 milioni di euro anche se «le dirigenze erano al corrente dello stato di insolvenza della società» scrive il pm nel capo di imputazione e «cagionando un danno patrimoniale di grave entità agli altri creditori». Secondo la procura, in altre parole, il mondo delle banche sarebbe stato in qualche maniera complice del dissesto finanziario di Opengate e dei danni che ne derivarono alla massa dei creditori. Il gruppo informatico sarebbe stato già spacciato nel 2002 ma su di esso venne attuata una sorta di accanimento terapeutico che prolungò l' agonia per altri due anni (il fallimento venne dichiarato dal tribunale di Varese nel novembre del 2004): di questo tempo supplementare avrebbero approfittato in primo luogo le banche per farsi restituire pesanti crediti vantati nei confronti di Opengate senza attendere la macchinosa procedura del fallimento. Opengate, negli anni ' 90, fu una di quelle aziende che fece gridare al miracolo: partita con il botto, fu la prima in Italia a sbarcare al nuovo mercato di Piazza Affari e alla piccola impresa di Malnate venivano dedicati convegni entusiastici e pamphlet firmati da autorevoli ricercatori universitari. Il miraggio attirò l' attenzione di 42 mila risparmiatori (tanti erano iscritti al libro soci al momento del crac) che videro in pochi mesi i loro quattrini andare in fumo senza possibilità di risarcimento: gli operatori finanziari proponevano infatti l' acquisto di azioni Opengate (che è capitale di rischio, che lega nel bene e nel male l' azionista alle sorti della società) e non di obbligazioni (che, come nel caso Parmalat, sono un prestito, soggetto a essere restituito). L' inchiesta del pm Masini ha preso in esame le sorti di Opengate spa, la società operativa del gruppo; ma la voragine di debiti di quest' ultima trascinò nel baratro anche Opengategroup, che era la quotata in Borsa. Per quanto riguarda gli organismi societari, il processo è stato chiesto per amministratori e sindaci della società i quali «a partire dal bilancio di esercizio del 31 agosto 2002 cagionavano o concorrevano a cagionare il dissesto della società». In questo lasso sarebbero state compiute una serie di spericolate operazioni finanziarie, ad esempio il passaggio di 20 milioni di euro a Opengategroup o ad altre controllate estere; le operazioni venivano mascherate secondo il pm attraverso un sistema neanche troppo raffinato: la distruzione o la falsificazione di una serie di libri contabili. * * * IL CASO LA SOCIETA' Opengate, società informatica di Malnate, era quotata al Nuovo Mercato di Piazza Affari. Negli anni ' 90 fu considerata un «miracolo» e attirò ben 42 mila risparmiatori IL DISSESTO Gli operatori finanziari proponevano l' acquisto di azioni Opengate e in pochi mesi i risparmiatori videro i loro quattrini andare in fumo L' INCHIESTA Dopo il crac la procura ha aperto un' inchiesta. Gli inquirenti avrebbero accertato che durante la lunga agonia di Opengate vennero sottratti ai creditori oltre 160 milioni di euro. BANCAROTTA Sotto accusa per bancarotta fraudolenta sono finiti gli ex amministratori della società e una serie di banche. GLI INDAGATI Il pm accusa in particolare gli istituti di credito di avere autorizzato una serie di pagamenti e di avere chiesto la restituzione di capitali in tutta fretta pur essendo a conoscenza dello stato «comatoso» dell' azienda (Nella foto la sede di Malnate)



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13 Commenti
1
1 di 13 - 26/12/2010 12:26
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006


C'è qualcuno che è coinvolto ?
2 di 13 - 28/12/2010 12:28
lloydcole N° messaggi: 18423 - Iscritto da: 11/6/2007
io conosco diversi che si sono occupati del collocamento di questo titolo spazzatura.
Attualmente stanno tutti in posizioni apicali del nostro sistema bancario: Casse di Risparmio...
Banche Popolari...
Ecc...
3 di 13 - 28/12/2010 12:30
lloydcole N° messaggi: 18423 - Iscritto da: 11/6/2007
Art. 1 della Costituzione Italiana:

L'Italia è una Repubblica fondata sulla truffa legalizzata.

"Venghino Siori, venghino...
Aprofitatte!"

4 di 13 - 28/12/2010 13:05
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006


iO SO CHE C'è STATA UNA SEZIONE DI tribunale importante IL 2 DICEMBRE 2010 ....MA NON TROVO NULLA !
5 di 13 - 28/12/2010 14:38
lloydcole N° messaggi: 18423 - Iscritto da: 11/6/2007
cerca piuttosto l'oro in Italia, non la verità: rassegnati pure, tanto...
6 di 13 - 28/12/2010 17:50
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006


La verità è già stata trovata...forse ti riferivi alla giustizia .....


BARCOLLO , MA NON MOLLO !


Grazie lo stesso
7 di 13 - 28/12/2010 17:52
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006


Mi arrangio ....

CRAC OPENGATE: VARESE, INIZIA PROCESSO DOPO SETTE ANNI
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Chiudi 18:56 30 OTT 2010

(AGI) - Varese, 30 ott. - A sette anni di distanza dai fatti inizia il processo per il crac della Opengate, societa' della new economy di Malnateb in provincia di Varese fallita per diversi milioni di euro con i risparmi di 42mila azionisti. Giovedi' prossimo si dovra' procedere a un passaggio fondamentale: decidere se unificare i vari fascicoli nati da centinaia di denunce. Se fosse accolta tale richiesta il Tribunale di Varese si troverebbe ad affrontare un processo dalle proporzioni inusuali con coinvolte circa 700 parti civili. Prima di arrivare alla fase processuale l'inchiesta ha conosciuto tappe tormentate: nel febbraio 2006 un migliaio di azionisti rimasti senza i loro soldi, attraverso il Sindacato Italiano per la Tutela dell'Investimento ed il Risparmio, presento' un esposto alla Procura di Milano che trasmise poi il fascicolo a quella varesina. Qui se ne occuparono due magistrati inquirenti che seguirono le indagini sulle due principali societa' del Gruppo Opengate: il sostituto procuratore Luca Petrucci si occupo' della holding Opengate Group mentre il collega Tiziano Masini della controllata Opengate Spa. L'ipotesi d'accusa dalla quale devono difendersi gli imputati e' di bancarotta fraudolenta. (AGI) Cli/Car

8 di 13 - 04/1/2012 07:21
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006
Quotando: duca minimoMi arrangio ....

CRAC OPENGATE: VARESE, INIZIA PROCESSO DOPO SETTE ANNI
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Chiudi 18:56 30 OTT 2010

(AGI) - Varese, 30 ott. - A sette anni di distanza dai fatti inizia il processo per il crac della Opengate, societa' della new economy di Malnateb in provincia di Varese fallita per diversi milioni di euro con i risparmi di 42mila azionisti. Giovedi' prossimo si dovra' procedere a un passaggio fondamentale: decidere se unificare i vari fascicoli nati da centinaia di denunce. Se fosse accolta tale richiesta il Tribunale di Varese si troverebbe ad affrontare un processo dalle proporzioni inusuali con coinvolte circa 700 parti civili. Prima di arrivare alla fase processuale l'inchiesta ha conosciuto tappe tormentate: nel febbraio 2006 un migliaio di azionisti rimasti senza i loro soldi, attraverso il Sindacato Italiano per la Tutela dell'Investimento ed il Risparmio, presento' un esposto alla Procura di Milano che trasmise poi il fascicolo a quella varesina. Qui se ne occuparono due magistrati inquirenti che seguirono le indagini sulle due principali societa' del Gruppo Opengate: il sostituto procuratore Luca Petrucci si occupo' della holding Opengate Group mentre il collega Tiziano Masini della controllata Opengate Spa. L'ipotesi d'accusa dalla quale devono difendersi gli imputati e' di bancarotta fraudolenta. (AGI) Cli/Car

9 di 13 - 04/1/2012 07:25
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006

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10 di 13 - 04/1/2012 07:27
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006
In questo Mercato non c' è niente di Nuovo
Da 22 mesi nessun collocamento e non ne sono previsti. Solo due società in positivo. Chi è già quotato si lamenta: ormai serve a poco

Pietro Pozzobon, 59 anni, fabbricava gli aerei delle Frecce tricolori. Si è stancato, ha fondato Opengate: distribuzione di prodotti informatici. Era il 17 giugno ' 99 quando l' ha quotata: prima azienda del Nuovo Mercato. «Ho iniziato comperando e rivendendo un computer, mai avrei pensato di arrivare alla Borsa», dice. Collocata a 34 euro, con richiesta di 12,2 volte l' offerta, è schizzata a 250 euro , oggi è intorno ai 3,4: l' equivalente di circa 10 euro , calcolando uno split (raggruppamento di azioni) di tre a uno. Alessandro Cattani, 40 anni, era consulente d' azienda. Si è stancato, ha lanciato Esprinet: distribuzione di prodotti informatici. Era il 25 luglio 2001 quando l' ha quotata: «Una giornata caldissima». Collocata a 14 euro, con richiesta che non copriva l' offerta, oggi è intorno ai 12,6 euro. E' stata l' ultima azienda ad arrivare sul Nuovo Mercato: 22 mesi fa. E' da quasi due anni che non approda più una società sul mercato di Borsa Italiana per aziende «ad alta crescita», quello di Internet, high tech e biotecnologie. Che ha reso famosi Renato Soru di Tiscali ma anche Virgilio Degiovanni di Freedomland. Tra Pozzobon e Cattani corrono l' illusione e il disincanto di una stagione dal bilancio in perdita: 45 collocamenti, concentrati nel 2000 (33); una capitalizzazione dimezzata (7,8 miliardi di euro al 6 maggio scorso, contro i 14,8 del dicembre 2001); e un indice in picchiata (sfiorava i 20 mila punti l' equivalente dell' attuale Numtel nel marzo 2000, oggi è intorno ai 1.240). Due aziende del Nuovo Mercato su tre (il 66%) capitalizzano ormai meno di 100 milioni di euro e solo due su 44, più Finmatica, hanno guadagnato dal collocamento: Dataservice (+7,6%) e Prima Industrie (+1,7%). Chi avesse investito mille euro in Chl al debutto se ne trova in tasca 55, chi in e-Planet 45, chi in Euphon 89, chi in Cto 83. Fondato con grandi proclami e speranze nel novembre del ' 99, questo listino appare ormai congelato e isolato. E' l' unico rimasto in Europa. Il Neuer Markt tedesco ha chiuso, i Nuovi Mercati francese, olandese e belga sono confluiti nel listino Euronext che raggruppa le Borse di Parigi, Amsterdam e Bruxelles. Il progetto dell' EuroNM è morto e Maria Pierdicchi, la responsabile del Nuovo Mercato italiano, che ha passato anni a studiarlo, si è dimessa nel novembre scorso. «Sul Nuovo Mercato non va più nessuno perché il settore non attira gli investitori», commenta Giovanni Poggio di PricewaterhouseCoopers. Nella relazione di bilancio del 29 aprile della Borsa Italiana, però, «il Nuovo Mercato riafferma la sua validità». E la spa guidata da Massimo Capuano ha reagito alla crisi rilanciando. Dal 18 marzo ci sono regole più rigide per l' accesso a questo listino: flottante dal 20% al 30%, patrimonio netto da 1,5 a 3 milioni di euro, l' obbligo per le società con meno di tre anni di avere nel proprio capitale al 10% investitori istituzionali. E' stata addirittura costituita una nuova divisione, New Markets and Ipo Origination, «per garantire lo sviluppo del Nuovo Mercato e altri». Non solo il Nuovo Mercato italiano non chiuderà, insomma, ma avrà dei fratelli: «Trasformeremo entro l' anno il Mercato ristretto in listino per le piccole medie imprese efficienti», annuncia Luca Lombardo, responsabile della divisione. Che difende il Nuovo Mercato, attribuendo le forti perdite «alla sopravvalutazione iniziale delle società». «Molti titoli - dice - stanno segnando il +20-25% da inizio anno. Il 57% delle società ha fatturato in crescita, il 69% ha margine operativo lordo positivo, il 51% ha una posizione finanziaria netta positiva» (ma in nota si legge che «non sono stati considerati i casi di Cardnet, Cto, Digital Br, Opengate, Cairo, Freedomland, Tc Sistema, Cdb Web Tech, Bb Biotech e Versicor»). «Il problema non è il Nuovo Mercato - sottolinea Raffaele Jerusalmi, responsabile dell' Area mercati della Borsa - ma la diffidenza generale italiana verso le quotazioni, com' è emerso dalla relazione di Spaventa -. Occorrebbe un forte intervento di tutto il sistema finanziario, con incentivi per chi si quota». Ma siccome i collocamenti sul Nuovo Mercato non ci saranno, pare, nemmeno per tutto il 2003 (nessuna società ha fatto domanda), e persino quella sana Etnoteam che cerca di quotarsi da due anni ha rinunciato («Non se ne parla né per quest' anno né per l' anno venturo - dice Roberto Lombardi, presidente. Non è il momento»), le aziende che quotate già sono cominciano a chiedersi se non sia il caso di chiudere il listino. «Il Nuovo Mercato ci è servito da trampolino - ammette Massimo Cristofori di Tiscali -. Ma la Borsa ha permesso di quotarsi ad aziende che erano solo idee d' aziende, così ora sembra a tanti un mercato di furbi e di ingenui. Da un plus è diventato un minus, non ha senso mantenerlo». «Se la Borsa decidesse di chiuderlo e farci migrare sul listino principale saremmo contenti - ammette Cattani di Esprinet, che da due anni distribuisce il dividendo -. Se non altro per questioni di marketing: quando diciamo che siamo sul Nuovo Mercato veniamo giudicati gente che perde soldi». «Ha senso tenere i listini separati? - si chiede Pozzobon di Opengate -. Nessuno crede più al Nuovo Mercato, non solo qui in Italia, ma nel mondo». Dissentono in due: Finmatica e Gandalf. La prima per coerenza: debuttata sul listino principale, si è spostata sul Nuovo Mercato: «Oggi rifaremmo la stessa scelta», dice. La seconda per necessità. Con 18 milioni di euro di perdite nette e l' ultimo aumento di capitale andato a vuoto, è in nuova gestione da marzo. «Non abolirei il Nuovo Mercato - dice Alessandro Laterza, neopresidente -. Però lo vorrei più selettivo». Ma se fosse stato più selettivo, proprio Gandalf non sarebbe stata ammessa «Meglio. Per entrare avrebbe dovuto rifare il piano industriale». Evitando le perdite. Alessandra Puato

Puato Alessandra


Pagina 4
(12 maggio 2003) - Corriere Economia

11 di 13 - 19/1/2012 07:49
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006


Ieri udienza PRELIMINARE ...mi aiutate ad avere notizie ? Grazie
12 di 13 - 05/7/2014 11:28
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006

Prescritto il reato e archiviato . Fine


Crac Opengate, banche sotto inchiesta
Il pm: «Hanno celato per due anni il fallimento, sottratti ai creditori 160 milioni»

VARESE - Il miracolo della new economy all' italiana finisce con la richiesta di processo per 17 soggetti. C' è un' accusa di bancarotta fraudolenta al termine della lunga parabola discendente di Opengate, azienda informatica con sede a Malnate; l' ha formulata il pm Tiziano Masini a carico degli ex amministratori (e fin qui è la prassi) ma anche per una serie di banche (ed è questa la novità) le quali, benché a conoscenza dello stato comatoso dell' azienda, autorizzarono una serie di pagamenti o chiesero la restituzione di capitali in tutta fretta. In questo modo, ecco l' accusa della Procura di Varese, venne sottratta ai creditori una massa di denaro non inferiore ai 160 milioni di euro. La magistratura contesta a una serie di istituti di credito (in particolare a dirigenti ancora in corso di identificazione di Banca Popolare di Milano, Bnl, Banca di Roma, e Banca Agricola Mantovana) di aver avallato passaggi di denaro tra cui la restituzione alle banche stesse di 98 milioni di euro anche se «le dirigenze erano al corrente dello stato di insolvenza della società» scrive il pm nel capo di imputazione e «cagionando un danno patrimoniale di grave entità agli altri creditori». Secondo la procura, in altre parole, il mondo delle banche sarebbe stato in qualche maniera complice del dissesto finanziario di Opengate e dei danni che ne derivarono alla massa dei creditori. Il gruppo informatico sarebbe stato già spacciato nel 2002 ma su di esso venne attuata una sorta di accanimento terapeutico che prolungò l' agonia per altri due anni (il fallimento venne dichiarato dal tribunale di Varese nel novembre del 2004): di questo tempo supplementare avrebbero approfittato in primo luogo le banche per farsi restituire pesanti crediti vantati nei confronti di Opengate senza attendere la macchinosa procedura del fallimento. Opengate, negli anni ' 90, fu una di quelle aziende che fece gridare al miracolo: partita con il botto, fu la prima in Italia a sbarcare al nuovo mercato di Piazza Affari e alla piccola impresa di Malnate venivano dedicati convegni entusiastici e pamphlet firmati da autorevoli ricercatori universitari. Il miraggio attirò l' attenzione di 42 mila risparmiatori (tanti erano iscritti al libro soci al momento del crac) che videro in pochi mesi i loro quattrini andare in fumo senza possibilità di risarcimento: gli operatori finanziari proponevano infatti l' acquisto di azioni Opengate (che è capitale di rischio, che lega nel bene e nel male l' azionista alle sorti della società) e non di obbligazioni (che, come nel caso Parmalat, sono un prestito, soggetto a essere restituito). L' inchiesta del pm Masini ha preso in esame le sorti di Opengate spa, la società operativa del gruppo; ma la voragine di debiti di quest' ultima trascinò nel baratro anche Opengategroup, che era la quotata in Borsa. Per quanto riguarda gli organismi societari, il processo è stato chiesto per amministratori e sindaci della società i quali «a partire dal bilancio di esercizio del 31 agosto 2002 cagionavano o concorrevano a cagionare il dissesto della società». In questo lasso sarebbero state compiute una serie di spericolate operazioni finanziarie, ad esempio il passaggio di 20 milioni di euro a Opengategroup o ad altre controllate estere; le operazioni venivano mascherate secondo il pm attraverso un sistema neanche troppo raffinato: la distruzione o la falsificazione di una serie di libri contabili. * * * IL CASO LA SOCIETA' Opengate, società informatica di Malnate, era quotata al Nuovo Mercato di Piazza Affari. Negli anni ' 90 fu considerata un «miracolo» e attirò ben 42 mila risparmiatori IL DISSESTO Gli operatori finanziari proponevano l' acquisto di azioni Opengate e in pochi mesi i risparmiatori videro i loro quattrini andare in fumo L' INCHIESTA Dopo il crac la procura ha aperto un' inchiesta. Gli inquirenti avrebbero accertato che durante la lunga agonia di Opengate vennero sottratti ai creditori oltre 160 milioni di euro. BANCAROTTA Sotto accusa per bancarotta fraudolenta sono finiti gli ex amministratori della società e una serie di banche. GLI INDAGATI Il pm accusa in particolare gli istituti di credito di avere autorizzato una serie di pagamenti e di avere chiesto la restituzione di capitali in tutta fretta pur essendo a conoscenza dello stato «comatoso» dell' azienda (Nella foto la sede di Malnate)

Del Frate Claudio
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