Euro - Dollaro (EURUSD)

- 09/3/2015 12:04
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Grafico Intraday: Euro vs United States DollarGrafico Storico: Euro vs United States Dollar
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CHE IL QE ABBIA INIZIO!



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261 di 273 - 03/3/2016 16:49
micio79 N° messaggi: 3925 - Iscritto da: 05/10/2014
Quotando: micio79 - Post #260 - 26/Feb/2016 14:32
Quotando: micio79 - Post #259 - 26/Feb/2016 09:06.15yd4



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262 di 273 - 15/10/2016 18:36
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Euro-dollaro: un timido rimbalzo da ipervenduto

Nella giornata di giovedì il cambio euro/dollaro ha compiuto un veloce recupero ed è rimbalzato verso 1,1060. Nonostante questo rimbalzo la situazione tecnica di breve termine rimane precaria, con i vari indicatori direzionali (Macd e Parabolic Sar) che rimangono in posizione short. Il forte ipervenduto registrato dagli oscillatori più reattivi può impedire un’ulteriore flessione e favorire una fase laterale di consolidamento. Da un punto di vista grafico, tuttavia, una nuova dimostrazione di forza arriverà soltanto con il ritorno sopra 1,12. Prima di poter tentare un recupero di una certa consistenza sarà comunque necessaria un’adeguata fase laterale di riaccumulazione. Negativa invece una discesa sotto 1,0985 in quanto può innescare una rapida flessione verso 1,0950 prima e in area 1,0925-1,0920 in un secondo momento.

(MILANO FINANZA)



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263 di 273 - 17/12/2016 15:00
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Euro-dollaro: accelerazione ribassista fino a 1,0365

Nella giornata di giovedì il cambio euro/dollaro ha subito una brusca flessione, innescata dal cedimento del sostegno posto a quota 1,05, e si è portato a ridosso di quota 1,0365. La struttura tecnica rimane pertanto precaria: solo il forte ipervenduto di breve termine può impedire un ulteriore cedimento che avrà un primo target in area 1,0340-1,3035 e un secondo obiettivo a 1,0305-1,03. Un rimbalzo dovrà invece affrontare un primo ostacolo a 1,0665-1,0670 e una seconda barriera in area 1,0720-1,0730. Da un punto di vista grafico, tuttavia, una nuova dimostrazione di forza arriverà soltanto con il breakout della barriera posta a 1,08. Prima di poter iniziare una risalita di una certa consistenza sarà comunque necessaria un’adeguata fase laterale di riaccumulazione.

(MILANO FINANZA)


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264 di 273 - 06/1/2017 09:32
micio79 N° messaggi: 3925 - Iscritto da: 05/10/2014
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265 di 273 - 19/3/2017 10:44
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Euro-dollaro: il cambio prosegue nella sua risalita

di Gianluca Defendi


Nella giornata di giovedì il cambio euro/dollaro è sceso verso 1,0705 prima di iniziare una veloce risalita intraday che ha spinto le quotazioni fino a 1,0770. La struttura tecnica di breve termine rimane pertanto costruttiva, con diversi indicatori che registrano un rafforzamento della pressione rialzista. Dopo una breve pausa di consolidamento è possibile pertanto un ulteriore allungo, con un primo target in area 1,0795-1,08 e un secondo obiettivo a quota 1,0820-1,0825.

Pericoloso invece il ritorno sotto 1,06 anche se un segnale negativo arriverà solo con il cedimento di 1,0570. Sotto quest’ultimo livello è possibile infatti una rapida flessione verso il sostegno situato in area 1,05-1,0495.



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266 di 273 - 07/9/2017 15:07
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
L'euro non ascolta Draghi e sfonda quota 1,20 dollari

Il presidente della Bce mette a tacere le critiche tedesche: pronti ad aumentare il Qe se necessario. Parole che puntano a bloccare il rialzo dell'euro, che però sale ancora. A ottobre la decisione sul tapering

La Germania abbaia al vento. altro che fine del Qe. Il presidente della Bce, Mario Draghi, all'inizio della conferenza stampa seguita alla riunione del Consiglio direttivo, ha subito di essere pronto detto a incrementare il Qe in termini di quantità e di durata in caso di necessità. Una posizione da colomba indispensabile per cercare di bloccare il rafforzamento dell'euro. "La recente volatilità del cambio è fonte di incertezza e va monitorata", ha detto Draghi. Alle ore 14:50, però, l'euro saliva dell'1% a 1,2041.

I tecnici della Bce hanno ritoccato al ribasso le previsioni di inflazione nell'area euro, ora all'1,5% sulla media 2017, all'1,2% sul 2018 e all'1,5% sul 2019. La limatura riflette "prevalentemente gli apprezzamenti dell'euro", ha spiegato Draghi.

La Bce rivede al rialzo le stime di crescita dell'Eurozona per il 2017: il pil crescerà del 2,2% quest'anno, dell'1,8% nel 2018 e dell'1,7% nel 2019. Le precedenti stime, che risalgono a giugno, davano l'1,9% quest'anno.

La Bce "deciderà in autunno" l'orientamento della sua politica monetaria, ha annunciato Draghi, spiegando che bisognerà tenere presente anche il livello del tasso di cambio per prendere le prossime decisioni. "C'e' stato pieno consenso" nel direttivo della Bce, ha precisato Draghi, nel considerare "la recente volatilità dei cambi una fonte di incertezza per le sue implicazioni a medio termine sull'outlook dell'inflazione dell'Eurozona". "Probabilmente il grosso delle decisioni" sul tapering dal Qe "verrà preso a ottobre".

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267 di 273 - 07/9/2017 15:12
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Euro-dollaro: nuovo segnale rialzista solo con il breakout di 1,20

di Gianluca Defendi

Nella giornata di mercoledì il cambio euro/dollaro ha compiuto un veloce recupero e si è portato a ridosso di quota 1,1950. Il trend di breve termine rimane rialzista ma, prima di poter tentare nuovo allungo, è necessaria una fase laterale di consolidamento. Un nuovo allungo dovrà infatti affrontare un duro ostacolo in area 1,1980-1,1985. Da un punto di vista grafico, infatti, soltanto il ritorno sopra 1,20 potrebbe fornire una nuova dimostrazione di forza e aprire ulteriori spazi di crescita. Pericolosa invece una discesa sotto 1,1850 anche se sarà soltanto il cedimento di quota 1,1820 a fornire un segnale ribassista.

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268 di 273 - Modificato il 24/12/2017 10:45
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Cambio euro dollaro: la Catalogna può invertire il trend?

di Lorenzo Baldassarre

Il cambio euro dollaro perde quota dopo l’esito delle elezioni catalane, può la vittoria degli indipendentisti far invertire il trend? Possibilità di posizionarsi short o long a partire dalla tren

Il cambio euro dollaro vira al ribasso e frena il buon momento della moneta unica. Le elezioni in Catalogna hanno visto prevalere gli indipendentisti con il rischio di riportare in auge le tensioni fra Madrid e Barcellona. La possibile instabilità spagnola non gioverebbe al rapporto EUR/USD, che ha toccato nella notte quota 1,1817.
Cambio euro dollaro sotto pressione per la Catalogna

Il cambio euro dollaro perde la spinta rialzista accumulata nei giorni passati, che l’aveva portato a raggiungere anche quota 1,19. In seguito ai risultati delle elezioni in Catalogna il rapporto EUR/USD è stato molto volatile toccando dapprima 1,1817, per poi raggiungere nuovamente 1,1860.

Il giorno successivo alreferendum sull’indipendenza della Catalogna il cambio euro dollaro crollò per l’instabilità politica che si sarebbe venuta a creare di lì a poco nel Paese Iberico, rallentata però dalla dura risposta di Madrid, che sospese il parlamento catalano e indisse nuove elezioni. Le previsioni sul cambio euro dollaro potrebbero ora essere al ribasso se i vincitori delle elezioni dovessero riprendere in mano le trattative con Madrid sull’indipendenza, dato che il governo centrale guidato da Rajoy non ha alcuna intenzione di sedersi a un tavolo.

Sulla sponda americana rileviamo che la riforma fiscale voluta da Trump e approvata dal Congresso non ha sortito alcun effetto sul cambio EUR/USD, probabilmente a causa delle preoccupazioni generate da un taglio delle tasse così profondo, motivo per cui i democratici hanno votato compatti contro. Il Pil americano ha deluso le aspettative degli analisti dal momento che si è attestato a +3,2%, il consensus prevedeva infatti la conferma del dato precedente a +3,3%.
Cambio euro dollaro: l’inversione short è possibile?

Il cambio euro dollaro veniva da un buon trend crescente che l’ha portato in tre giorni da 1,1740 a 1,1901, lasciando pensare a una prosecuzione al rialzo.

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Dall’immagine notiamo che la precedente rottura della trendline delle resistenze dinamiche non ha dato al cambio euro dollaro la forza necessaria per raggiungere livelli ancora più alti.

Questo rapporto di valute è rimasto proprio sulla trendline in fase di attesa, per poi rompere quello che era ormai diventato il supporto a quota 1,1869. La scorsa notte poi il cambio EUR/USD ha bucato in modo netto tale supporto portandosi a 1,1817, ma rimanendo attratto dalla trendline, dal momento che questa mattina è tornato proprio su quei livelli.

Per chi crede che l’inversione ribassista del rapporto EUR/USD possa confermarsi potrebbe considerare un ingresso short proprio in area trendline, che oggi è posizionata a 1,1863, inserendo uno stop loss a 1,1905, livello situato poco sopra il massimo del 20 dicembre. La strategia potrebbe prevedere quindi il raggiungimento dapprima di 1,1793 e successivamente di 1,1718.

Per chi invece sostiene che il cambio euro possa proseguire il trend crescente visto negli ultimi giorni potrebbe valutare un ingresso long appena superata la trendline a 1,1870 e fissare come target 1,1940 e 1,2030, inserendo uno stop loss a 1,1815.

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269 di 273 - 24/1/2018 18:47
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Rally dell'euro, Draghi: è effetto collaterale del Qe

In mattinata, alla vigilia del meeting della Banca centrale europea, la moneta unica ha aggiornato il massimo degli ultimi tre anni a 1,2356 dollari. Per il presidente della Bce il quantitative easing non ha innescato movimenti "statisticamente significativi" nel cambio dell'euro e la dinamica delle valute è soltanto un effetto collaterale, non certo l'obiettivo degli acquisti del Qe. Mirabaud AM: la Bce si prepara a un giovedì da colomba

di Francesca Gerosa

L'euro è inarrestabile e questo preoccupa non poco alcuni esponenti della Banca centrale europea. In mattinata, alla vigilia del meeting della Bce, la moneta unica ha aggiornato il massimo degli ultimi tre anni nei confronti del dollaro a 1,2356. Ora scambia a 1,2341. Un deciso apprezzamento dell'euro che non preoccupa il ministro del Tesoro Usa, Steven Mnuchin.

"Quello del dollaro è uno dei mercati più liquidi al mondo. Il livello a cui è nel breve termine non è affatto una preoccupazione", ha detto Mnuchin durante una conferenza stampa al World Economic Forum. Un dollaro debole è positivo per commercio, ha aggiunto, e "la forza del dollaro nel lungo termine è un segnale della forza dell'economia Usa". Ma il deciso apprezzamento dell'euro ha già spinto alcuni esponenti della Bce a esprimere preoccupazione per l'inflazione che potrebbe deviare dal percorso per raggiungere il target di Francoforte poco sotto il 2%.

In questo senso, gli operatori soppeseranno con grande attenzione le parole del presidente della Bce, Mario Draghi, al meeting di domani dal quale non si aspettano sostanziali novità in termini di forward guidance. Intanto, però, Draghi, in una lettera a un deputato del parlamento europeo, ha spiegato che il quantitative easing della Bce non ha innescato movimenti "statisticamente significativi" nel cambio dell'euro e che la dinamica delle valute è soltanto un effetto collaterale, non certo l'obiettivo degli acquisti del Qe.

Il programma degli acquisti App è stato comunque efficace nel favorire la concessione del credito, sostenendo la ripresa economica anche attraverso le migliori condizioni di finanziamento a imprese e famiglie, "ma non ha comportato movimenti dell'euro statisticamente significativi", ha osservato il numero uno dell'Istituto centrale. "Le oscillazioni sul mercato dei cambi restano un effetto collaterale di politica monetaria e non sono né il principale canale della sua trasmissione né il suo obiettivo", ha aggiunto.

Una delle principali conseguenze del rafforzamento dell'euro è l'effetto sulle condizioni monetarie dell'Eurozona, divenute meno accomodanti. Con un apprezzamento dell'euro del 2% da inizio anno e rendimenti obbligazionari più elevati, anche nei mercati dei bond sovrani, le condizioni monetarie sono più restrittive. Gero Jung, Chief Economist di Mirabaud AM, non si aspetta nuove decisioni di politica monetaria da parte della Bce in occasione della riunione di domani.

"A dicembre l'inflazione core dell'Eurozona si è attestata solo allo 0,9% e un tasso di cambio più forte porta a una riduzione dei prezzi delle merci e dei servizi importati, influenzando negativamente l'inflazione", sottolinea l'esperto. Un tasso d'inflazione più basso va contro l'obiettivo della Bce "e questa è la ragione principale per cui è probabile che l'Istituto di Francoforte estenderà il suo programma d'acquisto di titoli oltre settembre 2018", prevede Gero Jung.

Ciò manterrà la politica monetaria molto accomodante, offrirà un supporto per gli asset rischiosi e impedirà un ulteriore apprezzamento del tasso di cambio, che danneggia le esportazioni. "Un aumento dei tassi d'interesse quest'anno è fuori discussione, nonostante il miglioramento dell'attività economica. La debolezza dell'economia resta considerevole e la disoccupazione elevata. In sintesi, è probabile che la Bce rimanga prudente e paziente prima di apportare modifiche significative alla sua politica monetaria", conclude Gero Jung.

Anche gli esperti di Ing si aspettano un Draghi più colomba che falco alla luce della forza dell'euro. Per gli esperti "il messaggio più importante da monitorare sarà se Draghi confermerà o meno quanto dichiarato a ottobre, ovvero che non ci sarà una fine improvvisa del Qe". Per evitare di turbare i mercati, gli analisti di Bank of America Merrill Lynch pensano che la Bce modificherà il proprio modo di comunicare in modo "molto graduale" e che Draghi, per il momento, manterrà un atteggiamento abbastanza accomodante, mentre nel meeting di marzo la situazione potrebbe cambiare.
6fllw
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270 di 273 - 27/1/2018 11:12
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Cambio Euro Dollaro: Trump "destabilizza" il Forex, trading EUR/USD smarrito su possibili correzioni.

Il presidente americano Trump si conferma la variabile impazzita del Forex ma il cross EUR/USD è sempre alto

Provare a tracciare le previsioni sull'andamento del cambio Euro/Dollaro nel breve e medio termine è sempre più difficile se di mezzo ci sono le dichiarazioni del presidente americano Trump. Il cross EUR/USD oggi, pur senza la forte affervescenza die giorni scorsi, continua a muoversi su livelli molto alti. Il giorno dopo il board della Banca Centrale Europea che si è tenuto ieri, il cambio tra la divisa europea e quella americana segna un aumento dello 0,46% attestandosi a quota 1,2453. Le dichiarazioni rassicuranti di Mario Draghi, quindi, non hanno sgonfiato SuperEuro anche se la moneta unica ha ritracciato da massimi della vigilia. Dopo aver toccato un massimo dal 2015 salendo oltre la soglia di quota 1,25, l'Euro ha leggermente rallentato la sua marcia. A partire da questa situazione grafica stabilire quello che può avvenire sul fronte Forex nelle prossime sedute non è affatto facile anche perchè, allargando l'orizzonte a tutto il settore valutario, si evince che il dollaro cede anche nei confronti dello yen, -0,21% a JPY 109,18, e anche nei riguardi della Sterlina con il cambio GBP-USD in rialzo dello 0,60%, a 1,4227. Insomma dal mercato valutario ci sono molti segnali e probabilmente non potrebbe essere diversamente se si prendono in considerazione le recenti dichiarazioni che Trump ha rlasciato nel corso del World Economic Forum che si sta tenendo a Davos.

Il presidente americano, lasciando tutti i presenti a bocca aperta, ha affermato che "il dollaro diventerà sempre più forte e che, alla fine, quello che voglio vedere è un dollaro forte". Si può solo immaginare la faccia dei presenti dinanzi ad una affermazione simile visto che appena ad aprile lo stesso Trump aveva invece dichiarato che il dollaro Usa stava diventando troppo forte esprimendo tutta la sua preoccupazione per uno scenario di questo tipo. Ma la confusione aumenta ancora di più se si prendono in considerazione le parole che appena due giorni fa il segretario al Tesoro Usa Steven Mnuchin aveva rilasciata sempre a Davos. L'autorevole membro dell'amministrazione americana aveva detto che la debolezza del Dollaro era un fattore positivo per il commercio mondiale.

A questo punto la domanda è perfettamente lecita: per quello che riguarda il cambio Euro/Dollaro quale è la posizione dell'amministrazione Trump? Ha ragione il presidente oppure ha ragione il segretario? E ancora ha ragione il Trump di oggi o il Trump di aprire? Questi interrogativi sono retorici e servono a mettere nero su bianco quella che la confusione che i divergenti segnali in arrivo dagli Usa hanno creato sul fronte valutario.

Per capire quale direzione potrebbe prendere il cambio Euro/Dollaro l'analisi tecnica è, a questo punto, il primo indicatore. Ieri il cross EUR/USD è salito fino a dollaro è salito fino a quota 1,2535 per poi correggere con le quotazioni che sono scese sotto 1,2380. Gli indicatori sono tutti ancora in posizione long ma, prima di poter tentare una nuova risalita, è probabile che sia necessaria una fase laterale di consolidamento. Attenzioen però alle possibili spinte ribassiste perchè una discesa sotto 1,2380 potrebbe determinare un'ulteriore correzione verso quota 1,2350.
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271 di 273 - 31/1/2018 17:57
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
BofA, oggi coprirsi costa poco grazie al dollaro. E conviene farlo

La corsa verso gli asset rischiosi penalizza il biglietto verde perché gli investitori vanno a caccia di rendimento. La storia insegna che il sentiment ottimista è destinato a offuscarsi appena i mercati si surriscaldano. Vale quindi la pena di coprirsi da possibili correzioni. Tanto più che oggi le coperture costano poco

di Roberta Castellarin

La corsa verso gli asset rischiosi penalizza il dollaro perché gli investitori vanno a caccia di rendimento, abbandonando i porti sicuri come il biglietto verde. Bank of America Merrill Lynch ha analizzato il sentiment risk on nel mercato attraverso il prezzo delle opzioni e ha valutato quanto questo può aver inciso sul trend al ribasso del dollaro. La storia insegna che il sentiment ottimista è destinato a offuscarsi appena i mercati si surriscaldano vale quindi la pena di coprirsi da possibili correzioni. Tanto più che oggi le coperture costano poco.

"Il contesto di crescita globale sincronizzata dell'economia e l'outlook positivo crea un ambiente risk on, dove gli investitori si affrettano a investire sugli asset rischiosi alla ricerca di maggiori rendimenti. Lo dimostra il fatto che ci sono flussi di investimenti su valute rischiose come il dollaro australiano, mentre ci sono vendite sullo yen, un porto sicuro nei mercati valutari. Questo sentiment così marcato ha delle implicazioni sull'andamento dei cambi e può far deviare il trend rispetto ai fondamentali. Questo aiuta a spiegare il continuo trend al ribasso del dollaro", si legge nel report di BofA.

Oggi l'euro sale rispetto al dollaro. La moneta unica europea è scambiata ora a 1,2452 dollari. "Nonostante i robusti fondamentali per il dollaro il sentiment risk on indebolisce la valuta perché avviene un deflusso di capitali in cerca di maggiori rendimenti", dicono gli esperti. Che ricordano come nella possibilità che i mercati vivano una correzione una volta che cambia il sentiment conviene comprare copertura oggi, tanto più che coprirsi costa poco grazie al dollaro debole.

Gli esperti ricordano che l'economia Usa è stata una delle prime a riprendersi dalla crisi finanziaria, gli economisti della banca d'affari si aspettano una crescita del pil americano del 2,4% nel 2018, contro il +2,2% del 2017 e un'inflazione in ripresa al 2,3%. Peraltro queste attese potrebbero essere riviste al rialzo per l’impatto che potrà avere la riforma della tassazione sull’economia. "Il mercato tornerà a guardare i fondamentali quando scemerà il sentiment risk on, quindi è un buon momento per coprirsi", dicono gli esperti.

Tanto più che un rimbalzo del dollaro è probabile secondo gli esperti. Secondo BofA il flusso di rimpatri da parte delle società americane che tenevano liquidità all'estero avrà un impatto sul biglietto verde. "Continuiamo a credere che il mercato stia ignorando la possibilità di un rimbalzo del dollaro nel primo semestre di quest'anno, mentre sovrastima la storia della normalizzazione da parte della Bce. Il rimpatrio dei capitali detenuti all'estero dalle imprese americane come conseguenza della riforma fiscale può valere un flusso di acquisto di dollari per 400 miliardi secondo le nostre stime", si legge nel report.

Inoltre, secondo BofA, le mosse della Fed in termini di politica monetaria sono sottostimate, mentre il mercato sovrastima quelle della Bce. "Il mercato prezza 2 rialzi della Fe nel 2018 e uno nel 2019, noi ce ne aspettiamo tre nel 2018 (con il rischio che diventino 4) e tre nel 2019", dicono gli esperti di BofA. "Crediamo che l'effetto di un repricing delle mosse della Fed possa portare il cambio euro/dollaro sotto 1,15 anche senza considerare i flussi del rimpatrio da parte delle società Usa, soprattutto se il repricing riguarderà il 2019. In breve il cambio euro dollaro ha corso, ma ora ci sarà una considerevole correzione", concludono gli esperti.
6hudv
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272 di 273 - 21/2/2018 15:19
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
Dollaro in recupero ma tornerà a calare. Standard Bank vede l'euro a 1,45 tra due anni

Il biglietto verde ha continuato ad apprezzarsi durante la seduta asiatica, spinto dal rally dei rendimenti dei Treasury che ha aumentato l'appetito per la valuta Usa. Ma alcuni analisti sentenziano: la storia di un dollaro più debole nei prossimi anni è già scritta

di Alberto Chimenti (MF-DowJones)

Il dollaro ha continuato ad apprezzarsi durante la seduta asiatica, con il Wsj Dollar Index che è salito dello 0,1% circa dopo l'incremento dello 0,4% di ieri.

Il rally dei rendimenti dei Treasury ha reso più di appeal il biglietto verde, ma secondo diversi analisti la moneta statunitense dovrebbe tornare a perdere terreno per via dell'accelerazione della crescita al di fuori dei confini degli Usa e dei timori sulla politica fiscale di Washington.

"La storia di un dollaro più debole nei prossimi anni è ampiamente già scritta", hanno dichiarato gli analisti di Standard Bank, i quali si aspettano che il cambio euro-dollaro raggiunga quota 1,45 entro due anni.

Entrando nello specifico dei cambi, l'euro-dollaro tratta poco sopra 1,23 (a 1,2327), il cross dollaro-yen è sopra 107 a 107,744 e il cambio sterlina-dollaro viaggia appena sotto quota 1,40 a 1,3991.

Nel frattempo sul fronte delle criptovalute il bitcoin tratta in calo del 4,64%, ma resiste sopra il supporto a quota 11.000 dollari (a 11.020 dollari). La moneta virtuale ha recuperato l'86% del suo valore rispetto ai minimi fatti registrare questo mese.
6pldw
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273 di 273 - 27/2/2018 14:58
GIOLA N° messaggi: 29777 - Iscritto da: 03/9/2014
La Bce lancia l’allarme sul dollaro debole: rischio di guerra valutaria con gli Usa

di Vito Lops

La Banca centrale europea teme gli effetti di una guerra valutaria dichiarata. dagli Stati Uniti nel nome di un dollaro debole. È quanto emerge dalla lettura dei verbali della riunione del 25 gennaio del comitato esecutivo della Bce, resi noti ieri. Dalle minute emerge una preoccupazione «sulle recenti dichiarazioni in campo internazionale sull’evoluzione dei tassi di cambio e, più in generale, sullo stato generale delle relazioni internazionali». È stata inoltre sottolineata l’importanza di aderire agli accordi sui tassi di cambio che escludono svalutazioni competitive.

Il riferimento alle dichiarazioni rilasciate il 24 gennaio a Davos da Steven Mnuchin è evidente. Al forum svizzero tra i big della finanza il segretario al Tesoro degli Stati Uniti ha detto che «un dollaro debole fa bene agli Stati Uniti da un punto di vista commerciale» aggiungendo che «il dollaro debole è benvenuto». Dichiarazioni che hanno avuto un impatto immediato sui mercati finanziari con l’euro che subito dopo è balzato a 1,25 dollari, spingendosi sui massimi degli ultimi tre anni. Successivamente tanto Mnuchin quando il presidente Donald Trump hanno corretto il tiro (Trump si è detto a favore di un dollaro forte) ma gli investitori non ci hanno creduto. Tanto che da allora l’euro si è mantenuto comunque su posizioni molto forti sopra quota 1,23, confermando una rivalutazione del 17% sul dollaro negli ultimi 12 mesi. Lo scatto dell’euro si è già fatto sentire sull’economia. A febbraio il Pmi composito della Germania è sceso più del previsto.

Non solo la Bce ma in tanti sono convinti che in questo momento sia in atto una sorta di guerra valutaria mascherata con gli Stati Uniti, desiderosi di viaggiare con un dollaro più debole per rafforzare l’andamento economico in una fase molto delicata in cui la Federal Reserve è chiamata a normalizzare i tassi (a marzo dovrebbe arrivare la sesta stretta consecutiva da fine 2015 portando il costo del denaro in un range compreso tra l’1,5% e l’1,75%) senza evitare scossoni. Politica al momento opposta rispetto a quella della Bce che invece intende mantenere una direzione espansiva.

Questa “forward guidance” è stata confermata anche dalle minute di fine gennaio da cui si apprende che l’istituto di Francoforte guidato da Mario Draghi ritiene che «cambiamenti nella comunicazione» in materia di politica monetaria sono da considerarsi «generalmente prematuri in questo frangente, poiché gli andamenti dell’inflazione sono rimasti contenuti nonostante il ritmo sostenuto dell’espansione economica». I membri del board della Bce hanno segnalato che benché ci sia «motivo di essere sempre più fiduciosi sulla via dell’inflazione, la pazienza e la perseveranza nei confronti della politica monetaria sono ancora giustificate».

Il tutto è collegato con la guerra valutaria, perché il rafforzamento dell’euro è di per sé deflazionistico e rischia di compromettere la exit strategy della Bce dal Quantitative easing che procede al ritmo di 30 miliardi al mese (a cui aggiungere 15 miliardi di reinvestimenti) e dovrebbe terminare a settembre. Un piano da 2.500 miliardi avviato a marzo 2016 che finora ha dato slancio all’economia e ha tenuto a bada l’euro. Ma le politiche fiscali di Trump stanno complicando le cose. La sensazione è che nell’ultima parte del mandato di Draghi (scade a ottobre 2019) la Bce non avrà vita facile.
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