Petrolio: Brent e Wti superano 50 usd, ma operatori incerti su outlook
26 Maggio 2016 - 2:42PM
MF Dow Jones (Italiano)
Il prezzo del greggio e' salito oggi sopra quota 50 dollari
supportato dal calo delle scorte Usa, anche se diversi analisti
restano cauti e parlano ancora di venti contrari in vista per le
commodity.
Al momento il Brent tratta in rialzo dell'1,13% a 50,31 usd al
barile, mentre il Wti sale dello 0,91% a 50,01 dollari. La rottura
della resistenza di 50 usd e' da sempre considerato un momento
chiave per molti analisti.
"Il prezzo del greggio continua a migliorare dall'inizio
dell'anno e la rottura dei 50 usd e' una tappa importante", ha
affermato Julian Jessop, analista presso Capital Economics. Il
movimento di oggi segue i dati sulle scorte di petrolio negli Stati
Uniti, scese di 4,2 mld di barili la scorsa settimana, stando ai
dati del Dipartimento dell'Energia Usa. Gli analisti interpellati
dal Wall Street Journal si aspettavano invece un calo di soli 2,5
mln di barili.
A supporto dei prezzi anche la debolezza del dollaro, con il
Wall Street Journal Dollar Index, che valuta il biglietto verde
contro un paniere di valute, in calo dello 0,2%. Il petrolio
diventa cosi' piu' attraente per chi lo commercia ma opera in
mercati con valute differenti da quella statunitense.
Il sentiment sul mercato del greggio e' comunque positivo da
diverse settimane, grazie alle interruzioni della produzione, per
motivi diversi, in molte aree geografiche del mondo. Gli incendi in
Canada e gli attacchi di militanti nelle regioni produttive della
Nigeria hanno infatti aiutato a riequilibrare l'eccesso di offerta
del mercato dando cosi' una spinta ai prezzi.
"Crediamo che il mercato tornera' in equilibrio a fine maggio,
con le correzioni dei fondamentali che hanno accelerato grazie al
crollo dell'output", ha detto Jason Gammel, analista petrolifero
presso Jefferies. "Per la prima volta in due anni ci aspettiamo
piu' movimenti rialzisti rispetto ai ribassi nel mercato del
greggio".
Tuttavia alcuni operatori rimangono cauti sulla sostenibilita'
del rally, dato che molte delle interruzioni cesseranno a breve e
le aree coinvolte torneranno a produrre, con molta probabilita',
almeno agli stessi livelli precedenti.
Un altro fattore da tenere in considerazione e' che l'aumento
dei prezzi da' modo ai produttori di shale statunitensi di tornare
sul mercato nel lungo periodo. "Paradossalmente il rafforzamento
della ripresa dei prezzi potrebbe far crollare i prezzi stessi
nella seconda parte dell'anno", ha scritto Jessop. Per Capital
Economics il Brent chiudera' l'anno a 45 dollari al barile.
Rimane elevato anche l'output dei Paesi membri dell'Opec, i cui
funzionari si riuniranno il prossimo 2 giugno. Nell'Organizzazione
la produzione dell'Iran e' l'elemento chiave. Le esportazioni di
Teheran hanno raggiunto i 2 mln di barili al giorno e dovrebbero
arrivare a 2,2 milioni di barili a meta' dell'estate, stando ai
dati forniti dalla National Iranian Oil Company.
"Siamo diretti verso una correzione a breve, perche' i
fondamentali dicono che la fuori c'e' ancora un sacco di petrolio
sulle navi mercantili", ha evidenziato Michael Nielsen, senior
derivatives trader presso Global Risk Management. Per l'esperto il
mercato potrebbe di nuovo crollare di circa 6-10 usd al barile dopo
aver toccato quota 52 dollari. A questo punto gli investitori
potrebbero essere piu' propensi a liquidare le loro posizioni e
trarne profitto.
mac
giuseppe.mangiaracina@mfdowjones.it
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May 26, 2016 08:27 ET (12:27 GMT)
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