Il prezzo del greggio e' salito oggi sopra quota 50 dollari supportato dal calo delle scorte Usa, anche se diversi analisti restano cauti e parlano ancora di venti contrari in vista per le commodity.

Al momento il Brent tratta in rialzo dell'1,13% a 50,31 usd al barile, mentre il Wti sale dello 0,91% a 50,01 dollari. La rottura della resistenza di 50 usd e' da sempre considerato un momento chiave per molti analisti.

"Il prezzo del greggio continua a migliorare dall'inizio dell'anno e la rottura dei 50 usd e' una tappa importante", ha affermato Julian Jessop, analista presso Capital Economics. Il movimento di oggi segue i dati sulle scorte di petrolio negli Stati Uniti, scese di 4,2 mld di barili la scorsa settimana, stando ai dati del Dipartimento dell'Energia Usa. Gli analisti interpellati dal Wall Street Journal si aspettavano invece un calo di soli 2,5 mln di barili.

A supporto dei prezzi anche la debolezza del dollaro, con il Wall Street Journal Dollar Index, che valuta il biglietto verde contro un paniere di valute, in calo dello 0,2%. Il petrolio diventa cosi' piu' attraente per chi lo commercia ma opera in mercati con valute differenti da quella statunitense.

Il sentiment sul mercato del greggio e' comunque positivo da diverse settimane, grazie alle interruzioni della produzione, per motivi diversi, in molte aree geografiche del mondo. Gli incendi in Canada e gli attacchi di militanti nelle regioni produttive della Nigeria hanno infatti aiutato a riequilibrare l'eccesso di offerta del mercato dando cosi' una spinta ai prezzi.

"Crediamo che il mercato tornera' in equilibrio a fine maggio, con le correzioni dei fondamentali che hanno accelerato grazie al crollo dell'output", ha detto Jason Gammel, analista petrolifero presso Jefferies. "Per la prima volta in due anni ci aspettiamo piu' movimenti rialzisti rispetto ai ribassi nel mercato del greggio".

Tuttavia alcuni operatori rimangono cauti sulla sostenibilita' del rally, dato che molte delle interruzioni cesseranno a breve e le aree coinvolte torneranno a produrre, con molta probabilita', almeno agli stessi livelli precedenti.

Un altro fattore da tenere in considerazione e' che l'aumento dei prezzi da' modo ai produttori di shale statunitensi di tornare sul mercato nel lungo periodo. "Paradossalmente il rafforzamento della ripresa dei prezzi potrebbe far crollare i prezzi stessi nella seconda parte dell'anno", ha scritto Jessop. Per Capital Economics il Brent chiudera' l'anno a 45 dollari al barile.

Rimane elevato anche l'output dei Paesi membri dell'Opec, i cui funzionari si riuniranno il prossimo 2 giugno. Nell'Organizzazione la produzione dell'Iran e' l'elemento chiave. Le esportazioni di Teheran hanno raggiunto i 2 mln di barili al giorno e dovrebbero arrivare a 2,2 milioni di barili a meta' dell'estate, stando ai dati forniti dalla National Iranian Oil Company.

"Siamo diretti verso una correzione a breve, perche' i fondamentali dicono che la fuori c'e' ancora un sacco di petrolio sulle navi mercantili", ha evidenziato Michael Nielsen, senior derivatives trader presso Global Risk Management. Per l'esperto il mercato potrebbe di nuovo crollare di circa 6-10 usd al barile dopo aver toccato quota 52 dollari. A questo punto gli investitori potrebbero essere piu' propensi a liquidare le loro posizioni e trarne profitto.

mac

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May 26, 2016 08:27 ET (12:27 GMT)

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