"Penso proprio di sì, le società cooperative hanno un senso
quando i soci si conoscono tra di loro, ognuno apporta il proprio
lavoro e si contribuisce insieme a costruire qualcosa. Per delle
banche di una certa dimensione, per di più quotate in Borsa, il
concetto di cooperative è anacronistico a partire dal voto
capitario".
Così, in un'intervista a Repubblica, Claudio Costamagna,
presidente di Salini Impregilo, risponde alla domanda
sull'opportunità del decreto sulle banche popolari approvato
martedì dal Cdm. Secondo Costamagna il blitz di Renzi sulle
popolari è visto all'estero "sicuramente con favore. Si tratta di
un tassello in più che aumenta la sua credibilità nei confronti dei
mercati internazionali e che si va ad aggiungere al jobs act. Fa
parte del processo di modernizzazione del Paese e lui sta andando
decisamente in questa direzione".
Costamagna ricorda che "negli ultimi vent'anni il processo di
aggregazione del sistema bancario italiano è andato di buon passo",
ma "il segmento delle popolari era rimasto indietro, proprio a
causa della farraginosità del sistema cooperativo. Ora si ha
l'opportunità di rimettersi in carreggiata. Ubi e Banco Popolare
sono le due più grandi che possono fungere da poli aggreganti per
le due venete, Veneto Banca e Popolare di Vicenza, e per le due
valtellinesi, Popolare di Sondrio e Creval. La Bpm era storicamente
nel mirino di Unicredit che è debole in Lombardia, ma potrebbe
riprovare l'unione con l'Emilia Romagna e con la Carige". Secondo
Costamagna non c'è il rischio di scalate ostili da parte di fondi
esteri: "il 40% del capitale di Ubi è già in mano ai fondi
istituzionali e la Banca d'Italia deve autorizzare il superamento
delle quote del 5% e del 10%".
rov