Un'aggregazione tra banche, soprattutto se si tratta di
popolari, può essere realizzata sulla base di molte variabili. Ma
senza dubbio le operazioni non potranno prescindere da forti
motivazioni industriali, soprattutto in uno scenario di settore che
vede come obiettivo prioritario il recupero di redditività.
Un'analisi approfondita sui benefici di fusioni e acquisizioni
tra le dieci maggiori popolari, scrive Milano Finanza, è stata
elaborata da Value Partners, che ha indicato le sinergie di ogni
possibile operazione. "Ci sono tre tipologie di logiche che possono
guidare un'aggregazione tra popolari: finanziarie (cioè legate a
multipli e concambi), di governance, o industriali. Il rapporto si
concentra su queste ultime, cioè quelle connesse con le sinergie di
costo e commerciali. In particolare quelle di costo costituiscono
in media il 70% del totale", spiega Gabriele Benedetto, partner di
Value Partners e autore dell'analisi. In valore assoluto le
maggiori sinergie sarebbero per la coppia Ubi-Banco Popolare (593
milioni di euro), ok anche l'integrazione della pop guidata da Pier
Francesco Saviotti con l'Emilia di Alessandro Vandelli (439
milioni) e Bpm (381 milioni). Sarebbero significativi i risparmi
anche delle fusioni Ubi-Sondrio (378 milioni), Banco-Veneto Banca
(369 milioni) e Banco-Vicenza (361 milioni).
Non bisogna però lasciarsi guidare nella valutazione soltanto
dai valori assoluti, che avvantaggiano i gruppi più grandi. Value
Partners ha calcolato anche i risparmi in termini percentuali per
giudicare le eventuali operazioni tra istituti più piccoli. Se si
considerano le sinergie di costo in proporzione rispetto alle spese
totali (amministrative e del personale), emerge che l'aggregazione
più conveniente sarebbe quella tutta valtellinese tra Creval e
Sondrio, come conseguenza soprattutto delle possibili
sovrapposizioni di sportelli e quindi dei margini di miglioramento
dell'efficienza. In questo caso le sinergie di costo arriverebbero
quasi al 15% degli oneri complessivi.
red/afi