Doveva essere il giorno della chance in più per il Made in che da oltre dieci anni resta bloccato in Europa. Ma anche questa volta sulla proposta di regolamento sulla sicurezza di prodotti che prevede l'obbligo di indicare il Paese di provenienza delle merci vendute nell'Eurozona si è eretto un muro contro muro tra i paesi favorevoli, tra cui l'Italia, e quello contrari, capitanati dalla Germania.

Il consiglio di competitività Ue, che si è tenuto ieri a Bruxelles e al quale ha partecipato il viceministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, si legge su MFF, si è concluso senza arrivare ad alcuna decisione sul testo, rinviata a data da destinarsi. "Siamo in una fase di stallo", ha dichiarato a conclusione dell'incontro il viceministro. "Non c'è una maggioranza a favore e neanche una maggioranza tale da far passare il pacchetto senza articolo 7 (quello che riporta l'indicazione obbligatoria di provenienza, ndr). Finché non si trova una soluzione per il Made in la proposta non va avanti. Le carte sono ancora tutte sul tavolo". Quel che è successo in Europa è che i due fronti hanno tentato (e presumibilmente tenteranno ancora) il fuoco incrociato dei veti.

red/cas