Potrebbe essere presa martedì 28 luglio la delibera del cds di Intesa Sanpaolo sulla riforma della governance da applicare ad aprile 2016 per il rinnovo degli organi. Ci si avvia verso l'abbandono del duale, ma la nuova forma di governo - cda tradizionale o monistico - non sarebbe ancora definita.

Lo scrive Il Messaggero spiegando che oggi a Torino si riunisce la Sorveglianza dopo che in mattinata, il cdg avrà come piatto forte il pensionamento di 120 dirigenti, tra i quali tre top manager: Renato Dalla

Riva (capo dell'audit), Ernesto Riva (dirigente preposto ai documenti)

e Matteo Colafrancesco (a.d. uscente di Fideuram e domani eletto

alla presidenza).

Al cds il presidente Giovanni Bazoli porterà il lavoro della Commissione sulla governance, da lui presieduta, che non prenderà alcuna delibera sul modello di governance, nè dovrebbe formulare alcuna proposta. Il cds dovrebbe aggiornarsi almeno di una settimana per approfondire l'istruttoria fatta anche con l'ausilio di alcune audizioni. In realtà la Commissione di otto membri sarebbe divisa al suo interno tra i sostenitori di una revisione del duale, dell'avvento della formula con il Cda (comprendente il collegio sindacale) e il monistico (comitato controllo incorporato), una formula sconosciuta in Italia. In parallelo, però, Bazoli avrebbe iniziato le consultazioni con i principali soci, tutti (o quasi) schierati per il superamento del duale e anch'essi divisi tra il tradizionale e il monistico. Il duale andrebbe dimagrito e rivisto perchè l'organo gestionale risulta troppo subordinato al cds: su nomine e retribuzioni della prima linea manageriale, il ceo Carlo Messina non ha poteri perchè gli stessi sono concentrati nel comitato nomine del cds.

Al centro del confronto tra i soci, la scelta della forma di governo è legata anche all'individuazione dei nuovi vertici. Bazoli ha fatto sapere di fare un passo indietro, mentre è scontata la riconferma di Messina. Riguardo alla presidenza del Cda o del monistico c'è la candidatura di Gian Maria Gros-Pietro, oggi presidente del cdg, mentre in Compagnia, primo socio, c'è chi pensa a Francesco Profumo, ex ministro, numero uno di Iren, che non avrebbe però i titoli per guidare una banca.

pev

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