Agroalimentare: Assitol, non si valorizzi solo olio extravergine
10 Novembre 2015 - 12:21PM
MF Dow Jones (Italiano)
Valorizzare tutti gli oli d'oliva, non soltanto
l'extravergine.
E' quanto propone Assitol, l'Associazione Italiana
dell'Industria Olearia, per rilanciare l'intero comparto. Dopo
un'annata difficile e in vista della campagna olearia 2015-2016,
che garantirà il recupero di parte della produzione, il settore
guarda con favore alle richieste di rinnovamento che giungono dal
mercato e dagli operatori, a partire dalla proposta del
Cno-Consorzio Nazionale Olivicolo di una riformulazione più
stringente dell'acidità dell'extravergine, pari a 0,5 invece che a
0,8.
"Un'idea su cui riflettere - afferma a tal proposito Giovanni
Zucchi, presidente di Assitol - e, che a nostro avviso, si inquadra
nella necessità di coniugare la ricerca della qualità con le
esigenze del mercato".
Ormai da anni, una spinta al consumo a senso unico ha attribuito
all'extravergine un ruolo predominante, emarginando tutti gli altri
oli. "Il vergine praticamente non è più in commercio - osserva
Angelo Cremonini, presidente del Gruppo olio d'oliva
dell'associazione - l'oliva si vende sempre meno e lo stesso extra,
trattato alla stregua di una commodity, vede nel prezzo l'unico
elemento di differenziazione tra una bottiglia e l'altra. Ecco
perché riteniamo fondamentale una rimodulazione delle categorie
merceologiche, che consenta a tutta la 'famiglia' dell'olio d'oliva
di riguadagnare prestigio e redditività".
In particolare, la nuova classificazione proposta da Assitol si
incentra sulla diversità di impiego degli oli. Tra gli
extravergini, due sarebbero i prodotti principali: l'olio da
cucina, di prezzo più basso, e l'olio da condimento, di prezzo
superiore. Per la frittura, si punterebbe sull'olio di oliva. Il
sansa, invece, continuerebbe a fare da apripista per gli altri oli
sui mercati stranieri che non conoscono l'extra. "La rivisitazione
delle categorie - precisa Cremonini - renderebbe necessario
rivedere sia i parametri dell'olio da cucina, che dovranno essere
più ampi, sia quelli dell'olio da condimento, più severi perché di
qualità più elevata". La nostra strategia, aggiunge, "vuole
valorizzare le diverse produzioni, partendo dai prodotti di base
per rafforzare quelli superiori".
La "rivoluzione" deve però passare per un confronto all'interno
della filiera ed è comunque soltanto un piccolo pezzo dell'intero
mosaico in cui si inserirebbero, per esempio, la riduzione
dell'acidità dell'extravergine, coniugata ad una serie di parametri
di qualità, ed il ripensamento del panel test. "La nostra - avverte
Zucchi - è una proposta organica, che vuole creare una forte base
comune su cui costruire insieme un percorso complesso ed
equilibrato, formulato nell'intento di ridare il giusto valore a
tutti i prodotti, dal 100% italiano alle Dop/Igp passando per i
nostri blend e per le produzioni vendute direttamente dai frantoi.
Occorre quindi coinvolgere e riunire l'intero mondo dell'olio
intorno allo stesso tavolo con l'obiettivo di individuare e
condividere le soluzioni giuste per rilanciare il nostro settore,
facendolo uscire dalla parabola di perdita di valore in cui sembra
prigioniero".
com/mur
rosario.murgida@mfdowjones.it
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November 10, 2015 06:06 ET (11:06 GMT)
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