"E' ancora peggiorato nel 2015 il rapporto tra il Pil pro capite italiano e quello medio dell'Unione Europea. Nel 2014 il Pil pro capite italiano era sceso al di sotto di quello medio dell'Unione dell'1,9%. Nel 2015 lo scarto è del 3%".

E' quanto emerge da un'elaborazione condotta dal Centro Studi Promotor su dati Eurostat dal 2001 al 2015.

Nel 2001, anno precedente l'adozione dell'euro, il Pil pro capite italiano (in euro 2010) era di 27.800 euro mentre nel 2015 e' sceso dell'8,27% a 25.500 euro. "La gravità del dato - sottolinea il Csp - è evidente in assoluto anche perché nessun altro paese dell'Unione ha avuto una penalizzazione così forte tra il 2001 e il 2015. La situazione dell'Italia risulta però ancora più preoccupante se si confronta il nostro Pil pro capite con quello medio dell'Unione. Nel 2001 il valore dell'Italia superava quello medio del 18,8%, nel 2015 siamo scesi sotto la media del 3%".

Dallo studio del Centro Studi Promotor oltre alla penalizzazione dell'Italia emergono anche altri aspetti tutt'altro che trascurabili come "notevole miglioramento" del Pil pro capite per i paesi dell'est e i risultati ottenuti da paesi economicamente avanzati come la Germania che ha visto il suo scarto dal reddito medio pro capite dell'Unione passare da +25,6% del 2001 a +29,7% del 2015 o il Regno Unito passato da +15% a +17,5%. Per la Francia vi è stato invece un peggioramento in termini relativi in quanto lo scarto del Pil pro capite di questo paese dalla media UE è passato dal +26,1% del 2001 al +19,6% del 2015, ma va segnalato che la Francia è rimasta comunque tra i paesi con Pil pro capite superiore alla media europea, mentre l'Italia, tra tutti i paesi dell'Unione, è l'unico ad essere passato dal gruppo dei paesi sopra la media al gruppo dei paesi sotto la media.

Al di là del caso clamoroso dell'Italia, emerge anche la penalizzazione subita dagli altri paesi mediterranei della zona euro. In particolare per la Spagna, tra il 2001 e il 2015, lo scarto dal Pil pro capite dell'Unione è passato da -5,6% a -12,2%, per il Portogallo si è scesi da -29,9% a -36,9%, per Cipro da -10,7% a -21,7% e per la Grecia da -22,2% a -35,4%.

Per Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, "le cause del forte peggioramento del Pil pro capite in termini relativi, oltre che in termini assoluti, dell'area meridionale della zona euro sono indubbiamente molte e complesse, ma dai dati emerge con grande chiarezza l'esigenza di rinegoziare i trattati nell'ambito della UE e della zona euro, in quanto non è certo compatibile con lo spirito dell'Unione, che allo sviluppo dei paesi più ricchi e di quelli dell'Est si associ l'impoverimento e il declino di un'area di grande importanza non solo economica e sociale, ma anche strategica come l'area dei paesi dell'Europa mediterranea".

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May 30, 2016 05:27 ET (09:27 GMT)

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