E' stata una giornata di sell-off per l'azionario europeo.

Dopo vari mesi di attesa, questa mattina e' arrivato il verdetto del referendum in Gran Bretagna sulla permanenza nell'Ue. Ieri a fine giornata la vittoria del fronte "Remain" era data quasi per certa, ma durante la notte c'e' stato il sorpasso del fronte "Leave", che porterà dunque all'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea.

La tanto temuta "Brexit", come era stato predetto dalle varie case d'affari, ha fatto crollare i mercati azionari. Il Ftse Mib ha archiviato le contrattazioni in calo del 12,48% a 15.723 punti (equivalente al minimo intraday, con un massimo invece di 17.946), mentre ieri aveva segnato un +3,71% a 17.966 punti.

Tra le altre principali Borse europee, Madrid ha ceduto il 12,35%, Parigi l'8,04%, Francoforte il 6,82% e Londra il 3,15%. Anche Wall Street paga lo scotto del referendum britannico: il Dow Jones per ora cede il 2,53%, mentre l'S&P 500 segna un -2,63%.

Una delle piu' rilevanti conseguenze del risultato del referendum e' stata la decisione di David Cameron di dimettersi dall'incarico di Primo Ministro britannico. Inoltre, anche l'esito delle votazioni in Spagna, previste domenica 26 giugno, potrebbe essere condizionato dalla Brexit. Questo e' quanto affermato da Stefano Caselli, prorettore dell'Università Bocconi, ai microfoni di Class-Cnbc (tv del Gruppo Class E. che assieme a Dow Jones&Co. controlla questa agenzia).

Pochi spunti macro nella seduta, con il mercato che ha ignorato i dati pubblicati in giornata. Il Pil francese nel primo trimestre (dato definitivo) e' salito dello 0,6% t/t e dell'1,3% su base annuale, mentre in Germania l'indice Ifo si e' attestato a 108,7 punti a giugno, in netto rialzo dai 107,7 di maggio (consenso a 107,4).

Passando agli Stati Uniti, gli ordini di beni durevoli nel mese di maggio, secondo la lettura preliminare, sono sono scesi del 2,2% m/m, nettamente sotto le attese del consenso (-0,8% m/m). Infine, l'indice sulla fiducia dei consumatori, elaborato dall'Universita' del Michigan, si e' attestato nel mese di giugno a 93,5 punti (94,1 il consenso).

In Italia e' stato il comparto bancario a subire le vendite piu' consistenti, appesantito anche dall'aumento dello spread Btp/Bund, attestatosi a 160,97 punti base (chiusura di ieri a 130,67 pb): B.P.E.Romagna -24,61%, B.P.Milano -24,28%, Unicredit -23,79%, B.Popolare -23,3%, Intesa Sanpaolo -22,94%, Mediobanca -21,22%, Ubi B. -20,69%, B.Mps -16,43%, Creval -15,67%, B.P.Sondrio -13,66% e B.Carige -8,2%.

Nella fase pomeridiana della seduta e' anche arrivato il comunicato ufficiale di Borsa Italiana sulla mancata ammissione Veneto Banca alla quotazione in Borsa, dato che "non sussistono i presupposti per garantire il regolare funzionamento del mercato". La decisione e' legata al fatto che "un unico soggetto (il Fondo Atlante) sarebbe detentore del 96,56% del capitale sociale della societa' post offerta globale" e solo "un investitore istituzionale verrebbe a detenere lo 0,01% del capitale sociale".

Anche i prezzi del greggio sono stati influenzati dalla Brexit. Il Brent tratta a 48,73 usd/barile (-4,28%) e il Wti a 48,04 usd/barile (-4,13%). Tra le azioni del segmento Oil&Gas, Tenaris ha perso il 5,04%, Eni il 9,19% e Saipem il 10,53%.

Leonardo spa invece e' stato uno dei peggiori titoli tra gli industriali con un -11,94%, anche alla luce dei forti legami commerciali in Gran Bretagna. Gli analisti di Equita Sim hanno affermato che il gruppo ha subito l'effetto traslativo negativo dovuto alla svalutazione della sterlina, ricordando che nel 2015 il business generato nel Regno Unito rappresentava il 14% del fatturato.

Grandi perdite anche per il settore del risparmio gestito: B.Mediolanum -15,05%, Anima H. -14,56%, Azimut H. -13,75%, B.Generali -11,66% e Finecobank -9,74%.

Nel lusso invece, Luxottica -3,33%, B.Cucinelli -6,25%, S.Ferragamo -7,32%, Tod's -7,82%, Moncler -9,09% e Ynap -9,7%.

Sul resto del listino, le azioni peggiori sono state Salini Impregilo (-12,11%), Cattolica Ass. (-10,35%) e L'Espresso (-10,04%). Da segnalare invece Parmalat (+0,52%), Unicredit Rsp. (+2,06%) e Mittel (+2,32%), tra i pochi titoli in grado di chiudere in territorio positivo sull'Mta (non considerando quindi l'Aim Italia, ossia il segmento di Borsa Italiana dedicato alle piccole e medie imprese ad alto potenziale).

gir

giovanni.russo@mfdowjones.it

 

(END) Dow Jones Newswires

June 24, 2016 11:55 ET (15:55 GMT)

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