Il periodo transitorio sta finendo e solo il 13% del capitale di Bankitalia è stato girato a nuovi investitori. Resta il 48,7% da alienare, principalmente in capo a Intesa Sanpaolo e Unicredit, e piccole quote di Generali Ass. e B.Carige (sono i gruppi che superano il 3%).

Lo scrive Repubblica spiegando che i soci storici di palazzo Koch difficilmente riusciranno a smobilizzare in 6 settimane il quadruplo delle quote vendute in tre anni, anche se qualche cessione di piccoli pacchetti a dicembre dovrebbe esserci e qualche trattativa è in corso.

La legge prevede che tutte le quote eccedenti il 3% dall'inizio dell'anno nuovo si vedano congelati i diritti di voto all'assemblea di primavera, e non ricevano più laute cedole, ammontate a complessivi 380 mln nel 2013 e a 340 mln nel 2014 e 2015. Ovviamente, prosegue il giornale, i venditori non avrebbero interesse a rinunciare a quei rendimenti che per le azioni in eccesso da gennaio saranno assegnati alle riserve della vigilanza.

Così negli ultimi mesi hanno svolto un lavoro esplorativo molto intenso (a dover fare sono soprattutto le due maggiori banche nazionali) e incassare miliardi preziosi in questa fase negativa della congiuntura. Tuttavia dietro le quinte si mugugna, perché i compratori che hanno manifestato più interesse -per esempio fondi istituzionali, investitori asiatici, private equity- sono quelli che per legge, e per i placet lasciati alla vigilanza, non hanno il pedigree giusto avendo passaporto straniero, regolamentazioni differenti e finalità potenzialmente speculative.

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(END) Dow Jones Newswires

November 14, 2016 04:06 ET (09:06 GMT)

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