Nonostante rappresenti quasi il 60% dell'intera torta

pubblicitaria, e in termini di ascolti abbia il più importante bacino dei

principali Paesi europei, l'industria televisiva italiana soffre eccome.

Del resto, le spese delle aziende in advertising, dal 2008 a oggi, sono

crollate del 35-40% e questo trend, unito anche al fenomeno dell'evasione

del canone (l'anno scorso il tasso su base nazionale era del 30% con punte

al Sud del 37% e a Milano del 42%), ha fatto sì che nel periodo 2011-2015

la contrazione dei ricavi complessivi del settore sia stata di 1,4

miliardi (-13,5%).

Una flessione, scrive MF, dovuta essenzialmente al calo del mercato

pubblicitario: -1,2 miliardi. È questa la radiografia del settore

televisivo che emerge dall'analisi elaborata da R&S Mediobanca e diffusa

ieri, dalla quale emerge inoltre che le perdite cumulate nel quinquennio

dai cinque principali operatori televisivi (Sky, Mediaset , Rai, La7 e

Discovery), che per l'Agcom rappresentano il 90% dell'intero giro

d'affari, è stata di 860 milioni. Chi ha perso più fatturato, nel periodo

2011-2015, è la La7 (-26,6%) di Urbano Cairo, proprietario anche di Rcs

Mediagroup e del Torino Calcio, seguita dalla Mediaset (-22%) dei

Berlusconi e dalla Rai (-15%). Regge l'urto della crisi, invece, Sky

(-4%). In controtendenza Discovery che, operativa in Italia dal maggio

2011, ha visto salire il giro d'affari da 74 a 195 milioni, anche grazie

alle acquisizioni dei canali di Swicthover e di Nove.

red/lab

 

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February 02, 2017 02:20 ET (07:20 GMT)

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