Il punto sulle principali partite bancarie

INTESA SANPAOLO

Altra seduta in rialzo per Intesa Sanpaolo, che ha chiuso gli scambi con un apprezzamento dello 0,83% a 2,19 euro. Il 'case study' sulle Generali che l'istituto ha allo studio potrebbe portare entro fine febbraio a una proposta concreta di combinazione industriale con la compagnia triestina, benché oggi il Presidente della banca, Gian Maria Gros-Pietro, abbia dichiarato che non è stata fissata alcuna deadline per assumere una decisione in un senso o nell'altro. In vista del possibile affondo sul Leone, comunque, Ca' de Sass si sarebbe assicurata un sostanziale assenso dai principali soci della compagnia. Mediobanca a parte (13,2% circa), gli unici azionisti del gruppo triestino oltre la soglia di rilevanza sono Leonardo Del Vecchio (3,2%) e Francesco Gaetano Caltagirone (3%). L'operazione allo studio sarebbe amichevole e potrebbe sfociare in un'offerta cash (di fatto la banca guidata da Carlo Messina ha fatto sapere qualche giorno fa di non pensare a un deal carta contro carta) intorno a 17 euro/azione. In una conference call di qualche giorno fa, l'a.d. di Mediobanca, Alberto Nagel, aveva detto che Piazzetta Cuccia punta a dismettere entro fine Piano (giugno 2019) 'tra 17 e 18 euro' il tesoretto di circa il 3,2% delle Generali, per poi mantenerne il 10% rimanente. In precedenza, la merchant bank milanese aveva anche dichiarato che le azioni delle Generali sarebbero state vendute sul mercato. Nel frattempo, oggi pomeriggio a Roma è tornato a riunirsi il Cda della compagnia guidata da Philippe Donnet. La riunione si svolge in seduta ordinaria, e secondo una fonte si è trattato di un consiglio di 'ordinaria amministrazione', ma non è escluso che si sia fatto cenno alle modalitá e alle tempistiche con cui potrebbe essere smontato il pacchetto del 3% di Intesa Sanpaolo che le Generali avevano acquistato in fretta e furia qualche settimana in chiave difensiva - attraverso un'operazione di prestito titoli - per neutralizzare una possibile scalata ostile da parte di Ca' de Sass. Nessun ripensamento in vista, comunque, sul tema: l'obiettivo delle Generali su questo fronte sarebbe infatti di costruire contestualmente un pacchetto azionario di Intesa Sanpaolo analogo come dimensioni ma strutturato diversamente, tramite opzioni che renderebbero più conveniente l'operazione. Secondo indiscrezioni di stampa, la compagnia avrebbe anche creato un apposito team - guidato da Donnet - che avrebbe il compito di mettere a punto strategie difensive da possibili manovre ostili dall'Italia o dall'estero.

UNICREDIT

Anche Unicredit prosegue la settimana con il segno più. La seduta a Piazza Affari si è chiusa in rialzo dell'1,02% a 12,92 euro, mentre i diritti dell'aumento hanno guadagnato un ulteriore 2,15% a 11,9 euro. Nei giorni scorsi, alcune figure di vertice dell'istituto hanno reso noto - tramite appositi filing model di internal dealing - di avere aderito all'aumento di capitale attraverso l'esercizio dei diritti. Così hanno fatto - per esempio - il Presidente della banca, Giuseppe Vita (111.930 titoli comprati, per un investimento complessivo di 905.513 euro) e il Vice Presidente Vicario Vincenzo Calandra Bonaura (5.122 azioni acquistate per una spesa di 41.436,98 euro). Acquisti anche per la head of strategy, business development & M&A, Marina Natale (4.641 azioni comprate, 37.545 euro investiti), per il responsabile dell'HR, Paolo Cornetta (1.586 titoli, 14.400,88 euro spesi) e per il consigliere Cesare Bisoni (610 azioni per un investimento di 7.118,7 euro). L'attesa rimane comunque concentrata sui grandi soci dell'istituto, che ancora non hanno sciolto le riserve sull'operazione e che hanno comunque tempo fino al 23 febbraio per aderire. I principali azionisti della banca guidata da Jean Pierre Mustier sono Capital Research and Management Company (6,725%), Aabar (5,042%) e Blackrock (4,825%). Tra chi invece ha giá comunicato ufficialmente la propria decisione, Cariverona (2,2%) si diluirà all'1,8% poichè ha deciso di partecipare all'aumento per il 73% della propria quota, con un investimento complessivo di 211,6 milioni. I torinesi di Fondazione Crt difenderanno invece il loro 2,3% e si preparano pertanto a staccare un assegno di circa 300 milioni. La Fondazione Monte di Bologna e Ravenna sottoscriverà l'aumento per il 60% della propria quota di spettanza e prevede pertanto un investimento di 11 milioni di euro. Analogamente, Carimodena dimezzerá la propria quota partecipando con 85 milioni al rafforzamento patrimoniale dell'istituto. Infine, Fondazione Cassamarca seguirà l'operazione per meno del 50% della propria quota dello 0,22% e si diluirá pertanto allo 0,1%.

BPVI/VENETO BANCA

Proseguono le indiscrezioni sull'entitá dell'aumento di capitale necessario per i due istituti veneti. E non solo. Secondo il Messaggero lo Stato potrebbe infatti essere in maggioranza anche nelle due banche dato che per ricapitalizzarle in vista dell'integrazione, da realizzare con l'ausilio di una bad bank autonoma, il fabbisogno di capitale sarebbe cresciuto a oltre 4 miliardi, se non quasi a 5. Questa sarebbe la forchetta di valori messa nero su bianco della bozza del piano di fusione recapitata alla Bce a valle dei rispettivi consigli dall'a.d.

dell'istituto berico Fabrizio Viola e dall'a.d. della banca di Montebelluna Cristiano Carrus. Atlante, azionista con il 99,33% di Vicenza e il 97,64% di Veneto Banca, non avrebbe la liquiditá per mantenere il controllo. Viola e Carrus avrebbero ricevuto il mandato di avviare il negoziato con Francoforte sul percorso per approdare alle nozze da concludere entro marzo, quando probabilmente la Vigilanza europea dovrebbe restituire il progetto approvato ai due board. In ogni caso, il focus del piano d'impresa sará riportare le due banche alla redditivitá e questo non potrá che passare attraverso una robusta riduzione dei costi, che significa un taglio dei dipendenti e delle filiali. Quello che è chiaro è che senza il successo della transazione con i vecchi soci - l'asticella è fissata ad almeno l'80% dei sì - non ci sará futuro per le due banche. A oggi entrambi gli istituti hanno avuto interessamenti da oltre il 60% delle persone coinvolte. I favorevoli sono nell'intorno del 30%. I termini per l'adesione scadono il 15 marzo, ma possono essere prorogati.

B.CARIGE

E' convocata per il prossimo 28 marzo l'assemblea degli azionisti dell'istituto ligure con all'ordine del giorno ha anche l'autorizzazione all'azione di responsabilitá nei confronti di precedenti amministratori, tra cui l'ex a.d. Piero Montani e l'ex presidente Cesare Castelbarco Albani. L'assise è convocata per deliberare inoltre sul bilancio 2016, sulla nomina di amministratori e del Collegio Sindacale e relativo presidente, sulla determinazione dei compensi dei sindaci e sulle politiche di remunerazione del gruppo. Non e' previsto al momento alcun punto riguardante una possibile ricapitalizzazione, dato che il nuovo piano e' ancora in fase di elaborazione. La presentazione e' prevista comunque entro fine mese (28 febbraio) dunque in tempo per un'eventuale integrazione dell'ordine del giorno. La Bce ha chiesto un nuovo piano che preveda la cessione di un ingente stock di Npl che rende quasi inevitabile un aumento di capitale, che, secondo indiscrezioni, dovrebbe essere coperto con risorse private senza il ricorso alla precautionary recap.

B.MPS

La Commissione Ue avrebbe dato un via libera di massima alla bozza di piano industriale del Monte, imperniato su un'operazione fotocopia a quella di Unicredit: vendita pro soluto (nessuna garanzia di solvenza del debitore) in blocco dei 45 miliardi lordi di npl, in vista della ricapitalizzazione precauzionale da 8,8 miliardi, riservata in maggioranza allo Stato con il burden sharing (condivisione dei costi). Due giorni fa Marco Morelli, secondo quanto risulta al Messaggero,sarebbe stato ricevuto a Bruxelles dai vertici della dg della competitivitá Ue, assieme ad alcuni uomini del Tesoro. E ieri mattina,l'a.d. senese avrebbe tenuto un kick-off meeting con i rappresentanti degli advisor Mediobanca e Lazard con i quali avrebbe concordato le modalitá della cessione delle sofferenze attraverso un'asta. A differenza dello schema Atlante che prevedeva la vendita di 27,7 miliardi lordi di crediti dubbi a un veicolo che avrebbe emesso tranche junior, mezzanine e senior, adesso l'operazione prevede un'asta che rassomiglia a quella fatta da Unicredit per cedere 17,7 miliardi di npl: Mps conferirebbe i crediti difficili a una newco cercando un investitore che acquisisca la maggioranza. Alla procedura gli advisor dovrebbero invitare Apollo, Cerberus, Fortress, Pimco chiamati a fare un'offerta. Per quanto riguarda il resto del piano, viene in sostanza confermata l'impostazione presentata da Morelli in ottobre.

ofb/fch

 

(END) Dow Jones Newswires

February 15, 2017 12:52 ET (17:52 GMT)

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