Il Parlamento europeo ha chiesto alla Vigilanza Bce di considerare prioritaria la supervisione di asset illiquidi (livello 3) e derivati delle banche e di condurre uno stress test quantitativo su questi attivi. Nella relazione annuale 2016 sull'Unione bancaria, votata ieri in via definitiva a larghissima maggioranza (504 voti a favore, 153 contrari), il Parlamento Ue ha evidenziato «i rischi derivanti dalla detenzione di attività di livello 3, inclusi i derivati, e in particolare dalla difficoltà di procedere alla loro valutazione» e ha osservato che «tali rischi andrebbero diminuiti e che ciò richiede una riduzione progressiva delle consistenze di tali attività».

Perciò, scrive MF, Strasburgo ha invitato «il Meccanismo di supervisione unico a fare della questione una delle sue priorità in materia di vigilanza e a organizzare, assieme all'Eba, una prova di stress quantitativa al riguardo». La Bce è un'autorità indipendente, ma dovrà considerare le osservazioni del Parlamento Ue, l'istituzione a cui Francoforte rende conto.

La questione della scarsa vigilanza sui titoli tossici è stata evidenziata in ambito europeo dalle banche italiane e dall'Abi, che ha spesso evidenziato una disparità di trattamento rispetto all'attenzione rivolta dai supervisori ai rischi di credito. Questi ultimi sono stati oggetto di task force e richieste di riduzione, mentre i rischi di titoli illiquidi e derivati (detenuti soprattutto da istituti tedeschi e francesi) non sono stati inclusi nelle priorità di vigilanza di quest'anno. Sono rari persino i riferimenti a questi asset nei discorsi ufficiali dei supervisori, al contrario di quanto avviene per i (liquidissimi) titoli di Stato. Eppure gli asset di livello 3 (tra cui ci sono bond strutturati, derivati basati su parametri non osservabili, leveraged loan) sono presenti in quantità significative nelle banche europee, come evidenziato da MF-Milano Finanza l'11 gennaio. Un'analisi Scope ha mostrato che Deutsche Bank ha titoli di livello 3 per 31,5 miliardi, ovvero il 60% del capitale Cet1. Le maggiori banche francesi (tranne Crédit Agricole) hanno attivi di livello 3 tra il 20 e il 40% del capitale Cet1. Intesa e Unicredit sono sotto il 10% e le spagnole Santander e Bbva hanno valori ancora più bassi. «Per i gruppi italiani l'incidenza delle attività di livello 3 sul capitale è di oltre il 40% inferiore al dato medio dei gruppi di Germania, Francia e Regno Unito», ha osservato una recente analisi dell'Abi.

Nonostante l'opposizione di alcuni Paesi, le osservazioni sui rischi dei titoli illiquidi sono state accolte a Bruxelles. Sul tema è da tempo attento anche il presidente della commissione economica Roberto Gualtieri, che l'anno scorso aveva segnalato il problema dei titoli tossici nel primo rapporto sull'Unione bancaria, di cui era relatore. Resta ora da capire quale sarà l'orientamento della Bce. Nel rapporto votato ieri (relatrice la polacca Hubner) sono contenuti riferimenti anche alla regolamentazione dei titoli di Stato (per cui si raccomanda «un approccio graduale») e sugli npl (Strasburgo suggerisce di istituire apposite bad bank).

Ieri intanto Sharon Donnery, responsabile della task force Bce sugli npl, ha sottolineato che la Vigilanza può stabilire requisiti vincolanti negli Srep se ritiene che una banca non stia riducendo l'ammontare di crediti deteriorati abbastanza velocemente. Quanto invece alla revisione dei modelli interni, la Bce ha precisato che non sono attese strette patrimoniali generalizzate, anche se «l'esame potrebbe tradursi in aumenti o decrementi dei requisiti di capitale delle singole banche».

 

(END) Dow Jones Newswires

February 16, 2017 04:34 ET (09:34 GMT)

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