Il punto sulle principali partite bancarie:

UNICREDIT

Chiuso venerdì scorso il periodo utile per negoziare i diritti dell'aumento di capitale da 13 miliardi di euro che servirà per rafforzare la dotazione patrimoniale di Unicredit, il mercato attende le prime risposte sulle scelte dei principali soci dell'istituto (per l'esercizio dei diritti c'è infatti tempo fino a giovedì 23 febbraio). Nella compagine azionaria della banca guidata da Jean Pierre Mustier i principali soggetti sono Capital Research and Management Company (6,725%), Aabar (5,042%) e Blackrock (4,825%), che ancora non hanno sciolto le riserve. Oggi la Fondazione Crt ha in parte confermato l'impegno già annunciato alla vigilia dell'operazione e ha reso noto di aver sottoscritto nuova carta portando la propria quota nel capitale di Unicredit all'1,7% (dal 2,3% precedente). Al rafforzamento patrimoniale prenderà parte anche Allianz, che all'ultima assemblea ha depositato azioni pari a poco più dell'1% della banca. La compagnia tedesca, secondo quanto ha spiegato l'a.d. della società di investment management, Guenther Thallinger, parteciperà all'aumento, benché non sia chiaro in che misura lo farà.

BPVI/VENETO BANCA

In attesa dei consigli delle due venete convocati per domani e, secondo quanto si apprende, anche il 28 febbraio, proseguono le indiscrezioni sull'entitá dell'aumento di capitale necessario per i due istituti. Non solo. Secondo indiscrezioni di stampa, lo Stato potrebbe trovarsi ad avere la maggioranza nelle due banche, dato che per ricapitalizzarle in vista dell'integrazione, da realizzare con l'ausilio di una bad bank autonoma, il fabbisogno di capitale sarebbe cresciuto a oltre 4 miliardi, se non quasi a 5. Questa sarebbe la forchetta di valori messa nero su bianco della bozza del piano di fusione recapitata alla Bce a valle dei rispettivi consigli dall'a.d. dell'istituto berico Fabrizio Viola e dall'a.d. della banca di Montebelluna Cristiano Carrus. Proprio Viola, in un'intervista, ha ammesso che la probabilitá dell'ingresso dello Stato è elevata e che la misura dell'intervento per ora non è definita e dipenderà dall'interlocuzione con la Bce e da quella tra Mef e Atlante. Il fondo di Quaestio Capital, azionista con il 99,33% di Vicenza e il 97,64% di Veneto Banca, non avrebbe tuttavia la liquiditá necessaria per mantenere il controllo e sarebbe pertanto condannato a una forte diluizione. Viola e Carrus avrebbero ricevuto il mandato di avviare il negoziato con Francoforte sul percorso per approdare alle nozze da concludere entro marzo, quando probabilmente la Vigilanza europea dovrebbe restituire il progetto approvato ai due board. In ogni caso, il focus del piano d'impresa sará riportare le due banche alla redditivitá e questo non potrá che passare attraverso una robusta riduzione dei costi, che significa un taglio dei dipendenti e delle filiali. Quello che è chiaro è che senza il successo della transazione con i vecchi soci - l'asticella è fissata ad almeno l'80% dei sì - non ci sará futuro per le due banche. I termini per l'adesione scadono il 15 marzo, ma possono essere prorogati. Per quanto riguarda Bpvi, oggi è stato collocata una prima tranche dei 3 miliardi di euro di bond che godono delle garanzie del Mef. In particolare, in un'operazione gestita da Banca Imi e da Morgan Stanley, sono state vendute obbligazioni per 1,25 miliardi di euro a fronte di richieste per 2,5 miliardi. A piazza Affari, nel frattempo, Unicredit ha chiuso la seduta in flessione dell'1,16% a 12,75 euro.

INTESA SANPAOLO

Venerdì scorso, a margine di un convegno a Milano, il Presidente delle Generali, Gabriele Galateri, aveva spiegato che la compagnia triestina guarda a tutte le ipotesi di collaborazione industriale che si presenteranno - purché nel rispetto delle regole di governance, di chiarezza e trasparenza del mercato - senza preclusioni di sorta neppure nei confronti di Intesa Sanpaolo. Da diverse settimane, il Leone è oggetto di un 'case study' da parte di Ca' de Sass: benché il presidente della banca, Gian Maria Gros-Pietro, abbia detto che non c'è alcuna deadline prefissata, indiscrezioni giornalistiche riferiscono che entro fine febbraio potrebbe essere recapitata ai vertici del gruppo assicurativo una proposta concreta di combinazione industriale. Il tira e molla a colpi di indiscrezioni prosegue comunque da settimane senza che

sul tavolo dell'a.d. Philippe Donnet venga portata in modo esplicito

un'offerta da parte dell'istituto guidato da Carlo Messina. Indispettita dai rumors, lo scorso 23 gennaio la compagnia aveva accesso un prestito titoli in chiave difensiva sul 3% di Intesa Sanpaolo: secondo quanto

prevede la legge Draghi, la prima società che dichiara al mercato il possesso di almeno il 3% di una concorrente (si tratta della cosiddetta soglia di rilevanza) sterilizza i diritti di voto di quest'ultima in caso di acquisto titoli incrociati. Una barriera che può essere aggirata solo attraverso un'Opa ben più dispendiosa. Venerdì scorso, il Leone ha poi reso noto di aver acquistato il 3,04% di Intesa Sanpaolo, partecipazione che ha provveduto a sterilizzare con opzioni che di fatto neutralizzano possibili rovesci in Borsa. La mossa consente così di smantellare il prestito titoli precedente, giudicato troppo oneroso. Oggi è arrivata la comunicazione che la quota complessiva detenuta nel capitale di Ca' de Sass è del 4,492% (comprensiva però dell'1,085% detenuto ancora in prestito, in attesa di essere smantellato). Una mossa che sembrerebbe disattendere le parole di Galateri di venerdì scorso e che potrebbero avere avuto un peso nella flessione dell'1,41% (a 14,65 euro/azione) accusata nella prima seduta borsistica della settimana. In calo anche Intesa Sanpaolo che ha chiuso gli scambi in rosso dello 0,18% a 2,166 euro.

ofb/glm

 

(END) Dow Jones Newswires

February 20, 2017 12:50 ET (17:50 GMT)

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