IL PUNTO SULLE BANCHE
20 Febbraio 2017 - 07:05PM
MF Dow Jones (Italiano)
Il punto sulle principali partite bancarie:
UNICREDIT
Chiuso venerdì scorso il periodo utile per negoziare i diritti
dell'aumento di capitale da 13 miliardi di euro che servirà per
rafforzare la dotazione patrimoniale di Unicredit, il mercato
attende le prime risposte sulle scelte dei principali soci
dell'istituto (per l'esercizio dei diritti c'è infatti tempo fino a
giovedì 23 febbraio). Nella compagine azionaria della banca guidata
da Jean Pierre Mustier i principali soggetti sono Capital Research
and Management Company (6,725%), Aabar (5,042%) e Blackrock
(4,825%), che ancora non hanno sciolto le riserve. Oggi la
Fondazione Crt ha in parte confermato l'impegno già annunciato alla
vigilia dell'operazione e ha reso noto di aver sottoscritto nuova
carta portando la propria quota nel capitale di Unicredit all'1,7%
(dal 2,3% precedente). Al rafforzamento patrimoniale prenderà parte
anche Allianz, che all'ultima assemblea ha depositato azioni pari a
poco più dell'1% della banca. La compagnia tedesca, secondo quanto
ha spiegato l'a.d. della società di investment management, Guenther
Thallinger, parteciperà all'aumento, benché non sia chiaro in che
misura lo farà.
BPVI/VENETO BANCA
In attesa dei consigli delle due venete convocati per domani e,
secondo quanto si apprende, anche il 28 febbraio, proseguono le
indiscrezioni sull'entitá dell'aumento di capitale necessario per i
due istituti. Non solo. Secondo indiscrezioni di stampa, lo Stato
potrebbe trovarsi ad avere la maggioranza nelle due banche, dato
che per ricapitalizzarle in vista dell'integrazione, da realizzare
con l'ausilio di una bad bank autonoma, il fabbisogno di capitale
sarebbe cresciuto a oltre 4 miliardi, se non quasi a 5. Questa
sarebbe la forchetta di valori messa nero su bianco della bozza del
piano di fusione recapitata alla Bce a valle dei rispettivi
consigli dall'a.d. dell'istituto berico Fabrizio Viola e dall'a.d.
della banca di Montebelluna Cristiano Carrus. Proprio Viola, in
un'intervista, ha ammesso che la probabilitá dell'ingresso dello
Stato è elevata e che la misura dell'intervento per ora non è
definita e dipenderà dall'interlocuzione con la Bce e da quella tra
Mef e Atlante. Il fondo di Quaestio Capital, azionista con il
99,33% di Vicenza e il 97,64% di Veneto Banca, non avrebbe tuttavia
la liquiditá necessaria per mantenere il controllo e sarebbe
pertanto condannato a una forte diluizione. Viola e Carrus
avrebbero ricevuto il mandato di avviare il negoziato con
Francoforte sul percorso per approdare alle nozze da concludere
entro marzo, quando probabilmente la Vigilanza europea dovrebbe
restituire il progetto approvato ai due board. In ogni caso, il
focus del piano d'impresa sará riportare le due banche alla
redditivitá e questo non potrá che passare attraverso una robusta
riduzione dei costi, che significa un taglio dei dipendenti e delle
filiali. Quello che è chiaro è che senza il successo della
transazione con i vecchi soci - l'asticella è fissata ad almeno
l'80% dei sì - non ci sará futuro per le due banche. I termini per
l'adesione scadono il 15 marzo, ma possono essere prorogati. Per
quanto riguarda Bpvi, oggi è stato collocata una prima tranche dei
3 miliardi di euro di bond che godono delle garanzie del Mef. In
particolare, in un'operazione gestita da Banca Imi e da Morgan
Stanley, sono state vendute obbligazioni per 1,25 miliardi di euro
a fronte di richieste per 2,5 miliardi. A piazza Affari, nel
frattempo, Unicredit ha chiuso la seduta in flessione dell'1,16% a
12,75 euro.
INTESA SANPAOLO
Venerdì scorso, a margine di un convegno a Milano, il Presidente
delle Generali, Gabriele Galateri, aveva spiegato che la compagnia
triestina guarda a tutte le ipotesi di collaborazione industriale
che si presenteranno - purché nel rispetto delle regole di
governance, di chiarezza e trasparenza del mercato - senza
preclusioni di sorta neppure nei confronti di Intesa Sanpaolo. Da
diverse settimane, il Leone è oggetto di un 'case study' da parte
di Ca' de Sass: benché il presidente della banca, Gian Maria
Gros-Pietro, abbia detto che non c'è alcuna deadline prefissata,
indiscrezioni giornalistiche riferiscono che entro fine febbraio
potrebbe essere recapitata ai vertici del gruppo assicurativo una
proposta concreta di combinazione industriale. Il tira e molla a
colpi di indiscrezioni prosegue comunque da settimane senza che
sul tavolo dell'a.d. Philippe Donnet venga portata in modo
esplicito
un'offerta da parte dell'istituto guidato da Carlo Messina.
Indispettita dai rumors, lo scorso 23 gennaio la compagnia aveva
accesso un prestito titoli in chiave difensiva sul 3% di Intesa
Sanpaolo: secondo quanto
prevede la legge Draghi, la prima società che dichiara al
mercato il possesso di almeno il 3% di una concorrente (si tratta
della cosiddetta soglia di rilevanza) sterilizza i diritti di voto
di quest'ultima in caso di acquisto titoli incrociati. Una barriera
che può essere aggirata solo attraverso un'Opa ben più dispendiosa.
Venerdì scorso, il Leone ha poi reso noto di aver acquistato il
3,04% di Intesa Sanpaolo, partecipazione che ha provveduto a
sterilizzare con opzioni che di fatto neutralizzano possibili
rovesci in Borsa. La mossa consente così di smantellare il prestito
titoli precedente, giudicato troppo oneroso. Oggi è arrivata la
comunicazione che la quota complessiva detenuta nel capitale di Ca'
de Sass è del 4,492% (comprensiva però dell'1,085% detenuto ancora
in prestito, in attesa di essere smantellato). Una mossa che
sembrerebbe disattendere le parole di Galateri di venerdì scorso e
che potrebbero avere avuto un peso nella flessione dell'1,41% (a
14,65 euro/azione) accusata nella prima seduta borsistica della
settimana. In calo anche Intesa Sanpaolo che ha chiuso gli scambi
in rosso dello 0,18% a 2,166 euro.
ofb/glm
(END) Dow Jones Newswires
February 20, 2017 12:50 ET (17:50 GMT)
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