Prima dell'udienza preliminare del 20 aprile a Milano, c'è un 'altra data importante nella tormentata vicenda del giacimento nigeriano che ha portato al rinvio a giudizio dell'ad Eni , Claudio Descalzi, per presunta corruzione internazionale. Il 27 febbraio prossimo, infatti, i legali del Cane a sei zampe e quelli del partner Shell saranno ascoltati ad Abuja dai magistrati dell'Alta Corte federale per chiedere l'annullamento dell'ordinanza firmata dal giudice federale John Tsoho, che autorizza il governo del Paese africano a revocare in via cautelare la concessione Opl 245, assegnata nel 2011.

Se la piega presa dall'iter giudiziario era attesa, scrive MF, il rischio di un ritiro della licenza da parte delle autorità nigeriane non era mai stato preso davvero in considerazione da Eni , anche se nel frattempo il giacimento (che ha riserve stimate in 9,23 miliardi di barili)non è mai entrato in produzione ed è rimasto fermo alla fase di sviluppo, proprio a causa dei contenziosi. Invece la Federal High Court nigeriana, col provvedimento emesso il 26 gennaio scorso, ha disposto il sequestro conservativo temporaneo dell'Opl 245, affidandone temporaneamente la gestione della licenza al Department of Petroleum Resources, per conto del Governo nigeriano, in attesa della conclusione dell'indagine in corso nel Paese. Appena tre giorni prima, a Roma, Descalzi aveva incontrato il ministro delle Risorse petrolifere nigeriano, Emmanuel Ibe Kachikwu, che è anche presidente di Nnpc (Nigerian national petroleum corporation), proprio per fare il punto sulle attività del gruppo nel Paese.

red/lab

 

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February 21, 2017 02:36 ET (07:36 GMT)

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