Il punto sulle principali partite bancarie:

UNICREDIT

Concluso venerdì scorso il periodo utile per negoziare i diritti dell'aumento di capitale da 13 miliardi di euro che servirà per rafforzare la dotazione patrimoniale di Unicredit, il mercato attende ora le prime risposte sulle scelte dei principali soci dell'istituto (per l'esercizio dei diritti c'è tempo fino a giovedì 23 febbraio). Nella compagine azionaria della banca guidata da Jean Pierre Mustier i principali soggetti istituzionali sono Capital Research and Management Company (6,725%), Aabar (5,042%) e Blackrock (4,825%), che ancora non hanno sciolto le riserve sull'operazione. A proposito di Aabar: il rappresentante in Cda del fondo sovrano di Abu Dhabi, Luca Cordero Di Montezemolo, ieri ha reso noto di avere acquistato sul mercato 15 mila diritti legati all'aumento. Nel dettaglio, il vice Presidente di Unicredit ha comprato 6.000 diritti a 11,53 euro e ulteriori 9.000 a 11,25 euro, per un prezzo medio di 11,362 euro e un investimento complessivo di 170.430 euro. Sempre ieri, la Fondazione Crt ha confermato l'impegno giá annunciato alla vigilia dell'operazione e ha reso noto di aver sottoscritto l'aumento difendendo pertanto la propria quota dell'1,7% detenuta nel capitale di Unicredit. Al rafforzamento patrimoniale prenderá parte anche Allianz, che all'ultima assemblea ha depositato azioni pari a poco più dell'1% della banca. La compagnia tedesca, secondo quanto ha spiegato l'a.d. dell'investment management, Guenther Thallinger, parteciperà all'operazione, benchè non sia al momento chiaro in che misura ciò avverrà.

INTESA SANPAOLO

Venerdì scorso, a margine di un convegno a Milano, il Presidente delle Generali, Gabriele Galateri, aveva spiegato che la compagnia triestina guarda a tutte le ipotesi di collaborazione industriale che si presenteranno - purchè nel rispetto delle regole di governance, di chiarezza e trasparenza del mercato - senza preclusioni di sorta neppure nei confronti di Intesa Sanpaolo. Da diverse settimane, il Leone è oggetto di un 'case study' da parte di Ca' de Sass: benchè il presidente della banca, Gian Maria Gros-Pietro, abbia detto che non c'è alcuna deadline prefissata, indiscrezioni giornalistiche riferiscono che entro fine febbraio potrebbe essere recapitata ai vertici del gruppo assicurativo una proposta concreta di combinazione industriale, per usare una terminologia a cui è ricorsa la stessa banca in un recente comunicato. Il tira e molla a colpi di indiscrezioni prosegue comunque da settimane senza che sul tavolo dell'a.d. Philippe Donnet venga portata in modo esplicito un'offerta da parte dell'istituto guidato da Carlo Messina. Indispettita dai rumors, lo scorso 23 gennaio la compagnia aveva accesso un prestito titoli in chiave difensiva sul 3% di Intesa Sanpaolo: secondo quanto prevede la legge Draghi, la prima società che dichiara al mercato il possesso di almeno il 3% di una concorrente (si tratta della prima soglia di rilevanza) sterilizza i diritti di voto di quest'ultima in caso di acquisto titoli incrociati. Una barriera che può essere aggirata solo attraverso un'Opa su almeno il 60% del capitale, che ai valori borsistici attuali delle Generali corrisponde a poco meno di 13,7 miliardi di euro. Venerdì scorso, il Leone ha poi reso noto di aver acquistato il 3,04% di Intesa Sanpaolo, partecipazione che ha provveduto a 'sterilizzare' con opzioni che di fatto neutralizzano possibili rovesci in Borsa. La mossa consente così di smantellare il prestito titoli precedente, giudicato troppo oneroso. Ieri era inoltre arrivata la comunicazione che la quota complessiva detenuta nel capitale di Ca' de Sass è del 4,492% (comprensiva però dell'1,085% detenuto ancora in prestito, in attesa di essere smantellato).

B.CARIGE

Il Cda di banca Carige ha deciso di proporre alla prossima assemblea di bilancio due distinte azioni di responsabilità nei confronti dei passati vertici dell'istituto. La prima azione verrà intentata contro l'ex Presidente, Giovanni Berneschi, mentre la seconda sarà contro il suo successore alla presidenza, Cesare Castelbarco Albani e all'ex a.d., Piero Montani. L'intento di effettuare un'azione di responsabilità nei confronti dei passati vertici era già emerso dalla lettura dell'OdG dell'assemblea del prossimo 28 marzo, che la prevedeva al terzo punto in discussione ("Autorizzazione all'azione di responsabilità nei confronti di precedenti amministratori"). Le delibere dell'odierno Consiglio hanno stabilito il perimetro dell'azione.

BPVI - VENETO BANCA

Questa mattina la Banca Popolare di Vicenza ha riunito il Cda per una nuova riunione interlocutoria, che dovrebbe essere replicata il prossimo 28 febbraio per la probabile approvazione del bilancio d'esercizio. Proseguono nel frattempo le indiscrezioni sull'entitá dell'aumento di capitale necessario per i due istituti veneti salvati sul filo di lana dal Fondo Atlante. Non solo. Secondo indiscrezioni di stampa, lo Stato potrebbe trovarsi ad avere la maggioranza nelle due banche, dato che per ricapitalizzarle in vista dell'integrazione, da realizzare con l'ausilio di una bad bank autonoma, il fabbisogno di capitale sarebbe cresciuto a oltre 4 miliardi, se non quasi a cinque. Questa sarebbe la forchetta di valori messa nero su bianco della bozza del piano di fusione recapitata alla Bce a valle dei rispettivi consigli dall'a.d. dell'istituto berico Fabrizio Viola e dall'a.d. della banca di Montebelluna Cristiano Carrus. Troppo anche per le tasche di Atlante, i cui soci non hanno alcuna intenzione di rimettere mano al portafoglio e ricapitalizzare il veicolo di Quaestio. Proprio Viola, in un'intervista, ha ammesso che la probabilitá dell'ingresso dello Stato è elevata e che la misura dell'intervento per ora non è definita e dipenderá dall'interlocuzione con la Bce e da quella tra Mef e Atlante. Quest'ultimo, azionista con il 99,33% di Vicenza e il 97,64% di Veneto Banca, come detto non dispone della liquiditá necessaria per mantenere il controllo e sarebbe pertanto condannato a una forte diluizione. Viola e Carrus avrebbero ricevuto il mandato di avviare il negoziato con Francoforte sul percorso per approdare alle nozze da concludere entro marzo, quando probabilmente la Vigilanza europea dovrebbe restituire il progetto approvato ai due board. In ogni caso, il focus del piano d'impresa sará riportare le due banche alla redditivitá e questo non potrá che passare attraverso una robusta riduzione dei costi, che significa un taglio dei dipendenti e delle filiali. Quello che è chiaro è che senza il successo della transazione con i vecchi soci - l'asticella è fissata ad almeno l'80% dei sì - non ci sará futuro per le due banche. I termini per l'adesione scadono il 15 marzo, ma possono essere prorogati. Per quanto riguarda Bpvi, ieri è stato collocata sul mercato una prima tranche dei 3 miliardi di euro di bond che godono delle garanzie del Mef. In particolare, in un'operazione gestita da Banca Imi e da Morgan Stanley, sono state vendute obbligazioni per 1,25 miliardi di euro a fronte di richieste totali per 2,5 miliardi.

ofb/glm

MF-DJ NEWS

2118:51 feb 2017

 

(END) Dow Jones Newswires

February 21, 2017 12:51 ET (17:51 GMT)

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