Il punto sulle principali partite bancarie:

UNICREDIT

Si è chiuso da pochi minuti l'aumento di capitale da 13 miliardi di euro

che Unicredit ha affrontato nelle ultime settimane. La banca guidata da

Jean Pierre Mustier comunicherà in serata gli esiti dell'operazione che -

malgrado le cospicue dimensioni del rafforzamento e le incognite legate

allo smaltimento degli Npl che gravano sull'intero sistema bancario

italiano - potrebbe non essere distante dal tutto esaurito (la copertura

dell'eventuale quota inoptata è comunque interamente garantita da un

consorzio formato da una ventina di banche). L'attenzione resta rivolta ai

grandi soci dell'istituto, per capire se avranno deciso di seguire

l'operazione, oppure se si saranno diluiti. Nulla è al momento trapelato

in merito alle scelte effettuate dai tre principali azionisti del gruppo,

vale a dire Capital Research (6,725%), Blackrock (4,825%) e Aabar

(5,042%). Non hanno sciolto le riserve neppure i soci libici che

complessivamente detengono un 4,22% distribuito tra Central Bank of Lybia

(2,95%) e Lybian Investment Authority (1,27%). Tra quanti hanno seguito

l'operazione figura invece Allianz, che secondo indiscrezioni dovrebbe

aver sottoscritto nuova carta per l'intera quota di spettanza (circa

l'1%). Analogamente hanno fatto Leonardo Del Vecchio, che ha già

sottoscritto la quota di propria competenza (1,7%) e F.Crt, che era scesa

nei mesi scorsi all'1,7% e che ha messo sul piatto circa 220 milioni di

euro per seguire l'aumento pro quota. CariVerona si diluirà invece

parzialmente all'1,8%.

BPVI - VENETO BANCA

Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca hanno convocato i Cda per una

nuova riunione interlocutoria, che dovrebbe essere replicata il prossimo

28 febbraio per la probabile approvazione del bilancio d'esercizio.

Proseguono nel frattempo le indiscrezioni sull'entitá dell'aumento di

capitale necessario per i due istituti veneti salvati sul filo di lana dal

Fondo Atlante. Non solo. Secondo indiscrezioni di stampa, lo Stato

potrebbe trovarsi ad avere la maggioranza nelle due banche, dato che per

ricapitalizzarle in vista dell'integrazione, da realizzare con l'ausilio

di una bad bank autonoma, il fabbisogno di capitale sarebbe cresciuto a

quasi cinque miliardi di euro. Questa la cifra messa nero su bianco della

bozza del piano di fusione recapitata alla Bce a valle dei rispettivi

consigli dall'a.d. dell'istituto berico Fabrizio Viola e dall'a.d. della

banca di Montebelluna, Cristiano Carrus. Troppo anche per le tasche di

Atlante. Viola, in un'intervista, ha ammesso che la probabilitá

dell'ingresso dello Stato è elevata e che la misura dell'intervento per

ora non è definita e dipenderá dall'interlocuzione con la Bce e da quella

tra Mef e Atlante. Quest'ultimo, azionista con il 99,33% di Vicenza e il

97,64% di Veneto Banca, come detto non dispone della liquiditá necessaria

per mantenere il controllo e sarebbe pertanto condannato a una forte

diluizione. Viola e Carrus avrebbero ricevuto il mandato di avviare il

negoziato con Francoforte sul percorso per approdare alle nozze da

concludere entro marzo, quando probabilmente la Vigilanza europea dovrebbe

restituire il progetto approvato ai due board. In ogni caso, il focus del

piano d'impresa sará riportare le due banche alla redditivitá e questo non

potrá che passare attraverso una robusta riduzione dei costi, che

significa un taglio dei dipendenti e delle filiali. Quello che è chiaro è

che senza il successo della transazione con i vecchi soci - l'asticella è

fissata ad almeno l'80% dei sì - non ci sará futuro per le due banche. I

termini per l'adesione scadono il 15 marzo, ma possono essere prorogati.

Al momento le indiscrezioni parlano di adesioni pari al 21% dei soci della

Vicenza e del 40% circa di quelli di Veneto Banca. Cifra molto distanti

dagli auspici del management. Nel frattempo, seguendo quanto fatto pochi

giorni fa da Bpvi, oggi anche Veneto Banca è andata sul mercato per

collocare una tranche dei 3 miliardi di euro di proprie obbligazioni

garantite dal Mef. La nuova carta, riservata a investitori istituzionali,

ha scadenza fissata al 2 febbraio 2020, prevede lo stacco di una cedola

annuale pari allo 0,5%. L'istituto di Montebelluna aveva in mente di

collocare bond per un miliardo, ma la forte richiesta (book chiusi a oltre

3,4 mld) ha portato la banca ha incrementare l'emissione fino a 1,35

miliardi di euro. Il tasso di rendimento conclusivo è superiore di 53

punti base rispetto ai btp

4,5% di analoga durata.

B.MPS

Riduzione del prezzo delle azioni riservate al Mef nella

ricapitalizzazione precauzionale da 8,8 mld, rapporto di conversione

inferiore al 50% del nominale per i bond posseduti da investitori

istituzionali e piú basso del 100% per gli altri bond retail. Sarebbe

questa la strada che potrebbe essere intrapresa per portare a un

accordo tra B.Mps, Tesoro, Dg Comp della Commissione Ue con la sponda di

Bce e Bankitalia sul piano di ristrutturazione, secondo quanto riportava

oggi Il Messaggero. A breve, poi, sarebbe previsto un incontro tra l'a.d.,

Marco Morelli e gli uomini del Tesoro che si mantengono in stretto

contatto con Bruxelles. Il prezzo delle azioni piú basso consentirebbe al

Mef di poterle vendere piú facilmente diluendo maggiormente il peso dei

soci attuali, mentre uno sconto piú alto nella conversione dei bond

eviterebbe che il costo del salvataggio fosse a carico del contribuente.

Il tutto nello spirito del burden sharing sulla condivisione dei costi.

Prezzo piú basso dei titoli significherebbe anche minor rischio di crolli

in borsa alla riammissione delle azioni.

ofb/glm

 

(END) Dow Jones Newswires

February 23, 2017 13:05 ET (18:05 GMT)

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