B.Carige: le ragioni dei contendenti
23 Marzo 2017 - 06:51PM
MF Dow Jones (Italiano)
Tra il 2014 e il 2016 Banca Carige "ha subito una serie di
iniziative aggressive e pregiudizievoli di alcuni soggetti
appartenenti al gruppo che fa capo al fondo americano Apollo i
quali, avvalendosi della negligenza o della condiscendenza di
amministratori della stessa Carige , hanno tratto enormi profitti
con corrispondente impoverimento della banca e provocato ingenti
danni alla società".
È l'atto di accusa con cui Banca Carige ha deciso di citare in
giudizio gli ex amministratori Cesare Castelbarco Albani e
Pierluigi Montani e il fondo di gestione americano. In particolare,
nel documento di circa 70 pagine diffuso dal cda, gli attuali
vertici della banca genovese affermano che "nel solo mese di
dicembre 2015 soggetti riferibili ad Apollo effettuarono ingenti
prelevamenti dai rispettivi conti correnti che comportarono una
differenza a fine dicembre di circa 446 milioni".
Successivamente Apollo contattò la banca per manifestare il
proprio interesse a entrare nell'azionariato e salvarla. L'atto di
accusa di Carige parla anche della "sorprendente"» decisione dei
manager di non prendere in considerazione l'offerta migliore per
l'acquisto di Carige Vita Nuova fatta da Itas da 400 milioni e di
accogliere quella di Apollo da 310 milioni. Agli ex amministratori
e al fondo americano Carige chiede un risarcimento di 1,25
miliardi.
Non si e' fatta attendere la replica degli americani.
Amissima (la nuova denominazione delle compagnie passate di
mano, ndr) ha infatti ribadito "l'assoluta temerarietà delle azioni
avviate da Banca Carige nei confronti di Amissima e di Apollo,
nonché l'intenzione di tutelare la propria reputazione e proteggere
i propri interessi patrimoniali presso le sedi competenti anche
nell'interesse dei propri assicurati".
Il gruppo assicurativo ha sottolineato come le informazioni
aggiuntive messe a disposizione del pubblico da parte della banca
ligure "non abbiano favorito la correttezza informativa" chiesta
dalla Consob ma abbiano invece "ulteriormente aggravato il
carattere fuorviante delle precedenti lacunose comunicazioni della
banca".
In particolare, spiegano i legali di Apollo, Carige "ha omesso
di rendere pubbliche le due lettere che Amissima ha trasmesso lo
scorso 4 gennaio e 24 febbraio rispettivamente al presidente della
Banca Giuseppe Tesauro e al presidente del collegio sindacale,
Stefano Lunardi, nonostante siano essenziali per fornire ai soci un
corretto quadro informativo in relazione alle azioni legali sulle
quali sono chiamati a deliberare".
Infatti dalle lettere si evince che l'accusa, considerata
"gravemente lesiva sotto il profilo reputazionale", rivolta ad
Amissima di avere prelevato liquidità da Banca Carige con finalità
abusive, non sarebbe giustificata. Banca Carige, spiega il gruppo
assicurativo, "era perfettamente a conoscenza che Amissima avrebbe
dovuto investire tale liquidità entro fine 2015" e lo si evince,
tra l'altro, da una lettera inviata alla banca il 28 gennaio 2015 e
dal verbale del Cda della banca stessa del 25 febbraio 2016
(prodotto dalla Banca insieme all'atto di citazione), dove si
precisa che "alcuni deflussi di clienti corporate, come Amissima,
erano stati compresi nelle previsioni di inizio anno".
Infatti, si discuteva di tali investimenti già dalla metà del
2014, in ragione dell'entrata in vigore, a partire dal 1*gennaio
2016, della Direttiva Solvency II, che avrebbe richiesto dei
requisiti patrimoniali che rendevano inconciliabile il mantenimento
di liquidità presso una banca (Banca Carige) il cui basso rating
avrebbe comportato un assorbimento di capitale pari al 100%.
Ma non solo. Amissima Vita, come è facilmente rilevabile dagli
estratti conto in possesso della banca, non ha spostato tale
liquidità presso altri istituti di credito, ma l'ha investita in
azioni, titoli di stato e obbligazioni; tutte operazioni effettuate
tramite il trading desk di Banca Carige.
Nella controffensiva di Apollo nei confronti della famiglia
Malacalza, primo azionista di Carige, c'è anche una parentesi
giudiziaria. A breve il Tribunale di Genova si pronuncerà sulla
richiesta d'urgenza presentata dai fondi Apollo per chiedere
l'inibizione dei diritti di voto sulla quota del 17% di Banca
Carige detenuto da Malacalza Investimenti e, in subordine, la
sterilizzazione delle posizioni superiori al 10,5%. Nella azione
legale, si sostiene che Malacalza Investimenti, che ha il 17% circa
di Carige, abbia ottenuto l'autorizzazione da Bce solo per il primo
10,5%, ma non abbia chiesto il via libera per le ulteriori quote
acquistate successivamente.
fch/glm
(END) Dow Jones Newswires
March 23, 2017 13:36 ET (17:36 GMT)
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