Il Milan in salsa sino-americana è ripartito. Questa mattina l'assemblea dei soci del club rossonero, controllato dalla holding lussemburghese che fa riferimento all'imprenditore cinese Yonghong Li, finanziato per oltre 300 milioni dall'hedge fund made in Usa Elliott (ha in pegno il capitale della società calcistica, della finanziaria controllante e anche dei marchi sportivi), ha approvato la copertura della perdita 2016 (74,9 milioni), il doppio aumento di capitale per un totale di 120 milioni (due tranche da 60 milioni) e l'emissione di due prestiti obbligazionari sul listino di Vienna per un ammontare complessivo di 128 milioni. Bond che saranno sottoscritti dallo stesso fondo Elliott, che è rappresentato in cda da Paolo Scaroni. Contestualmente il nuovo corso societario ha deciso di spostare la data di chiusura dell'esercizio fiscale dal 31 dicembre al 30 giugno (il primo bilancio della gestione Li-Elliott sarà il 2017-2018).

A condurre le danze in assemblea, scrive milanofinanza.it, è stato il nuovo amministratore delegato del Milan, Marco Fassone, che ha ammesso come "con ogni probabilità anche i prossimi due bilanci non saranno straordinari dal punto di visto economico, perché il Milan investirà molto nella campagna di rafforzamento. Abbiamo anche previsto un aumento nel costo degli stipendi. Del resto tutte le società in fase di ripartenza devono fare investimenti. I conti saranno brutti anche nel 2017 e 2018. Torneremo a vedere la luce tra tre anni".

La nuova proprietà però vuole dare nuova linfa sia ai conti sia alle prospettive del club rossonero, gestito per 31 anni dalla Fininvest della famiglia Berlusconi che ha venduto dopo una lunga e complessa trattativa durata quasi un anno. "La volontà dei nuovi azionisti è essere performanti sul campo e sani dal punta di vista societario", ha ribadito l'ad Fassone. "Non è una mission facilissima perché sappiamo che molti club, in particolare nel nostro Paese, per anni hanno avuti bilanci non positivi anche quando vincevano". La speranza, quindi, è quella di "raggiungere questo tipo di salute economica e sportiva tra tre anni".

Per sviluppare il giro d'affari, la società rossonera intende spingere l'acceleratore sulla crescita in Oriente: "Ci aspettiamo molto dal mercato asiatico, in particolare dalla società Milan China", ha aggiunto il manager rossonero, anche "se non sappiamo ancora quanto arrierà dal mercato cinese". I primi test arriveranno dalle prossime amichevoli estive, ma la società ha un forte e storico appeal sul pubblico del Far East. Tutto ciò però non porterà alla quotazione a Hong Hong. Il tema, come già anticipato da MF-Milano Finanza lo scorso 11 maggio, non è stato oggetto di discussione e confronto in assemblea e per ora resta un sogno nel cassetto.

Un'altra opzione per accrescere il fatturato, seguendo in parte l'esempio della Juventus con il J Stadium, sarà quello dell'impianto sportivo di proprietà. Tema delicato non solo per l'investimento potenziale, almeno 3-400 milioni, ma anche per le ripercussioni politiche: basti vedere le difficoltà che sta incontrando la Roma di James Pallotta con lo stadio a Tor di Valle. "Entro quattro anni vogliamo avere il nostro stadio", ha però ribadito Fassone. "Può essere San Siro rinnovato o un nuovo impianto. Contiamo di avere il doppio dei ricavi dello stadio di Torino in una struttura da 55-60mila posti. Ho parlato con l'Uefa ma non del discorso stadio, perché si tratta di ricavi che mi aspetto di avere più avanti", ha concluso l'ad del Milan.

red

 

(END) Dow Jones Newswires

May 18, 2017 11:51 ET (15:51 GMT)

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