La risoluzione entra tra le ipotesi al vaglio della

vigilanza italiana, di quella europea e del ministero dell'Economia, per

risolvere la crisi delle banche venete. Lo scrive Il Sole 24 ore

precisando che l'opzione allo studio non implicherebbe il bail-in e, anzi,

avrebbe un carattere piuttosto innovativo.

Il percorso che si sta immaginando -non è ancora chiaro se alternativo o

complementare a un intervento di sistema- prevede un accostamento sinora

mai tentato perchè non esplicitamente previsto dalle norme europee sulle

crisi bancarie, e in particolare dalla direttiva Brrd. Il progetto, in

estrema sintesi, prevede l'entrata in risoluzione delle due banche venete,

che dovrebbe essere valutata (dopo il primo caso avvenuto per l'operazione

Banco Popular-Santander) dal Single resolution board. Ma di pari passo

verrebbe consentito anche l'intervento dello Stato a scopo preventivo

(early intervention) attraverso un aumento di capitale da 4 miliardi.

L'ingresso nella procedura di risoluzione, prosegue il giornale,

servirebbe per poter attivare il fondo di risoluzione già utilizzato per

il caso delle quattro banche finite in risoluzione prima che entrasse in

vigore la direttiva Brrd sul bail in. Oggi per autorizzare l'utilizzo del

fondo su casi diversi dalle quattro banche va aperta una procedura di

risoluzione che deve essere autorizzata dal Srb sulla base di una serie di

fattori (stabilità finanziaria, costi per il sistema, rischi per

l'intermediario e così via). L'attivazione del fondo di risoluzione

risolverebbe in un sol colpo la questione di reperire i fondi privati per

coprire quell'eccedenza di perdite su crediti deteriorati quantificata

dalla vigilanza europea in 1,25 miliardi.

Il fondo è obbligatorio e il contributo pro-quota delle banche sarebbe

inesorabile. L'intervento privato dovrebbe andare a coprire le perdite

pregresse sui crediti, anche quelle cumulate nel corso dei 6 mesi

trascorsi tra l'autorizzazione di Bruxelles all'intervento pubblico nelle

banche in crisi (a partire da Mps), arrivata il 23 dicembre, e questi

giorni.

La disponibilità di questi fondi renderebbe non necessario il ricorso al

burden sharing, ovvero il coinvolgimento di investitori e risparmiatori

nella procedura. La possibilità di combinare questo step a una successiva

ricapitalizzazione a matrice pubblica va ricercata, però, nelle pieghe

delle norme europee. Un esercizio che in verità è tutt'altro che semplice,

ma è una strada che si sta vagliando.

vs

 

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June 16, 2017 02:56 ET (06:56 GMT)

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