Il punto sulle maggiori partite bancarie:

Carige

Tra i tanti cantieri aperti per il rilancio di Banca Carige ce n'è uno più avanzato e più urgente degli altri: la nomina del nuovo a.d. Un passo necessario dopo che il Board nei giorni scorsi ha approvato la sfiducia a Guido Bastianini, su proposta del primo azionista Vittorio Malacalza. Il dossier sembra procedere spedito: oggi il comitato nomine si riunisce e potrebbe già votare il candidato. L'accelerazione non sorprende visto che la nomina di un nuovo timoniere è vitale per guidare la nave in questo momento delicato. E infatti erano bastati quattro giorni per indicare Gabriele Delmonte come direttore generale ad interim dell'istituto ligure dopo la mozione di sfiducia arrivata venerdì 9 all'ex top manager. Le indiscrezioni stampa sono in linea con quanto dichiarato dal presidente di Carige Giuseppe Tesauro in un'intervista: "il nuovo a.d. arriverá a giorni e comunque entro fine mese", ha detto. Fatto che lascia pensare che il nome del nuovo manager, se tutto filerá liscio, possa arrivare giá sul tavolo del board di mercoledì 21 per la cooptazione. Sebbene non siano emersi nuovi nomi sembra che sul candidato ci sia convergenza. Il toto nomine è proseguito per settimane: sul mercato sono circolati i

nomi di Francesco Iorio, Marina Natale, Roberto Nicastro, Corrado Passera. Alcuni smentiti per vie ufficiali, altri per vie ufficiose. Forse si avranno maggiori delucidazioni in serata. Non va dimenticato che la Bce l'8 giugno ha richiesto di fornire entro il 23 giugno chiarimenti sulla governance della banca, sull'esecuzione del piano di riduzione degli Npl e sul conseguente fabbisogno di capitale. Il Cda fornirá quindi le informazioni richieste entro la data indicata, consapevole che il mancato adempimento comporterebbe eventuali valutazioni da parte della Bce previste dalla normativa di Vigilanza.

B.MPS

Crediti non performanti, aumento ed esuberi. L'attenzione dell'istituto è massima su questi fronti. Venerdì è stata una giornata calda soprattutto per il primo di questi due cantieri: nonostante le divergenze emerse all'interno del consorzio di investitori con capofila Atlante 2, la trattativa tra la banca e il fondo gestito da Quaestio prosegue. L'istituto, è bene ricordarlo, deve cartolarizzare 26 mld di Npl e ha concesso un'esclusiva ad Atlante 2 fino al 28 giugno. Nonostante le frizioni manifestatesi all'interno del pool su prezzo, perimetro delle sofferenze e ruolo e identitá dei servicer, la trattativa tra Atlante 2 e la banca non è in discussione. E' tuttavia braccio di ferro all'interno del consorzio coi fondi Fortress ed Elliott che si sarebbero sfilati. I nodi, che si sono ripresentati periodicamente negli ultimi giorni, sono sostanzialmente tre: il prezzo, il perimetro delle sofferenze e numero e ruolo dei servicer che saranno chiamati a gestire il pacchetto una volta venduto. Naturalmente su alcuni di questi punti c'è maggiore frizione e alcune condizioni poste dai fondi, secondo quanto risulta, stavano strette alla stessa banca. Il Tesoro, intanto, prosegue nel dire che la via che l'Italia sta percorrendo per risolvere la situazione del Monte è in linea con le regole Ue.

VENETO BANCA/BPVI

Bisogna fare presto, ma la strada del salvataggio è stretta. Nonostante le difficoltà politiche e tecniche circa la ristrutturazione dal Mef c'è fiducia che venga trovata una soluzione a breve. Venerdì in conferenza stampa al termine dell'Ecofin il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ha ribadito che si "sta lavorando duramente e proficuamente con le istituzioni europee". La strada individuata è coerente con le regole Ue in materia di salvataggi bancari. Posta questa certezza non c'è invece alcuna idea su quale sará la strada percorsa. Si è parlato piú volte nei mesi scorsi di questa moral suasion del governo per spingere le banche a intervenire nell'aumento privato da 1,25 mld propedeutico alla ricapitalizzazione pubblica. Per abbassare questo importo l'advisor Rotschild starebbe lavorando pancia a terra sulle cessioni (da Bim alle quote restanti di Arca) utili a fare cassa. Sempre secondo indiscrezioni Intesa Sanpaolo sarebbe per ora l'unico istituto al tavolo del salvataggio. Come riportato da MF-Dowjones le banche di piccole e medie dimensioni, seppur quotate (da Creval a B.P.Sondrio) non sarebbero state ancora contattate dal Tesoro per partecipare all'aumento di capitale privato da 1,25 mld propedeutico a un successivo intervento dello Stato attraverso la ricapitalizzazione precauzionale. Per coprire il deficit di capitale delle due banche -6,4 miliardi secondo la Bce- servirebbe un aumento ingente, che Messina, scrive La Stampa, non ha nessuna intenzione di chiedere ai suoi soci. Tra le ipotesi rimane quindi l'idea della risoluzione "morbida": la creazione di una good bank e una bad bank, con Intesa che prende le nuove banche da fondere ripulite dalle sofferenze e delle cause legali. Le tecnicalità sono ancora da delinearsi.

cce

 

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June 19, 2017 06:02 ET (10:02 GMT)

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