L'operazione attraverso cui Intesa Sanpaolo ha rilevato per un euro Bpvi e Veneto Banca - le due banche venete a rischio di risoluzione - è stata "necessaria" poiché "ha evitato un effetto domino".

A dirlo è il presidente di Ca' de Sass, Gian Maria Gros-Pietro, a margine di un evento a Torino. "A questo punto, l'unica alternativa sarebbe stata quella della risoluzione", ha aggiunto il banchiere, ipotesi che avrebbe comportato "l'immediato intervento del Fondo di Risoluzione Interbancario per un ammontare stimato tra 12 e 13 miliardi di euro".

Il sistema di funzionamento di questo "ammortizzatore", ha ricordato Gros-Pietro, prevede "un'immediata messa in carico da parte di tutte le banche e - di conseguenza - una decurtazione automatica del loro patrimonio di vigilanza".

Di qui si sarebbe potuto creare un pericoloso effetto domino, poiché il drenaggio obbligatorio verso il Fondo "avrebbe probabilmente messo in difficoltà un certo numero di istituti che non avrebbero più avuto un patrimonio sufficiente" e avrebbero quindi dovuto ricorrere a loro volta a aumenti di capitale per riportarsi oltre la soglia di attenzione.

In seconda istanza, ha aggiunto il Presidente di Intesa Sanpaolo, c'era un'altra necessità. Si trattava "di mettere in sicurezza i risparmiatori, poiché c'erano oltre 20 miliardi di depositi e più di 10 miliardi di obbligazioni non subordinate in circolazione. A fronte di questi crediti", ha ricordato il banchiere, "gli istituti in questione erano stati dichiarati in dissesto dalla Bce".

ofb

 

(END) Dow Jones Newswires

June 26, 2017 05:04 ET (09:04 GMT)

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