Il punto sulle maggiori partite bancarie

B.Carige

C'è ancora una volta il tema della governance al centro del Board di domani di Banca Carige, l'istituto alle prese con un piano di rafforzamento di 700 milioni di cui fino a 500 in aumento di capitale, che si riunirá domani mattina. All'ordine del giorno c'è la cooptazione di un consigliere; una mossa necessaria per ripristinare i numeri e gli equilibri del Board. La pratica potrebbe sembrare di rilevanza contenuta e invece ha agitato azionisti e consiglieri. La scorsa settimana, infatti, si è acceso lo scontro tra il primo socio (col 17,58% delle quote) Vittorio Malacalza e il secondo azionista Gabriele Volpi (col 6%) il quale lamentava uno squilibrio all'interno del consiglio a favore del primo socio. Dei 14 membri presenti 11 appartengono infatti alla lista Malacalza. Per capire la situazione occorre riavvolgere il nastro e ricordare gli ultimi avvenimenti. Il 9 giugno scorso, il Cda ha votato la sfiducia all'ormai ex ad Guido Bastianini, dietro richiesta di Malacalza. La richiesta del primo socio ha diviso il Board causando la dimissione di tre membri, due scelti proprio da Volpi (Claudio Calabi e Alberto Mocchi). In precedenza erano giá uscite anche Paola Girdinio ed Elisabetta Rubini. Per ristabilire parzialmente il numero dei componenti del board (che dovrebbe essere a 15), il cda ha cooptato, il 21 giugno, Francesca Balzani, Stefano Lunardi e Ilaria Queirolo, oltre a Paolo Fiorentino, oggi nuovo ad. Dei cinque consiglieri che mancavano ne sono quindi rientrati quattro. Volpi aveva chiesto, tramite i suoi legali, che fossero riaccolte in consiglio due persone da lui indicate: un fatto non ancora avvenuto. Gli altri 3 consiglieri presenti (al netto degli 11 della lista Malacalza), è bene ricordarlo, fanno capo ad altre liste: Sara Armella (lista Spinelli), Remo Angelo Checconi (cooperative) e Giulio Gallazzi (Assogestioni). Domani il tema avrá quindi rilevanza in consiglio. Volpi avrebbe indicato una donna. Una nomina che, se passasse, non solo farebbe da paciere tra gli azionisti, ma permetterebbe anche di rispettare gli equilibri in termini di quote rosa. Restando sul tema governance, in una fase successiva, la banca dovrá probabilmente cooptare un altro consigliere. Questo perchè nel Board è ancora presente Guido Bastianini, l'ad sfiduciato. Quando quest'ultimo si dimetterá occorrerá riempire questa casella. A quel punto potrebbe forse entrare un altro uomo di Volpi. C'è però anche chi fa notare che in una banca che conta il 70% del flottante ed è alla vigilia di un'importante ricapitalizzazione gli investitori istitituzionali (ad oggi rappresentati in Cda da un solo uomo) vorrebbero una maggiore rappresentanza. Il Cda di domani parlerá ancora di aumento e di Npl dopo la cessione del portafoglio da 938 mln. Pare ancora presto tuttavia per stabilire la data dell'assemblea che dará il via libera all'aumento.

Bper Banca

Dopo aver concluso la partita Carife, domani il Cda di Bper Banca tornerá a discutere di un'altra possibile acquisizione: quella delle quote detenute dalla ex Banca popolare di Vicenza e dalla ex Veneto Banca in Arca Fondi Sgr. E' quanto ha riferito una fonte a MF-Dowjones aggiungendo che c'è stata una profonda interlocuzione con B.Popolare di Sondrio al fine di rivedere la strategia sull'acquisizione del pacchetto azionario. 'Gli interlocutori infatti sono cambiati, lo scenario è cambiato. Si sta rivedendo il processo di vendita', spiega la fonte rispondendo 'sì' alla domanda se il processo di vendita includa anche una nuova asta. L'istituto era in trattativa come noto, insieme alla Popolare di Sondrio, per rilevare il 40% attualmente detenuto dalla Popolare di Vicenza e da Veneto Banca. I due istituti del Nord Est avevano infatti necessitá di liquidare al piú presto le partecipazioni per irrobustire la dotazione patrimoniale e dare un segnale forte alle autoritá europee.

Poi il disegno di messa in sicurezza delle due realtá venete è cambiato con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che 'disciplina l'avvio e lo svolgimento della liquidazione coatta amministrativa di Banca Popolare di Vicenza e di Veneto Banca nonchè le modalitá e le condizioni delle misure a sostegno di queste ultime in conformitá con la disciplina europea in materia di aiuti di Stato'. Intesa Sanpaolo si fará carico di certe attivitá e passivitá delle due banche a una cifra simbolica di 1 euro e in un comunicato stampa la banca ha specificato che 'il perimetro oggetto di acquisto include, oltre alle attivitá e passivitá selezionate di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, anche il contributo delle partecipazioni in Banca Apulia e Banca Nuova, in Sec Servizi, in Servizi Bancari e, subordinatamente all'ottenimento delle relative autorizzazioni, nelle banche con sede in Moldavia, Croazia e Albania'. Arca, quindi, rimane in vendita. La vicenda della Sgr è infinita. Inizialmente si era ipotizzato una cessione tout court, passando magari attraverso un fondo internazionale di private equity. Alla fine però ha prevalso la soluzione italiana e i due soci di riferimento di Arca si sono fatti avanti per assumere il controllo. Proprio l'accordo tra Sondrio e Modena è stato l'aspetto piú delicato della trattativa. A fine 2015, in un tentativo da parte di Anima sgr di aggiudicarsi la Sgr, operazione che poi non andò in porto, la valutazione dell'asset era tra 700 e 800 milioni di euro. L'a.d. di Bper Alessandro Vandelli ha detto di recente di considerare irrealistico ad oggi questo valore. 'Su Arca stiamo cercando di completare le nostre riflessioni, oggi c'è uno scenario diverso; anche perchè ci troviamo di fronte a un processo di liquidazione coatta e amministrativa (delle due banche venete ndr)', ha detto di recente Vandelli, in un'intervista concessa a Class-Cnbc (tv del gruppo Class E. che assieme a Dowjones & Co controlla questa agenzia). 'Dobbiamo quindi capire come verrá posto in vendita e attraverso quali percorsi il 40% di Arca che fa capo a Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Detto questo ci vogliamo far trovare pronti, è un'opzione da guardare con grande attenzione'.

B. venete/Intesa

L'Antitrust ha deciso di non avviare un'istruttoria sull'acquisizione di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca da parte di Intesa Sanpaolo. L'operazione, spiega il bollettino dell'Antitrust, 'non determina la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante nei mercati interessati, tale da eliminare o ridurre in modo sostanziale e durevole la concorrenza. Vista la comprovata mancanza di interesse all'acquisizione dei rami di impresa in oggetto da parte di altri operatori di mercato non si ritiene che la concentrazione in esame sia idonea a pregiudicare l'assetto concorrenziale dell'offerta in alcuno dei mercati rilevanti'. Intanto proseguono intanto i lavori dell'Aula della Camera dove si è conclusa la discussione generale sul provvedimento. Il governo starebbe ancora cercando la quadra per ampliare la platea dei risparmiatori da rimborsare. Le riflessioni sono in corso e un accordo non sarebbe ancora stato trovato.

Bim

Entra nel vivo la cessione di Banca Intermobiliare (Bim). Mentre cresce il pressing dei commissari liquidatori di Veneto Banca e delle autoritá di Vigilanza bancaria per vendere nel minor tempo possibile quella che è considerata la cassaforte dei risparmi della borghesia piemontese, l'istituto ha avviato il processo formale con l'allestimento della data-room attraverso cui metterá a disposizione dei potenziali acquirenti un vasta quantitá di dati riservati e confidenziali. E' quanto hanno riferito due fonti a MF-Dowjones. Nonostante non sia prevista una scadenza perentoria, l'obiettivo - ha aggiunto una di queste - è arrivare alla vendita entro la fine del 2017. Entro il 31 dicembre l'auspicio è che il processo di cessione sia concluso giá con tutte le autorizzazioni del caso. La posizione di Bim, fino a pochi giorni fa controllata da Quaestio Sgr (in quanto azionista pressochè unico di Veneto Banca) al 71% direttamente e al 9% come pegno Consob, oggi è quanto meno singolare. L'istituto di Montebelluna (insieme alla consorella Bpvi) è stato infatti posto in liquidazione coatta amministrativa e l'asset è stato escluso dal perimetro delle attivitá performanti acquisite da Intesa Sanpaolo. Come ha sottolineato Bim in una comunicazione ufficiale di qualche gorno fa, è errato accostare il nome della banca alla galassia della bad bank in cui sono finiti gli asset non performanti che lo Stato accompagnerá alla liquidazione vera e propria. Per tutti i motivi ricordati occorre essere celeri nel cambio di proprietá. I passaggi sono quelli formali previsti da tutte le operazioni di questa natura: con l'apertura della data-room sono attese le prime manifestazioni di interesse; successivamente si arriverá alla definizione delle offerte non vincolanti, poi di quelle vincolanti. Ufficialmente, come detto, un timing ancora non c'è, ma si parla di pochi mesi. Una deadline abbastanza stringente che potrebbe mettere in difficoltá i venditori sul fronte del prezzo richiesto. L'istituto, che ha chiuso il 2016 con una perdita di 93,3 mln (era di 19,88 mln nel 2015), ha avviato nel 2017 un profondo processo di turnaround. Da inizio anno la prima linea è stata in gran parte rinnovata: sono cambiati 11 manager su 15. Avviato anche il processo di modifica dell'outsourcing informatico e la cessione di Bim Suisse (per quest'ultima è stato prorogato il periodo di esclusiva a Banca Zarattini fino a fine luglio). I numeri del primo trimestre hanno peraltro mostrato una certa verve a livello tendenziale. La perdita di periodo si è ridotta a 2,033 mln e il margine di intermediazione è cresciuto del 2% a 21,975 mln, pur a fronte di una raccolta calata del 2,3% a 9,161 miliardi. Il

rapporto tra esposizioni deteriorate nette e crediti verso clientela è salito leggermente al 36,4%, dal 35,1% di fine anno. Il Cet1 fully a fine marzo è invece salito all'11,65% (11,52% a fine 2016), mentre il Total Capital Ratio è migliorato di 23 punti base attestandosi all'11,54%.

red/cce

 

(END) Dow Jones Newswires

July 10, 2017 12:17 ET (16:17 GMT)

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