Banca Etruria: ex amministratori, Consob sapeva dei subordinati (Rep)
11 Agosto 2017 - 10:43AM
MF Dow Jones (Italiano)
Consob sapeva del reale stato di Banca Etruria, perché fu
informata sia da Banca d'Italia sia dal vecchio consiglio di
amministrazione: è questa, scrive Repubblica, la verità fornita
dagli ex amministratori di Banca Etruria che trova solidi appoggi
nella documentazione che i loro avvocati hanno recuperato.
Secondo gli ex amministratori, inoltre, l'autorità di controllo
dei mercati aveva a disposizione tutti gli elementi per non
autorizzare l'emissione di obbligazioni subordinate, diventate
carta straccia dopo il decreto "salva Banche" del governo Renzi che
ha scaricato su azionisti e risparmiatori il costo del salvataggio.
Saranno quindi queste le basi del ricorso contro le multe inflitte
dalla Consob non più tardi di una settimana fa, che hanno colpito
trentatre persone, tra amministratori e sindaci a capo della banca
toscana tra il 2011 e il 2015 per una cifra complessiva di 2,8
milioni. La Consob li accusa di aver occultato la pesante
situazione finanziaria della banca ai risparmiatori si accingevano
a comprare le subordinate. Consob sostiene inoltre che i vertici di
Banca Etruria dettero false informazioni sui crediti deteriorati,
inducendo così l'Authority guidata da Giuseppe Vegas ad autorizzare
l'emissione di 160 milioni di euro di subordinate nel 2013. E di
aver avuto contezza della fotografia reale dei bilanci solo tre
anni dopo, nel maggio 2016, grazie ai vertici della Nuova
Popolare.
C'è però qualcosa che non torna nella narrazione della Consob.
Qui si sostiene che l'Authority ricevette tre documenti cruciali
solo il 12 maggio 2016. Il primo è la lettera del governatore
Bankitalia al management di Etruria del 3 dicembre 2013, che
contiene gli esiti sfavorevoli delle ispezioni. Consob afferma di
non averla avuta, ma in realtà ricevette una nota della Banca
D'Italia datata 5 dicembre 2013. Il secondo documento riguarda i
rilievi formulati da Bankitalia a Banca Etruria sulle ispezioni
condotte dal marzo al settembre 2013. Gli amministratori, in questo
caso, si difendono dicendo che "l'informazione era conosciuta dalla
Consob almeno dal gennaio del 2014". Infine, il terzo foglio
consegnato dai nuovi amministratori di Etruria alla Consob riguarda
la lettera di Bankitalia al presidente del cda, datata 24 luglio
2012, da cui emergevano i primi problemi: questo documento non fu
inviato alla Consob, perchè, "la situazione era stata in parte
superata dai fatti e dall'aumento di capitale da 100 milioni",
ragionano gli ex amministratori.
Nella sintesi finale della memoria in preparazione si sostiene,
quindi, che l'Authority di Vegas "aveva piena visibilità dei
rilievi di Bankitalia e nonostante ciò non ha ritenuto che essi
costituissero fonte di un rischio più grave di quello riportato nei
prospetti alla clientela. Nessuno poteva immaginare il trattamento
retroattivo che la direttiva del "bail in" avrebbe riservato ai
titoli obbligazionari". Consob non la pensa così, ma lo scontro sul
corto circuito comunicativo con Banca d'Italia è appena agli
inizi.
red/alu
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August 11, 2017 04:28 ET (08:28 GMT)
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