La Procura di Roma ha aperto un fascicolo d'indagine sulla vigilanza della Banca d'Italia. L'inchiesta, per ora senza indagati, è stata affidata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone ai sostituti Maria Sabina Calabretta e Stefano Pesci, già titolari dell'indagine su Veneto Banca che vede l'ex amministratore delegato Vincenzo Consoli indagato per ostacolo alla vigilanza e aggiotaggio.

Lo scrive Il Fatto Quotidiano ricordando che l'inchiesta nasce da un memoriale di Pietro D'Aguì, ex manager della Banca Intermobiliare (Bim), boutique finanziaria controllata da Veneto Banca in liquidazione. Il memoriale è stato depositato il 30 giugno scorso dall'avvocato Michele Gentiloni Silveri, cugino del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.

Secondo autorevoli indiscrezioni, il premier è informato della vicenda e ne ha già potuto valutare, durante le brevi vacanze estive, l'impatto politico. A novembre scade il mandato del governatore Ignazio Visco. La decisione se confermarlo o no spetta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e a Gentiloni, e sarà presa in coincidenza con l'avvio della commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche. È auspicato o temuto, secondo i punti di vista, che un tema centrale siano le responsabilità della vigilanza, cioè Consob e Bankitalia.

Alle accuse ricorrenti su distrazioni, miopie e strabismi di Bankitalia, l'inchiesta della Procura di Roma aggiunge l'ipotesi di reati, cioè di scorrettezze dolose. Il memoriale di D'Aguì è stato accompagnato da una lettera dell'avvocato Gentiloni che ne sintetizza i contenuti segnalando "alcuni dati idonei a costituire notizie di reato" e indicando due nomi di peso: il capo del "Dipartimento Vigilanza bancaria e finanziaria" della Banca d'Italia Carmelo Barbagallo e l'ispettore Emanuele Gatti.

Sono 3 i capitoli riguardanti l'operato della vigilanza raccomandati a Pignatone per gli approfondimenti dall'avvocato Gentiloni. Primo. Il comportamento della vigilanza durante l'acquisizione di Bim da parte di Veneto Banca (2010-2011) "con successivo inadempimento da parte di quest'ultima alle obbligazioni assunte". La Bim fu in parte pagata da Consoli con azioni di Veneto Banca e (secondo le accuse di D'Aguì) relativa e inevasa promessa di riacquisto in tempi rapidi. Sul punto D'Aguì ha denunciato Consoli che dal 6 aprile scorso è indagato dai sostituti Calabretta e Pesci anche per truffa ed estorsione.

Secondo: l'ispezione compiuta da Gatti sulla Bim nel 2012, per la quale l'avvocato Gentiloni raccomanda alla procura la "valutazione degli errori compiuti" e il ruolo di Barbagallo "nella fase successiva all'ispezione". In quell'ispezione Gatti diagnosticò una riduzione di due terzi del capitale di vigilanza, portandolo a soli 157 milioni contro i 435 indicati nella semestrale 2012. A fine 2012 il bilancio Bim (quotata in Borsa) indicava il patrimonio di vigilanza a 322 milioni, il doppio di quanto calcolato da Gatti, senza che nessuno abbia sollevato obiezioni. Nel frattempo però, sulla scorta dell'ispezione di Gatti e dell'istruttoria di Barbagallo, il governatore Visco ha scritto alla Bim ordinando perentoriamente di revocare i poteri a D'Aguì. Dopo averlo sentito per anni lamentarsi di non aver mai avuto il potere di rimuovere i banchieri sospetti, scopriamo che già quattro anni fa Visco poteva, quando Barbagallo lo decideva, scrivere "la Banca d'Italia dispone" per ordinare il licenziamento.

Terzo: il comportamento della vigilanza "in relazione al mancato acquisto" della Bim da parte di una cordata di investitori guidata da D'Aguì, e "motivi reali del mancato consenso all'operazione da parte delle autorità di vigilanza".

pev

 

(END) Dow Jones Newswires

September 01, 2017 04:21 ET (08:21 GMT)

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