Startup: la maggior parte si rivolge a settori B2B
27 Settembre 2017 - 7:45PM
MF Dow Jones (Italiano)
Giovani ma non giovanissimi, con esperienza nel settore e
altamente qualificati. E' questo l'identikit degli startupper
italiani, con un'età media di 40 anni e una grande passione per
l'innovazione. Di piccole dimensioni, con un modello prevalente B2B
e con molta voglia di emergere sono invece le caratteristiche della
giovane impresa innovativa italiana.
È quanto emerge, in sintesi, da una ricerca condotta da Italia
Startup, l'associazione dell'ecosistema startup italiano, in
collaborazione con GRS-Ricerca e Strategia www.grsnet.it, giunta
quest'anno alla sua seconda edizione (la prima è stata effettuata
nel 2015).
Dall'analisi condotta su un campione di oltre 300 startup
emergono le qualità prevalenti nelle figure dei founder di imprese,
il cui obiettivo è innovare nel rispettivo settore di appartenenza
professionale.
Si tratta di individui con un'età prevalente compresa fra i 25 e
i 45 anni e, rispetto al 2015, si evidenzia un incremento del 18%
degli startupper italiani appartenenti alla fascia di età che va
dai 30 ai 39 anni: un trend positivo che vede abbassarsi di anno in
anno l'età degli innovatori nel nostro Paese.
Con il diminuire dell'età non si riduce, però, il livello di
preparazione dei 'founder' italiani, che in oltre il 56% dei casi
dichiarano di aver conseguito una laurea di secondo livello, un
post laurea o un master, in aggiunta al titolo di laurea triennale.
La percentuale degli under 30 e degli over 50, invece,
numericamente tende quasi a convergere, registrando rispettivamente
il 16,2% e il 13,4% dei rispondenti.
L'approccio pragmatico degli addetti ai lavori è evidente: metà
degli intervistati individua tra i punti di forza della propria
startup il focus totale sul progetto e la voglia di intraprendere e
di rischiare, insita nella propria attività aziendale.
Quanto alle prospettive di crescita, è previsto un incremento
variabile nel numero di dipendenti da +6% a +25% per oltre il 40%
degli intervistati e una forte crescita del fatturato
nell'esercizio in corso per il 74% delle startup prese in
esame.
Di queste, circa il 14% dichiara un boom nella variazione attesa
di fatturato del 50% ed oltre, il 25,7% prospetta una crescita da
+26% a +50% e il 34,4% prevede un incremento stabile, da +6% a
+25%.
L'approccio dei founder e delle loro imprese si rivela poi
orientato all'innovazione del settore nel quale hanno maggiori
competenze, come si evince dalla netta prevalenza di attività
legate al B2B Business-to-Business (50,7%) e al B2B2C
Business-to-Business-to-Consumer (36,1%), con solo l'11% dello
startup puramente B2C.
Per quanto riguarda l'identikit delle startup, si tratta per
l'86% di startup seed, cioè attività imprenditoriali di recente
formazione, spesso sostenute dai cosiddetti finanziamenti all'idea,
i primi fondi finanziari utilizzati per lanciare un'attività
imprenditoriale innovativa, mentre solo l'8,6% del campione preso
in esame è costituito da startup consolidate, con un fatturato
superiore a 1 milione di euro.
Le risorse umane impiegate in azienda sono prevalentemente
contenute, con il 50% delle realtà intervistate che dichiara di
avere un team composto da un numero variabile di 3/9 persone,
mentre il 32% presenta un massimale di 3 dipendenti e solo nel 13%
dei casi si registra la presenza di un pool di risorse che varia
dai 10 ai 20 individui e oltre. Per quanto riguarda la percentuale
di fatturato generata all'estero, il 36% degli intervistati
presenta una quota export inferiore al 10% e un analogo 36%
dichiara di non esportare i propri prodotti/servizi in altri
paesi.
Osservando il livello di formazione accademica, infine, si
scopre che il 26,2% dei nuovi imprenditori ha concluso un lungo
percorso di studi con una laurea di secondo livello. Il 30,2% ha
conseguito un master o un post laurea. Un aspetto fortemente
differenziante rispetto allo stereotipo dello startupper molto
giovane, tecnologo e geniale, ma senza esperienza aziendale o
consulenziale. Attitudine confermata dai dati sulla formazione
interna: la ricerca fa emergere che vengono organizzati progetti di
formazione interna annuale per un periodo superiore alle 40 ore a
dipendente, per il 28% delle aziende, mentre il 21% investe dalle
21 alle 30 ore di formazione per i propri dipendenti.
com/fus
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September 27, 2017 13:30 ET (17:30 GMT)
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