Carige si salva grazie all'impegno dei grandi soci e degli investitori istituzionali. Ieri sera la cassa genovese ha diffuso i risultati dell'aumento di capitale da 560 milioni necessario per la salvezza. Gli azionisti hanno sottoscritto solo il 66% dell'offerta, ma sull'inoptato si aprirà il paracadute definito alla vigilia dell'operazione. Circa 46 milioni saranno infatti coperti da Intesa Sanpaolo Vita, Generali e UnipolSai che hanno scelto di convertire in equity parte dei bond subordinati. Altri 120 milioni arriveranno dagli impegni di primo accollo. Nell'asta dell'inoptato interverranno infatti Credito Fondiario, Sga e Chenavari Investment Managers, il fondo che si è aggiudicato la controllata Creditis.

Senza considerare l'impegno dei soci forti della banca a partire dalla famiglia Malacalza che, scrive MF, ha chiesto alle autorità di vigilanza l'autorizzazione per salire al 28%, appena sotto la soglia di opa. Una richiesta che ha già costretto gli imprenditori piacentini a cambiare lo statuto della holding per escludere le funzioni di direzione e coordinamento. Vittorio Malacalza ha peraltro esercitato i diritti per la quota detenuta a titolo personale Anche Gabriele Volpi salirà, portandosi vicino al 9,99% rispetto all'attuale 6%. Ci sono insomma risorse sufficienti per coprire i mancati impegni degli attuali azionisti e condurre in porto l'operazione senza zavorrare le tre banche del consorzio di garanzia, cioè Credit Suisse, Deutsche Bank e Barclays. Non per caso del resto i tre istituti internazionali hanno chiesto agli investitori e alla banca precise garanzie prime di garantire l'operazione.

red/lab

 

(END) Dow Jones Newswires

December 07, 2017 02:54 ET (07:54 GMT)

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