Francesco Starace, a.d. di Enel, sta costruendo "un gruppo forte dal punto di vista industriale, equilibrato finanziariamente e in grado di anticipare e di cogliere le opportunità offerte dagli sviluppi della tecnologia".

Dalla finanza all'industria con orizzonte il futuro: dieci anni fa le fonti rinnovabili, oggi l'auto elettrica e la banda larga. Il numero uno di Enel ha spiegato, in un forum al Corriere della Sera riportato su L'Economia del Corriere, la trasformazione che stanno vivendo i colossi energetici e le nuove sfide che un gruppo come l'Enel deve cogliere. Il manager ha detto che tre anni fa neppure pensava all'auto elettrica: "era un fenomeno di nicchia. È un po' quello che è successo con le rinnovabili: nel 2007, 50-60 MW di fotovoltaico sembravano una cifra enorme. Dieci anni dopo i megawatt sono diventati 20.000 solo in Italia. Come allora per le rinnovabili, ci sono falsi miti oggi per l'auto elettrica. Questo è un periodo di accelerazione importante e noi ci stiamo preoccupando di che cosa accadrà nei prossimi 3 o 4 anni e di che cosa dobbiamo fare per non farci trovare spiazzati dal punto di vista industriale e tecnologico".

"Riteniamo che le famose colonnine elettriche per la ricarica -ha detto- spettino a noi. Sarebbe strano invece che ci mettessimo a fare le macchine e le case automobilistiche le colonnine". "Tesla lo fa perché nessuno se n'è fatto carico. Noi crediamo che la parte infrastrutturale ci competa e ce ne occupiamo con anticipo e imprenditorialità. Poi sono convinto che le auto arriveranno. Ci sarà un anno boom. Dal 10% si passerà al 40% per arrivare al 100% di auto elettriche in circolazione. La verità è che si tratta di uno sviluppo tecnologico inarrestabile e noi vogliamo esserci. Per questo installeremo i4 mila colonnine entro il 2022".

Parlando della produzione di energia con il carbone, la fine di questi, ha spiegato Starace, è "decretata dal fatto che non se ne costruiscono di nuovi e che quelli esistenti arriveranno al loro "fine vita" tecnico e autorizzativo. Il tema è con che cosa verranno sostituiti, con rinnovabili o con gas o con un misto di tutte due come probabilmente sarà".

Enel, ha proseguito l'a.d., preferirebbe le rinnovabili: "di gran lunga, perché il gas presuppone almeno due questioni ad oggi inevase: la sicurezza dell'approvvigionamento e il prezzo, oltre al fatto che in ogni caso emette CO2. In teoria sarebbe meglio passare direttamente dal carbone alle rinnovabili e in termini di economia ci saremmo già. Il tema è il passaggio, la transizione. La Sen, Strategia energetica nazionale, non indica la strada, dice solo che al w25 bisognerà aver trovato una soluzione. Sette anni sembrano tanti, ma per questo tipo di cose sono un po' strettini".

Alla domanda se preveda un'Enel tutta green power, "se prendiamo l'inventario dei nostri impianti termoelettrici e andiamo a vedere la scadenza delle loro vite tecniche, l'ultimo che abbiamo finito di costruire in Cile tre anni fa arriva al 2045. Io penso che da qui al 2040-50 non avremo più asset termici, se non in qualche isola dove c'è ancora qualche generatore", ha aggiunto Starace.

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(END) Dow Jones Newswires

December 11, 2017 03:03 ET (08:03 GMT)

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