WALL STREET: attende Fed e inflazione, scarsa reazione ad attentato Manhattan
11 Dicembre 2017 - 5:13PM
MF Dow Jones (Italiano)
Wall Street tratta poco sopra la parità, con i volumi di trading
che dovrebbero restare bassi in attesa delle riunioni della Federal
Reserve, della Bank of England e della Banca centrale europea.
Il Dow Jones sale frazionalmente dello 0,09%, l'S&P 500
dello 0,16% e il Nasdaq Composite dello 0,2%. Il luce i prezzi del
petrolio che avanzano dello 0,9% circa.
Nel frattempo "non c'è stata una grande reazione dei mercati
all'esplosione alla stazione centrale di Manhattan", commentano gli
analisti di Ig, sottolineando che si è registrata "solo una leggera
flessione" temporanea dei future sugli indici.
Tornando alla Fed, per gli investitori il rialzo dei tassi di
interesse da parte del Fomc è ormai scontato e quindi l'attenzione
si focalizzerá sulle stime macroeconomiche e sulle proiezioni dei
prossimi aumenti del costo del denaro. Gli strategist di Mufg
ritengono che la Fed confermerá la sua intenzione di procedere con
rialzi graduali dei tassi, con 3 azioni nel corso del 2018, ma sia
l'inflazione che l'appiattimento della curva dei rendimenti stanno
suggerendo una maggiore cautela all'Istituto statunitense,
avvertono gli esperti.
La riunione del Fomc di questa settimana dovrebbe concludersi
con un rialzo dei tassi di interesse e una valutazione positiva
dello scenario economico, con previsioni di ulteriore miglioramento
del mercato del lavoro e graduale risalita dell'inflazione verso il
2%, aggiunge Giovanna Mossetti, economista di Intesa Sanpaolo,
puntualizzando che per il 2018 la Fed avrá di fronte rischi
bilanciati: da un lato, un possibile surriscaldamento generato
dalla riforma tributaria ora in discussione in Congresso,
dall'altro il proseguimento della debolezza dell'inflazione.
La comunicazione post-riunione, con l'ultima conferenza stampa
di Janet Yellen e il grafico a punti, dovrebbe segnalare consenso
per ulteriore rimozione graduale dello stimolo monetario. Per il
bilancio, ci dovrebbe essere unanimitá a favore della gestione
automatica attuale, almeno per altri due anni; sui tassi, invece,
dietro la probabile previsione mediana di tre rialzi, persisterá
un'ampia dispersione di opinioni. Il consenso sul ritmo dei rialzi
si costruirá con l'evoluzione delle informazioni su crescita e
inflazione.
Un elemento di incertezza, conclude l'esperta, è la
ricostituzione del board, in una fase molto matura del ciclo, che
richiederá flessibilitá e coesione nella calibrazione della
strategia. Jerome Powell guiderá la Fed all'insegna della
continuitá, ma dovrá adattare l'ereditá di Yellen a condizioni
nuove e a un board probabilmente piú falco rispetto a quello del
periodo post-crisi.
Il focus della settimana sará quindi sul meeting della Fed che
dovrebbe alzare i tassi di interesse di 25 punti base all'1,5%. Lo
stesso giorno, negli Usa, sará pubblicata l'inflazione Usa di
novembre, che potrebbe essere stata spinta al rialzo dai maggiori
costi dell'energia. "Se il dato sulla componente core dovesse
essere molto forte, il mercato potrebbe iniziare giá a focalizzarsi
sulle mosse della Fed per il 2018 e ciò potrebbe sostenere
l'apprezzamento del dollaro", afferma Alberto Biolzi, Responsabile
Direzione Wealth Management di Cassa Lombarda.
Nel frattempo, sul fronte politico, il prossimo passo per
arrivare all'approvazione della riforma tributaria negli Stati
Uniti è la riconciliazione fra i disegni di legge approvati alla
Camera e al Senato. "L'obiettivo della leadership repubblicana è
avere un testo entro metá dicembre, da votare in aula e presentare
alla firma del Presidente prima di fine anno. La volontá comune di
avere la riforma approvata entro fine 2017, a nostro avviso, è tale
da rendere probabile la riconciliazione delle due versioni in tempi
rapidi. Questo può avvenire piú facilmente se la Camera accetta
gran parte delle caratteristiche del testo del Senato, ma è
probabile che la stesura finale sia diversa da entrambe le versioni
originarie, anche se probabilmente piú simile a quello del Senato",
affermano gli economisti di Intesa Sanpaolo.
Per valutare l'impatto macroeconomico di un'eventuale riforma
poi, per gli esperti "è rilevante notare che la versione del Senato
sposta al 2019 l'entrata in vigore del taglio dell'aliquota sugli
utili delle spa, e include maggiori detrazioni per le famiglie, ma
fa scadere i tagli per le persone fisiche nel 2025. Pertanto lo
stimolo alle imprese sarebbe ritardato, e la transitorietá e
regressivitá di quello per le famiglie potrebbe ridurre gli effetti
sulla crescita. Per ora in via del tutto preliminare, sulla base
delle informazioni disponibili stimiamo che la riforma possa avere
effetti espansivi in media pari a circa 0,3 punti percentuali per
anno nel 2018-19".
Intanto il Congresso americano ha approvato un'estensione della
legge di spesa valida fino al 22 dicembre, in attesa che venga
concordato fra il presidente e i capigruppo di Camera e Senato il
livello di spesa discrezionale per il prossimo anno, probabilmente
al di sopra di quanto indicato dai limiti fissati nel 2013, sia per
la difesa che per il resto della spesa discrezionale. "Se non ci
sará un accordo entro il 22 dicembre, secondo i leader dei partiti,
si voterá un'altra estensione fino a gennaio, per poi approvare un
appropriation bill valido fino al 2019, scavalcando il periodo
elettorale di fine 2018", commentano gli economisti di Intesa
Sanpaolo.
Sul valutario il cambio euro/usd tratta a 1,18, con minimo
intraday a 1,1766 e massimo a 1,1812. Sull'obbligazionario il
rendimento del Treasury biennale è poco mosso all'1,803% e quello
del decennale al 2,365%.
alb
alberto.chimenti@mfdowjones.it
(END) Dow Jones Newswires
December 11, 2017 10:58 ET (15:58 GMT)
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