A Quando Il Fallimento Dell''Euro?

- 08/4/2011 23:05
nata1956 N° messaggi: 367 - Iscritto da: 29/1/2011

GRECIA,IRLANDA,PORTOGALLO ............. CON I LORO DEBITI SOVRANI NON HANNO MINIMAMENTE SCOSSO LA SOLIDITA' DELL'EURO, IL FENOMENO SI SPIEGA DAL FATTO CHE I CREDITORI DEI DEBITI SONO GLI STESSI CITTADINI DELL U.E.

IL CONTO PERO' LO STANNO PAGANDO LE BANCHE CHE NEL LORO ATTIVO DETENGONO TITOLI EMESSI DA QUESTI PAESI.

MA ALLORA, MI CHIEDO, A CHI GIOVA, QUESTA FORZA DELL'EURO SE POI LA CRESCITA MEDIA DEI PAESI DELL U.E. E' MEDIAMENTE INFERIORE ALL'INFLAZIONE.

PER NOI ITALIANI, QUESTA FORZA DELL'EURO STA DISTRUGGENDO LE NS INDUSTRIE CHE NON RIESCONO PIU' A SOSTENERE LE ESPORTAZIONI IN COMPETIZIONE CON PAESI A CRESCITA DOPPIA, TRIPLA, QUADRUPLA E VALUTA DI CAMBIO INDEBOLITA DA FATTORI DI POLITICA MONETARIA.

COSA POSSIAMO FARE?

ASPETTIAMO UNA MORTE LENTA O PREFERIAMO TAGLIARCI LE GAMBE PER CONTINUARE A RESPIRARE.

MI SEMBRA CHE IL POPOLO DEGLI EUROSCETTICI STIA CRESCENDO A DISMISURA (ESCLUSI I POLITICI CHE LA DIFENDONO A SPADA TRATTA).

 

 

 

 

 

 



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256 Commenti
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241 di 256 - 25/2/2016 14:54
delbenrenzo N° messaggi: 16572 - Iscritto da: 24/3/2007
Quotando: zaratustra2 - Post #240 - 24/Feb/2016 16:06Rispondi!




Ma i M5S a che gioco giochiamo??
1573231_galan_111.jpg
http://www.ilgazzettino.it/nordest/primopiano/padova_galan_ancora_salvo_m5s_diserta_aula_slitta_voto_sulla_decadenza_da_deputato-1573231.html
242 di 256 - 27/2/2016 12:28
zaratustra2 N° messaggi: 2668 - Iscritto da: 07/3/2008
Quel simpaticone di Galan......
243 di 256 - 01/3/2016 23:36
nata1956 N° messaggi: 367 - Iscritto da: 29/1/2011
per favore postate solo belle fighe, questi personaggi mi fanno andare in depressione.
244 di 256 - 03/3/2016 10:51
zaratustra2 N° messaggi: 2668 - Iscritto da: 07/3/2008
Destra, centro e sinistra rubavano, rubavano tutti ed insieme, sempre regolarmente, scientificamente, indefessamente!
245 di 256 - 03/3/2016 18:18
nata1956 N° messaggi: 367 - Iscritto da: 29/1/2011


I fallimenti della BCE e la lungimiranza di Franco Modigliani


scritto da Econopoly il 03 Marzo 2016



Draghi e gnomi











Pubblichiamo un post di Biagio Bossone e Stefano Sylos Labini. Biagio Bossone presiede il Group of Lecce on global governance ed è membro del Comitato di sorveglianza del Centre d’Études pour le Financement du Développement Local. Stefano Sylos Labini, ricercatore ENEA, geologo, esperto di energia, dal 2004 al 2014 ha collaborato con Giorgio Ruffolo, con il quale (2012-2014) è stato editorialista di Repubblica su temi di economia e politica. Dal 2014 ha iniziato a lavorare sul Progetto della Moneta Fiscale –

I FALLIMENTI DELLA BCE E LA LUNGIMIRANZA DI FRANCO MODIGLIANI

di Biagio Bossone e Stefano Sylos Labini

La “perniciosa ortodossia”

La BCE non riesce né a stimolare l’economia dell’Eurozona né a impedirle di continuare a scivolare verso un’inflazione troppo bassa, in netto contrasto con quanto invece è riuscita a fare la Federal Reserve negli Stati Uniti, che, pur con limiti, ha servito bene il suo paese reagendo alla crisi con tempestività e perseveranza. Ora, sebbene non si possano certo ascrivere alla BCE le cause della profonda recessione europea, non si può nemmeno misconoscere che il fallimento della sua azione anticrisi sia il portato del progetto difettoso e incompleto che ne è all’origine.

Eppure qualcuno aveva preconizzato le pericolose conseguenze che i difetti e le incompletezze di quel progetto avrebbero potuto produrre, in particolare per l’occupazione e la crescita economica dei paesi dell’euro. Nel 1998 Franco Modigliani e altri illustri studiosi avevano pubblicato un Manifesto contro la disoccupazione nell’Unione Europea (1) che intendeva sfidare la “perniciosa ortodossia cha ha fatto presa sulle autorità politiche europee“, quella secondo cui solo un certo numero di politiche dell’offerta possono essere utilizzate per ridurre la disoccupazione, mentre le politiche della domanda (in particolare la politica monetaria) devono essere indirizzate esclusivamente al controllo dell’inflazione.

Nel Manifesto Modigliani e colleghi sollecitavano un forte e duraturo rilancio degli investimenti e auspicavano l’uso attivo dello strumento a tal fine adatto: la politica monetaria. Sostenevano pertanto che la BCE, alla stregua della Federal Reserve, dovesse perseguire due obiettivi di eguale status: bassa disoccupazione e prezzi stabili. Portavano a sostegno tre argomentazioni.

In primo luogo, ritenere la stabilità dei prezzi quale unico obiettivo di politica monetaria era come sfruttare un enorme potenziale militare per combattere un nemico che semplicemente non c’era più. Dal 1991 l’inflazione era stata sconfitta in tutto il mondo industrializzato e i pericoli d’inflazione conseguenti a un rilancio degli investimenti sarebbero stati trascurabili e oltretutto contrastabili attraverso politiche dell’offerta.

In secondo luogo, la politica monetaria ha una limitata capacità di influenza sui prezzi: moneta e tasso d’interesse non incidono direttamente sui prezzi quando la disoccupazione è elevata; essi possono farlo solo indirettamente, influenzando il livello di attività economica, la capacità produttiva e l’occupazione e, per questa via, i salari e i prezzi.

Infine – la terza ragione – con il passaggio all’euro e alla politica monetaria unica, la BCE sarebbe diventata l’unica istituzione all’interno dell’Unione Monetaria Europea (UME) in grado di influenzare gli investimenti; l’alternativa era quella di attivare misure fiscali nazionali (sovvenzioni, riduzioni fiscali, crediti d’imposta), ma a queste non si sarebbe più potuto fare ricorso per via delle clausole restrittive previste dal Trattato di Maastricht.

Come gli autori stessi del Manifesto ben sapevano, un’estensione degli obiettivi e del ruolo della BCE avrebbe incontrato serie obiezioni. Una era che le banche centrali non sono in grado di stimolare gli investimenti, alla quale gli autori rispondevano che, se si ritiene che le banche centrali possano controllare la dinamica dei prezzi, si deve convenire che esse possono farlo solo in quanto riescono a influenzare la domanda aggregata attraverso gli investimenti. Un’altra obiezione era che la credibilità di cui l’euro aveva bisogno per imporsi sui mercati come nuova valuta richiedeva che la politica monetaria unica fosse vista come la continuazione della politica della Bundesbank, il che avrebbe richiesto tassi d’interesse elevati tanto per attrarre capitali quanto per rafforzare il tasso di cambio dell’euro, in particolare nei confronti del dollaro. Il Manifesto contro-argomentava che una tale politica sarebbe stata un errore assai grave e costoso per l’UME: come per il dollaro, una moneta è forte solo in quanto essa sia il riflesso di un’economia forte e dinamica, capace di conseguire il pieno impiego.

La BCE e i risultati conseguiti

A quattro anni dal varo dell’euro, la BCE svolse la prima auto-valutazione della strategia di politica monetaria sin lì adottata. Ebbene, in quella sede l’istituto non contemplò, neppure in via ipotetica, l’idea di perseguire un mandato più ampio, affermando che garantire la stabilità dei prezzi è il miglior contributo che la politica monetaria possa dare al benessere economico della società e che l’unicità dell’obiettivo elimina il rischio di un eccessivo attivismo nell’uso della leva monetaria.

Sette anni dopo la pubblicazione del Manifesto, uno dei suoi autori, Beniamino Moro, valutava gli sviluppi dell’attività della BCE passando al setaccio fatti e numeri. Moro osservava come il comportamento della BCE risultasse caratterizzato da una sorta di pregiudiziale “anti-crescita” e concludeva che un obiettivo d’inflazione al 2% fosse troppo basso per l’intera area valutaria europea, in considerazione della sua eterogeneità interna e, segnatamente, degli andamenti marcatamente differenti delle dinamiche dei prezzi e della crescita tra i paesi membri. Moro notava il grande rischio che l’insieme di politiche monetarie e fiscali restrittive avrebbe innescato una spirale perversa.

Successivamente al 2005, la politica monetaria è stata essenzialmente calibrata sulle economie “core” dell’Unione, non sostenuta da strumenti per affrontare shock idiosincratici e affiancata da politiche fiscali nazionali principalmente orientate dal rapporto deficit-PIL – indicatore poi rivelatosi inadeguato per correggere i differenziali inflazionistici tra paesi. L’inefficacia della politica della BCE è apparsa in tutta la sua evidenza durante la crisi del 2010 che ha colpito in particolar modo le economie periferiche dell’Unione. In seguito, Mario Draghi ha fatto tutto il possibile, nell’ambito dei forti vincoli istituzionali e politici gravanti sull’istituto da lui guidato, ma il suo coraggio e le sue doti non hanno potuto che partorire risultati insufficienti e tardivi.

Come riformare la BCE

Un’esigenza non più rinviabile è quella di avviare un dibattito ampio e aperto sul riadeguamento dell’architettura dell’UME. Senza alcuna pretesa da parte di chi scrive di voler individuare un ordine del giorno completo dell’agenda di riadeguamento, ci sembra che almeno tre ordini di questioni critiche debbano essere affrontati.

Obiettivi della BCE

1 ) Mandato duale. La crisi ha dimostrato che la proposta del Manifesto di Modigliani e colleghi di ampliare gli obiettivi della BCE è un tema di grande attualità. Considerare la stabilità dei prezzi e un basso tasso di disoccupazione come obiettivi di politica macroeconomica aventi pari dignità sarebbe il miglior modo di far propria una delle più importanti lezioni della crisi. L’introduzione di un doppio mandato per la BCE conferirebbe a quest’ultima la responsabilità di mediare tra i due obiettivi in tempi di normale andamento dell’economia e farebbe da bussola della politica monetaria in tempi di crisi.

2) Ridefinizione del target. Un’opzione alternativa è di ridefinire la natura del bersaglio che la BCE si prefigge di colpire: non più il tasso d’inflazione, ma la crescita del PIL nominale, che somma la componente dei prezzi e quella del prodotto reale. Puntare a tale obiettivo eviterebbe, per definizione, le cadute del reddito nominali e smorzerebbe gli effetti negativi sul prodotto reale sostenendo la domanda aggregata in tempi di crisi.

3) Obiettivo d’inflazione simmetrico. Un’ulteriore alternativa, certamente inferiore alle precedenti, sarebbe quello di definire l’obiettivo d’inflazione attualmente perseguito dalla BCE in termini rigorosamente simmetrici, sull’esempio della Banca d’Inghilterra: un’inflazione al di sotto del 2% sarebbe da giudicare negativamente del pari di un’inflazione al di sopra del 2% e, laddove il bersaglio venisse mancato di più di 1 punto percentuale in una delle due direzioni, il presidente della BCE sarebbe obbligato a risponderne al Parlamento europeo e pubblicamente, spiegando le ragioni della deviazione e individuando le misure correttive.

Strumenti della BCE

Finanziamento monetario del deficit. In circostanze economiche estreme, dovrebbe essere previsto il possibile ricorso a tale misura. Come recenti studi dimostrano, il finanziamento monetario di un accresciuto deficit di bilancio pubblico riesce sempre e comunque a stimolare la domanda aggregata nominale e fornisce il modo più sicuro e meno rischioso per ottenere un effetto di stimolo rispetto a tutte le altre leve monetarie e fiscali disponibili, oltre ad essere uno strumento opportunamente calibrabile e controllabile. Ovvio che l’uso di tale strumento richiederebbe un coordinamento tra BCE e governi nazionali.

La BCE non si è dimostrata in grado di accrescere l’inflazione attraverso il suo pur ingente programma di Quantitative Easing: i prezzi non aumentano se lo stimolo monetario non raggiunge l’economia reale. Quando quest’ultima è in profonda recessione o deflazione e lo spazio fiscale disponibile per i governi è limitato, solo il finanziamento monetario di deficit aggiuntivi può avere la necessaria efficacia in quanto permette che la creazione di nuovo danaro venga trasformata in spesa (del settore pubblico e/o privato) senza gravare sul debito. Un modo per attuare una simile manovra nell’Eurozona potrebbe essere la seguente: la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) emette obbligazioni per finanziare un piano di investimenti continentale e la BCE acquista le obbligazioni BEI con danaro di nuovo conio. In questo modo la BCE sarebbe in grado di perseguire più efficacemente l’obiettivo d’inflazione stimolando la domanda. I nuovi investimenti non soltanto inciderebbero positivamente sull’occupazione ma aumenterebbero il potenziale di crescita delle economia dell’area.

Riesame delle politiche della BCE

Valutazione del quadro di policy. La BCE dovrebbe essere tenuta a rivedere periodicamente la propria strategia e il proprio armamentario tecnico, e lo dovrebbe fare sollecitando il parere di esperti, politici e privati cittadini, pubblicando un libro bianco sulle riflessioni che ne emergono e le scelte effettuate. Questo processo darebbe modo al pubblico di comprendere l’azione della BCE, ne rafforzerebbe la legittimità e ridurrebbe i rischi che minano quei processi decisionali che maturano al riparo di barriere tra i luoghi istituzionali e la società reale.

Conclusioni

Il Manifesto mostra la lungimiranza che Franco Modigliani e i suoi colleghi erano riusciti a esprimere nella fase in cui una rigida ortodossia ideologica si stava impossessando delle istituzioni economiche e finanziarie europee, in particolare quelle che avrebbero retto la nuova moneta. Quell’ortodossia s’impose e vinse e ne nacque un’unione monetaria fondata su una filosofia economica che nega ogni ruolo alle politiche di gestione della domanda, sostiene politiche mercantilistiche e crede ciecamente al consolidamento fiscale e alle “riforme strutturali” (in primis la maggiore flessibilità del lavoro) come unici strumenti per far crescere le economie nazionali. La vittoria di quell’ortodossia ha significato la sconfitta del sogno dell’euro. È tempo di imparare dai gravi errori del passato.

NOTE

Manifesto contro la disoccupazione nell’Unione Europea, di Franco Modigliani, Jean-Paul Fitoussi, Beniamino Moro, Dennis Snower, Robert Solow, Alfred Steinherr, e Paolo Sylos Labini, BNL Quarterly Review, n. 206, Settembre 1998, pp. 327-61. Il Manifesto fu sottoscritto da 46 eminenti economisti, tra i quali Olivier Blanchard, Alan Blinder, Rudiger Dornbusch, Paul Samuelson e James Tobin.

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246 di 256 - 24/6/2016 15:40
nata1956 N° messaggi: 367 - Iscritto da: 29/1/2011
Dopo lo shock iniziale, più che altro per favorire la speculazione, penso che
da questo nuovo scenario si debba ripartire. Ora è venuta meno una grande anomalia di un Paese mezzo dentro, mezzo fuori, al quale erano riconosciuti
vantaggi esclusivi.
Se ci saranno rapide decisioni sul da farsi, i danni saranno limitati e una
livellazione del cambio euro/dollaro non può che far bene.
MODERATO Miss Monny Penny (Utente disabilitato) N° messaggi: 1275 - Iscritto da: 19/10/2017
MODERATO Miss Monny Penny (Utente disabilitato) N° messaggi: 1275 - Iscritto da: 19/10/2017
249 di 256 - 29/12/2017 22:09
Herr Doktor N° messaggi: 269 - Iscritto da: 21/3/2017
Il nuovo Ambasciatore Americano nominato da Trump presso la UE dixhiaro' a febbraio che entro 18 mesi l'euro sarebbe sparito

Saluti
MODERATO Miss Monny Penny (Utente disabilitato) N° messaggi: 1275 - Iscritto da: 19/10/2017
251 di 256 - Modificato il 02/1/2018 15:24
Herr Doktor N° messaggi: 269 - Iscritto da: 21/3/2017
L'euro lo vollero gli americani, non stando loro più bene lo elimineranno come lo crearono ad inizio anni 90 con il Trattato di Maastricht.

Fu creato per favorire le esportazioni americane nei paesi ex comunisti dopo il crollo del muro di Berlino; con la specifica di apprezzare l'euro sul dollaro di almeno il 30 % per favorire il dollaro nelle esportazioni;con il vantaggio di non doversi più confrontare con 15 divise diverse ma con una sola: l'euro appunto

Dopo che la Germania si e' sostituita agli USA come primo partner commerciale verso la Russia e in parecchi mercati sudamericani da sempre giardino americano esclusivo le cose sono cambiate;

Aggiungo che Cina, Francia, Russia e Paesi del Golfo Produttori di Greggio, Arabia Saudita a parte stanno lavorando per sostituire il dollaro con lo Youan cinese come moneta di riferimento sul mercato internazionale del greggio ed il cerchio si chiude;

l'Euro sparirà entro un anno.
MODERATO DucaConte LupoGufoCorvo (Utente disabilitato) N° messaggi: 2372 - Iscritto da: 23/10/2017
253 di 256 - 03/1/2018 13:35
Herr Doktor N° messaggi: 269 - Iscritto da: 21/3/2017
Tra un anno non ci sarà più la Unione Europea si oggi ma una Marca Franco.Tedesca che agglomerera' il Benelux e parte della Scandinavia; ci sarà un conflitto con la Cina anche se non Nucleare che porterà al rovesciamento di quel Regime mentre un nuovo Governo sarà al posto degli Ayatollah in Iran; l'Italia sarà fuori da ciò che rimane delle UE allineandosi (come sempre) all'Inghilterra ed agli Usa; i Paesi dell'Est saranno poi già sotto lo scudo di Putin.
MODERATO IL GIAPPONESE (Utente disabilitato) N° messaggi: 1145 - Iscritto da: 17/6/2018
MODERATO Giuseppe Cavaletta (Utente disabilitato) N° messaggi: 1796 - Iscritto da: 29/1/2018
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