Banco Bpm (BAMI)

- Modificato il 10/4/2024 09:55
GIOLA N° messaggi: 29895 - Iscritto da: 03/9/2014
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781 di 3308 - 25/3/2019 00:29
RAFFFFFFFFFFFFFFF N° messaggi: 1217 - Iscritto da: 10/2/2016
Quotando: giacomina bona - Post #779 - 23/Mar/2019 23:04

Peccato caro Schetto si capisce che hai perso sicuramente tutti i soldi per accanirti su tutti i forum a caccia di Polli che non conosci neppure e che invece purtroppo per te ce l'hanno fatta e non ci cascano nella tua rete.

In ogni caso c'è posto solo per te sulla graticola di "Skreecht System"...almeno forse riuscirai a fare davvero qualche soldo finto invece che spendere la tua giornata a scrivere cagate da finto saccente su questo forum per cercare catturare altri polli come te.

SKREECHT non perdona...se vuoi fare soldi sai come fare...basta seguire il Livermore Forum.

A tutte le altre persone SERIE invece dico...lo SKREECHT SYSTEM vi aspetta per spennarvi per bene.



Chi è l'utente più insignificante che ha rovinato come non mai questo forum?

CIABATTINO...ALIAS MALDIFAX...SORTILEGIO...FAUSTO BERTINOTTI...MISS MONNY PENNY...E TANTI ALTRI ANCORA...UN UTENTE DI MERDA SEMPRE DISTRUTTO SUL CAMPO...UN BOLOGNESE COL CULO COME LA TAV!!!

SE ORA E' CONTRO CHI VENDE CORSI E LIBRI SU AMAZON E' PERCHE' TEME LA CONCORRENZA PADELLARA!!!
MODERATO BraccobaldoShow (Utente disabilitato) N° messaggi: 1135 - Iscritto da: 09/8/2018
783 di 3308 - 31/3/2019 17:42
Vshare N° messaggi: 5906 - Iscritto da: 06/8/2014
tre D, ossia Deleveraging, Demografia e Digitalizzazione Deleveraging indica la riduzione della leva finanziaria e ultimi anni, sottolinea l’esperto, i paesi hanno accumulato enormi livelli di indebitamento e di conseguenza ora stanno cercando di controllare questi livelli, ma la riduzione di essi si sta rivelando molto complicata. In Europa oggi i governi non sono in grado di limitare il debito pubblico in quanto si trovano ad affrontare la sfida dell'invecchiamento della popolazione. che entra in gioco la seconda D, demografia. L'invecchiamento della popolazione è una sfida per le autorità sotto due aspetti, . In primo luogo, comporta un aumento dei costi sanitari per fornire un sostegno adeguato ai cittadini anziani e, in secondo luogo, un aumento della spesa pensionistica. Considerando che oggi si vive più a lungo, ciò si traduce direttamente nel numero di anni per i quali una persona riceverà tale beneficio. Se da una parte il deleveraging richiede molti anni, vivere più a lungo ha un impatto diretto sulla spesa dei consumatori. Così mentre i governi tentano di controllare il rapporto debito/PIL, allo stesso tempo cessano di investire in altri settori dell'economia, con conseguente diminuzione dei livelli di creazione di posti di lavoro. Di conseguenza, con il calo del numero di persone sul mercato del lavoro, ciò si ripercuote inevitabilmente anche sui livelli di spesa dei consumatori. Ed è qui, continua l’esperto, si arriva alla terza D, per la digitalizzazione. Se sono indubbi gli effetti positivi prodotti dalle nuove tecnologie e dalla digitalizzazione, è chiaro l’impatto anche in termini di perdita di posti di lavoro. Si fa l’esempio del settore bancario. L’electronic banking sta diventando sempre più popolare nella società, in particolare tra i più giovani, il che ha portato a una drastica riduzione del numero di sportelli bancari e, di conseguenza, del numero di posti di lavoro. Con la scomparsa di questi posti di lavoro, i consumi e il potere di spesa dei consumatori si indeboliscono, il che a sua volta mantiene bassi i prezzi. Combinando insieme queste tre tendenze, i tre fattori D, conclude, lo scenario principe che emerge, almeno nel caso dell'Europa, è quello in cui non si prevede un aumento significativo dell'inflazione e non si assiste ad un forte aumento dei tassi d'interesse. I prezzi –- rimarranno bassi, in quanto le imprese stanno perdendo la capacità di fissare i prezzi dei loro prodotti nel modo in cui vorrebbero (perdono il loro potere di determinazione dei prezzi), in quanto il potere di spesa dei consumatori è stato ridotto nel lungo periodo.
MODERATO Gino Beccia (Utente disabilitato) N° messaggi: 762 - Iscritto da: 30/8/2018
785 di 3308 - 01/4/2019 15:38
sandocan1 N° messaggi: 5864 - Iscritto da: 19/11/2016
Dai che sono ancora in saldo.....
MODERATO RAZIO (Utente disabilitato) N° messaggi: 430 - Iscritto da: 27/3/2019
787 di 3308 - 01/4/2019 17:49
Fininvent N° messaggi: 138 - Iscritto da: 30/10/2016
Bravo. Bella previsione rispetto alla chiusura odierna di 1,8965
MODERATO RAZIO (Utente disabilitato) N° messaggi: 430 - Iscritto da: 27/3/2019
789 di 3308 - 24/4/2019 05:01
Vshare N° messaggi: 5906 - Iscritto da: 06/8/2014
Imprese, pressione fiscale locale alle stelle: +8% in 7 anni, Milano la più cara Negli ultimi sette anni le imprese hanno subito una forte pressione fiscale che ha visto una crescita complessivamente dell’8,3% per gli uffici, arrivati a pagare 593 euro in media in più e +8,5% per i capannoni industriali a 3113 euro. È quanto mette in luce il 7° Rapporto sulla fiscalità locale promosso da Assolombarda, che esamina la pressione fiscale esercitata dai comuni della Città Metropolitana di Milano e delle province di Lodi e Monza e Brianza. L’analisi mette a confronto, negli anni, i valori delle imposte gravanti sugli immobili di impresa quali – IMU, TASI, TARI, oneri di urbanizzazione – e l’Addizionale Irpef per quanto riguarda le persone. “L’analisi nasce con l’obiettivo di offrire alle Amministrazioni Comunali uno strumento utile a orientare le politiche future e ridurre il peso dell’imposizione fiscale che ancora grava pesantemente sulle nostre imprese: +8% in 7 anni – ha dichiarato Alessandro Spada, Vicepresidente Vicario di Assolombarda –. Nonostante l’aumento della deducibilità della quota IMU, il saldo per le imprese è comunque negativo. Consideriamo infatti che, contrariamente agli anni passati, i Comuni nel 2019 hanno la possibilità di aumentare le aliquote IMU, TASI e Addizionale IRPEF: il rischio che la pressione fiscale locale aumenti è concreto e preoccupante. Al contrario il fisco dovrebbe essere una delle leve strategiche attraverso cui promuovere la crescita e la competitività delle aziende, che devono poter contare su un sistema tributario equo, semplice, certo e che duri nel tempo”. I Comuni con il livello di pressione fiscale più alto sulle imprese (considerando IMU, TASI e TARI su uffici e capannoni) sono Milano, Sesto San Giovanni, Paullo, Rozzano e Cologno Monzese. Anche Monza e Lodi sono alti in graduatoria, rispettivamente alla 7° e alla 10° posizione. I comuni più virtuosi in termini di pressione fiscale sono tutti in provincia di Lodi. Tra questi troviamo: Castelnuovo Bocca D’Adda, Cornovecchio, Maccastorna, Cavacurta e Fombio. Il monitoraggio mette, inoltre, in evidenza che IMU e TASI rimangono sui valori del 2017, così anche l’addizionale IRPEF. In leggero aumento, rispetto al 2017, invece gli oneri di urbanizzazione: +1% per gli uffici e +0,8% per i capannoni. Dal 2012 l’incremento complessivo è stato di circa il 6% per entrambe le tipologie di immobili.
792 di 3308 - 24/4/2019 16:22
sandocan1 N° messaggi: 5864 - Iscritto da: 19/11/2016
Solo una parola: vergogna
MODERATO giannirrr (Utente disabilitato) N° messaggi: 48 - Iscritto da: 27/4/2019
MODERATO giannirrr (Utente disabilitato) N° messaggi: 48 - Iscritto da: 27/4/2019
800 di 3308 - 13/8/2019 13:13
GIOLA N° messaggi: 29895 - Iscritto da: 03/9/2014
Intesa Sanpaolo, Unicredit, Mps, Ubi e Banco Bpm. Come vanno davvero i conti

In un anno nelle maggiori cinque banche italiane (Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Montepaschi, Ubi) scesi costi e risultato di gestione ma forte crescita del risultato netto grazie alla cessione dei crediti deteriorati. Tutti i dettagli sullo studio First Cisl.

Banche con sempre meno dipendenti e sportelli, ma risultati netti aggregati in crescita grazie a un forte impulso alla cessione dei crediti deteriorati.

IL REPORT SU INTESA SANPAOLO, UNICREDIT, MPS, UBI E BANCO BPM

A fare i conti in tasca ai cinque maggiori istituti di credito del Paese (Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Montepaschi, Ubi) è il sindacato First Cisl che ha confrontato i dati aggregati del primo semestre 2019 con quelli dello stesso periodo dello scorso anno.

LA STRATEGIA SUGLI NPL DI INTESA SANPAOLO, UNICREDIT, MPS, UBI E BANCO BPM

Si tratta di una “strategia folle” perché gli Npl vanno gestiti “in house” secondo il segretario generale Riccardo Colombani, per cui “la corsa a liberarsi delle inadempienze probabili danneggia imprese e famiglie”.

LA RETE DISTRIBUTIVA DI INTESA SANPAOLO, UNICREDIT, MPS, UBI E BANCO BPM

Senza dimenticare che se la rete distributiva delle banche prese in esame è al collasso – dal 30 giugno 2018 al 30 giugno 2019 si sono persi 9.849 posti di lavoro (- 3,8%) e 1.306 sportelli (- 3,8%) – aumenta parecchio il prodotto bancario per dipendente (426.000 euro, +3,2%).

LA PRODUTTIVITA’ DEL LAVORO DEI DIPENDENTI DI INTESA SANPAOLO, UNICREDIT, MPS, UBI E BANCO BPM

Ne emerge dunque un’elevatissima produttività del lavoro che rischia però – è l’allarme del sindacato – di far perdere il radicamento territoriale con conseguente minore assistenza alle famiglie e alle piccole e medie imprese.

I CONFRONTI TRA INTESA SANPAOLO, UNICREDIT, MPS, UBI E BANCO BPM

Scendendo nel dettaglio, si osserva che – sommando i risultati delle cinque maggiori banche italiane come appunto Unicredit, Intesa Sanpaolo, Banco Bpm, Montepaschi, Ubi – in un anno sono diminuiti gli interessi netti (-3,7%), le commissioni nette (-4,5%), il margine primario (-4,1%) ma anche i costi operativi (-3,6%) tra cui il costo del personale ha lasciato per strada il 3,3%.

Se il risultato netto di gestione è calato del 4,7% tra giugno 2018 e giugno 2019, all’opposto il risultato netto è aumentato del 22,4% a oltre 6,3 miliardi di euro ovvero quasi 1,16 miliardi in più: un incremento dovuto a operazioni societarie straordinarie che hanno determinato cospicue plusvalenze ma hanno eliminato fonti di ricavo ricorrenti. Basti pensare che gli Npl in pancia alle Big five del nostro credito sono diminuiti del 20,1%, passando da 60,3 miliardi circa a oltre 48,2 miliardi, e che l’Npl ratio netto è migliorato ed è sceso di oltre un punto percentuale dal 5,3% al 4,2%.

TASSI DI DETERIORAMENTO DEL CREDITO

Dallo studio si evince inoltre come i tassi deterioramento del credito in un anno, da giugno 2018 a giugno 2019, siano calati per ciascuna delle Big five italiane. In Ubi – che ne aveva di più in portafogli – si è verificato il maggior decremento, dall’1,7% all’1%, in Montepaschi invece sono scesi dall’1,6% all’1,3%. Seguono Unicredit (dall’1,4% all’1,2%), Intesa Sanpaolo (dall’1,3% all’1%), Banco Bpm (da 1% a 0,9%).

COSA DICE LA FIRST CISL

Una situazione da non sottovalutare secondo First Cisl perché “con il bassissimo livello dei tassi di interesse e l’altissimo flusso di commissioni sui servizi è indispensabile garantire l’equilibrio reddituale attraverso una proficua gestione del portafoglio crediti. E’ assurdo, pertanto, perdere soldi con folli cessioni di inadempienze probabili”. Per la sigla dei bancari di via Po “ha ragione Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm, quando sostiene che ‘la migliore strategia è quella di trattarli internamente, a livello organico’”.

IL COMMENTO DEL SEGRETARIO GENERALE COLOMBANI

“Un’avventura senza ritorno” definisce “la corsa a liberarsi degli Utp (inadempienze probabili)“ il segretario generale Colombani. L’unica soluzione possibile è quella di “invertire la strategia della banche” perché così facendo “potremo registrare un diffuso rientro in bonis delle inadempienze probabili a livello sistemico, con riflessi positivi immediati e ingenti sui conti economici. Al contempo verrà salvaguardato il tessuto produttivo del nostro Paese: insomma una situazione win-win di importanza eccezionale”.

D’altra parte, è la riflessione successiva di Colombani, “il miglioramento del Npl ratio (netto) – dal 5,3% del giugno 2018 al 4,2% del giugno 2019 – e la bassissima incidenza dei nuovi flussi di crediti deteriorati al 30 giugno 2019 (tasso di deterioramento: Banco Bpm 0,9%, Intesa Sanpaolo 1%, Ubi 1%, Unicredit 1,2%, Mps 1,3%), peraltro in netto miglioramento rispetto a quelli relativi allo stessa data dell’anno precedente, evidenziano prospettive economiche in crescita per le banche. A maggior ragione – conclude il segretario generale First Cisl – si deve interrompere la frenesia della cessione ad ogni costo degli Utp”.


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