Mps 2 La Vendetta --- (BMPS)

- 09/4/2013 18:12
duca minimo N° messaggi: 38149 - Iscritto da: 29/8/2006
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Mi dicono che devo inserire qualcosa nel corpo del messaggio : oh, cristo santo !



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34681 di 34729 - 06/1/2018 06:41
quadr0 N° messaggi: 25497 - Iscritto da: 04/8/2008
Ecco qua la storia di uno dei nostri più insigni imprenditori: Carlo De Benedetti.

Sergio Luciano, Panorama 10/3/2016, 10 marzo 2016
DE BENEDETTI O DELL’ETERNO INCOMPIUTO

Alla fine siete riusciti a non metterci più neanche una lira!». «Infatti: «siamo stati bravi!»: botta e risposta, un anno fa, tra uno dei banchieri più esposti verso Sorgenia, imbufalito, e Rodolfo De Benedetti, figlio dell’Ingegnere, azionista ancora di controllo della semifallita società elettrica, che stava trasferendo senza pagare dazio alle banche creditrici. Nonostante quell’estrema provocazione, alla fine l’Ingegnere e il suo gruppo ebbero il loro miracolo, e lasciarono gratis alle banche la patata bollente. La Cir ne uscì pulita, senza minimamente contribuire a chiudere il buco da 1,8 miliardi accumulato nell’azienda. E le banche si tassarono, con la benedizione del tribunale di Milano, sostituendo debiti con capitale.
Miracolato seriale: destino roseo per l’Ingegnere. Migliore, certo, di quello dei 400 morti che la centrale Tirreno Power di Vado Ligure, partecipata dalla stessa Sorgenia, avrebbe determinato nel suo territorio, secondo l’analisi del procuratore di Savona Francantonio Granero: «Senza la centrale di Vado tanti decessi non vi sarebbero stati». Opinione di parte, per carità: sulla perizia dell’accusa è in corso un palleggio di valutazioni. Di certo, però, se fosse stato un altro, e non De Benedetti, a cogestire la centrale, oggi tutti parlerebbero di un’Ilva del Nord.
E l’amianto in Olivetti? Idem. Pochi giorni fa, Telecom Italia (che controlla i resti dell’azienda) ha risarcito quattro
famiglie di parenti delle vittime accertate dell’amianto a Ivrea ai tempi della gestione De Benedetti, imputato per omicidio colposo. Sulle colpe degli imprenditori negli anni dell’amianto ubiquitario si dubita molto, e spesso con ragione, ma nel caso di De Benedetti è come se nemmeno fosse lui, lì, a quei tempi. Miracolo.
Miracoloso è anche che l’Olivetti, nell’immaginario collettivo, resti un’azienda tecnologicamente gloriosa quando la verità è che quella gloria, ai comandi dell’Ingegnere, durò poco e costò molto: oltre 15 mila miliardi di vecchie lire bruciati fra il 1985 e il 1996. De Benedetti la rilevò semifallita, è vero, ma semifallita la lasciò. Nonostante una bella intuizione, più di Elserino Piol che sua: darsi alla nascente telefonia mobile. Intuizione corroborata, anche qui: miracolo!, dalla licenza messa a gara dal governo Ciampi e assegnata appunto a Omnitel, la società creata da Olivetti per concorrervi, con una firma decisiva del premier apposta il 28 marzo del 1994, ultimo giorno di governo prima di trasferire i poteri al vittorioso Berlusconi. E la cordata Fiat-Fininvest che concorreva contro Omnitel venne scartata. Il resto è noto: fu grazie alla crescita vorticosa di Omnitel che De Benedetti riuscì, nell’ultimo colpo prima di mollare Ivrea, a venderne a Mannesman il 49 per cento e (pare, ma lui non l’ha mai ammesso) anche una opzione call per il restante 51. Per la licenza, Omnitel aveva pagato 750 miliardi rateizzati in 14 anni: i tedeschi la quotarono a 14 mila. Miracolo.
E poi, caso più unico che raro, la rimozione collettiva del coinvolgimento dell’Ingegnere in Tangentopoli, arrestato a Roma dall’alba alla sera, ma senza l’onta del pernottamento sul tavolaccio, per una brutta storia di tangenti pagate alle Poste per vendere stampanti: un altro miracolo. Certo, l’Ingegnere aveva giocato d’anticipo, andando da Antonio Di Pietro e dichiarandosi concusso, reiteratamente e per anni ma concusso. E la Procura di Roma (Gip Augusta Iannini, provvedimento del 31 ottobre 1993) lo arrestò. La vicenda è poi finita tra assoluzioni e prescrizioni.
Mentre con una condanna (poi revocata grazie a una depenalizzazione varata da Berlusconi, paradosso miracoloso anche questo) è finito il patteggiamento per falso in bilancio in Olivetti, a tre mesi di reclusione e 15 milioni di lire di multa, poi trasformati in 51,7 milioni. Condanna che De Benedetti ha dichiarato in aula (nel processo per una presunta diffamazione da lui lamentata contro Marco Tronchetti), di «non ricordare». Caso classico di memoria selettiva. Miracolo, doppio miracolo!
Un altro miracolo l’ha fatto, obtorto collo, la Fininvest, rimpinguando le non floride casse Cir con circa 500 milioni di risarcimento per la storia infinita del lodo Mondadori, vicenda che si trascina da un quarto di secolo e per la quale la stessa Fininvest è ancora in attesa del verdetto della Corte di Strasburgo.
Ma la lista dei miracoli debenedettiani è ancora lunga. Come trascurare l’assoluzione in Cassazione dall’accusa di concorso nella bancarotta del Banco Ambrosiano, nel cui capitale De Benedetti era passato come un fulmine, lucrandoci profumati interessi sui 32 miliardi investiti? La vicenda è ben ricostruita nelle motivazioni di una sentenza del dicembre 2015 con cui il Tribunale di Milano ha assolto Tronchetti dall’accusa di diffamazione rivoltagli proprio dall’Ingegnere per alcune valutazioni taglienti fatte su di lui. Sull’Ambrosiano, dunque, De Benedetti dice di essere stato assolto essendosi dimostrato «totalmente estraneo»; in realtà venne assolto per motivi procedurali, cioè perché la Procura non aveva impugnato una prima archiviazione. Anzi: la regolarità del processo contro l’Ingegnere era stata accertata da una precedente sentenza di Cassazione, poi inabissatasi. Altro miracolo.
E poi i miracoli minori, come mutare l’acqua in vino. Provvidenziale, per lo meno, l’evaporazione delle accuse del finanziere Orazio Bagnasco contro l’Ingegnere, per avergli soffiato, evidentemente in modo corretto, la parte migliore del patrimonio immobiliare Europrogramme. E inefficace la fucileria di piccole e medie grane, più finanziarie o regolatorie che giudiziarie, su vicende come quelle legate al crack Sasea, o alla tentata scalata a Interbanca, o alla contestata fusione dell’Editoriale La Repubblica nella Cartiera di Ascoli. Insomma, una carriera miracolosa, pur non essendo stata una passeggiata di salute. La buona salute si preserva invece oggi, nel gruppo Cir, all’interno delle case di riposo della Kos, dove F2i, fondo d’investimenti partecipato dalla Cdp, parrebbe intenzionato a investire circa 400 milioni per avere la minoranza di 7.100 posti letto che nel 2014 hanno fatturato 392 milioni per farne 12 di utili. Cure miracolose.
Del resto, cos’altro se non un miracolo poteva indurre John Elkann a vendere La Stampa e Il Secolo XIX a un signore che, richiesto di dare un voto al nipote dell’Avvocato disse: «Gli darei il voto del nipote»? A meno che il tempo non riveli, da galantuomo qual è, che questa apparente vendita abbia un elastico capace di riportare a Torino tutto il cucuzzaro editoriale dell’Ingegnere quando, tra cent’anni, su di esso decideranno gli eredi. Si vedrà: del resto, gli Agnelli e i De Benedetti, da espatriati fiscali (Fiat a Londra, l’Ingegnere in Svizzera), almeno un linguaggio in comune ce l’hanno.

SERGIO LUCIANO


34682 di 34729 - 06/1/2018 06:44
quadr0 N° messaggi: 25497 - Iscritto da: 04/8/2008
E noi che investiamo soldi su questi magniati che vivono di furto, altro che imprenditoria.
34683 di 34729 - 06/1/2018 06:48
quadr0 N° messaggi: 25497 - Iscritto da: 04/8/2008
Bisogna impiantare i grafici sulle ruberie ai danni dello Stato e ai danni della borsa, così la situazione a piazza Affari sarebbe più chiara.
34684 di 34729 - 06/1/2018 06:49
quadr0 N° messaggi: 25497 - Iscritto da: 04/8/2008
In poche parole bisognerebbe scegliere banchieri, industriali e imprenditori meno ladri, inetti e impostori.
34685 di 34729 - 06/1/2018 07:24
quadr0 N° messaggi: 25497 - Iscritto da: 04/8/2008
Sulle ascisse dei grafici potete indicare il numero dei furti, su quello delle ordinarie i vari importi rubati.
Quando i furti sono inferiori alla capitalizzazione di borsa dell'impresa allora meglio vendere il titolo.
La bancarotta è vicina.
34686 di 34729 - 08/1/2018 15:11
vipex N° messaggi: 9911 - Iscritto da: 10/2/2013
Silvio, pensaci tu.
34687 di 34729 - 08/1/2018 19:19
webra N° messaggi: 12248 - Iscritto da: 13/1/2011
E' tra i crediti inesigibili di MPS
MODERATO EcLiTTiCaRoBerTa (Utente disabilitato) N° messaggi: 258 - Iscritto da: 01/12/2017
34689 di 34729 - 11/1/2018 10:19
quadr0 N° messaggi: 25497 - Iscritto da: 04/8/2008
1 - CON L' AIUTINO DI RENZI DE BENEDETTI SPECULÒ SULLE BANCHE POPOLARI
Gian Maria De Francesco per “il Giornale”



Lo scoop firmato da Nicola Porro sulle edizioni del Giornale del 14,15 e 16 dicembre 2015 ha trovato pubblica conferma. Presso la segreteria della commissione d' inchiesta sulle banche è stata, infatti, depositata l' informativa della Guardia di Finanza contenente la trascrizione della telefonata del 16 gennaio 2015 tra l' ingegner Carlo De Benedetti e l' amministratore delegato di Intermonte sim, Gianluca Bolengo.
«Se passa un decreto fatto bene, salgono», afferma l' esperto di Borsa riferendosi al prossimo varo di una riforma delle banche popolari che, con l'eliminazione del voto capitario (una testa, un voto), sarebbero diventate contendibili. «Passa, ho parlato con Renzi ieri, passa», risponde De Benedetti. «Se passa è buono, sarebbe da avere un basket (un paniere di titoli. Se vuole glielo faccio studiare», replica Bolengo. «Togliendo la Popolare di Vicenza», taglia corto l' Ingegnere conscio dello stato di decozione dell' istituto vicentino, per altro non quotato.
Il materiale era stato espressamente richiesto dal senatore di Idea, Andrea Augello, dopo che il vicepresidente della Commissione, Renato Brunetta, aveva desecretato la parte riguardante il presunto insider trading dell' Ing durante l' audizione dell' allora presidente della Consob, Giuseppe Vegas, il 14 dicembre scorso.



L'Autorità di Vigilanza sulla Borsa ha archiviato il dossier e lo stesso si appresta a fare la Procura di Roma, che aveva avviato le indagini su segnalazione d' ufficio della stessa Consob. Il pm Stefano Pesci e il procuratore capo Giuseppe Pignatone hanno chiesto l'archiviazione e si aspetta solo la decisione finale del gip. «Ora che è tutto documentato, bisogna vedere che cosa decideranno i magistrati», dice il vicepresidente della commissione banche, Renato Brunetta.
Piazzale Clodio aveva ascoltato sia l'ex presidente del gruppo Espresso-Repubblica che l'ex presidente del Consiglio. Entrambi ieri hanno replicato pubblicamente la versione che era stata fornita ai magistrati due anni fa. «Non vi è stato alcun abuso di informazione privilegiata», segnala un portavoce dell'Ingegnere perché «l' approvazione della norma era ampiamente nota, al punto che Ubs aveva tenuto una conferenza stampa sul tema due settimane prima, presso la Borsa di Milano, consigliando di acquistare azioni delle banche popolari».



Lo stesso ha ribadito Matteo Renzi. «Tutto quello che abbiamo fatto è perfettamente lecito. Se qualcuno deve accertare responsabilità, è la Procura», ha dichiarato ieri a Porta a porta aggiungendo che «la riforma delle Popolari andava fatta, questa è l' ennesima puntata di un film in cui si continua a ricamare».
D'altronde, il reato di insider trading si fonda sulla nozione di «informazione privilegiata». Poiché dell'imminente varo della riforma si era parlato sulla stampa, è difficile sostenere che l'Ingegnere ne abbia abusato tanto più che su quei titoli gli acquisti furono molteplici. De Benedetti nella conversazione afferma che «il governo farà un provvedimento» senza mai specificare se si sarebbe trattato di un disegno di legge o di un decreto, come invece congettura l' interlocutore. L'Ingegnere, per sua fortuna (visto che ha conseguito una plusvalenza di 600mila euro), è entrato nel novero degli investitori istituzionali in grado di muoversi per tempo su azioni destinate a impennarsi.
Le riserve dal punto di vista penale e amministrativo non valgono, invece, per quanto attiene il profilo politico della vicenda. Il presidente del Consiglio ha, infatti, affrontato con un esponente del milieu finanziario un argomento riservato sul quale potevano crearsi (come si sono creati) conflitti di interesse, essendo De Benedetti un investitore professionale oltreché uno dei numi tutelari del Pd. «Se fosse capitato a me sarei già in croce. Invece vedo che il signor De Benedetti, i cui giornali hanno fatto campagne contro il mio conflitto di interessi, oggi è stato preso con le mani nella marmellata», ha chiosato con ironia Silvio Berlusconi.
34690 di 34729 - 11/1/2018 10:24
quadr0 N° messaggi: 25497 - Iscritto da: 04/8/2008
Ecco qui un altro articolo su De Benedetti e la sua mania di rubare a piazza Affari.
E' il vizio della sua carriera di industriale e finanziere all'ombra del suo giornale La Repubblica.
Cliptomania celata dalla potenza dei giornali.
34691 di 34729 - 11/1/2018 10:28
quadr0 N° messaggi: 25497 - Iscritto da: 04/8/2008
2 - CASO RENZI-DE BENEDETTI, È SCONTRO DUE LE CONTESTAZIONI DELLA CONSOB

Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”



Sono due le contestazioni formali rivolte dalla Consob a Carlo De Benedetti e trasmesse ai magistrati romani. Proprio su questo dovrà adesso pronunciarsi il gip esaminando la richiesta di archiviazione dell'indagine su insider trading contro Gianluca Bolengo, il broker della Intermonte Sim che il 16 gennaio 2015 effettuò l'investimento da 5 milioni portando un guadagno di circa 600 mila euro.
Scatena il dibattito politico la telefonata dell'Ingegnere che quella mattina di tre anni fa raccontò di aver saputo dall' allora premier Matteo Renzi che il decreto per trasformare le Popolari in spa sarebbe stato approvato. Vanno all' attacco Silvio Berlusconi e il Movimento 5 Stelle.



«Chiedete a De Benedetti, tutto quello che ho fatto è pubblico», si schermisce Renzi quando gli viene sollecitato un commento, mentre l'imprenditore si affida a un comunicato: «l'approvazione della norma era ampiamente nota al punto che in una conferenza stampa di due settimane prima Ubs aveva consigliato di acquistare azioni delle Popolari» e ricorda che «la Procura ha chiesto l'archiviazione». In serata, però, Ubs ha smentito la ricostruzione.
«Ho parlato con Renzi ieri, passa», dice De Benedetti a Bolengo che gli chiede del decreto. Nella relazione della «Divisione mercati» è scritto: «De Benedetti ha utilizzato un'informazione privilegiata. L'acquisto delle azioni delle Popolari presenta sia elementi di discontinuità rispetto alla consueta attività della Romed spa, sia di incoerenza rispetto all'atteggiamento dell' Ingegnere in quel periodo».



E ancora: «L'imprenditore era nelle condizioni di conoscere i profili di illiceità connessi all'utilizzo di quella informazione». I magistrati hanno ritenuto di non dover procedere, ma sarà il gip a doversi pronunciare, così come la commissione banche.

Non a caso il senatore di Idea Andrea Augello evidenzia «la necessità di proseguire i lavori anche nella prossima legislatura. Mentre andavano in fumo i risparmi di migliaia di piccoli investitori, De Benedetti traeva vantaggio da un incontro riservato con l'allora premier, lucrando plusvalenze di 600 mila euro in soli tre giorni».

Attacca Berlusconi: «Se fosse capitato a me sarei già in croce: vediamo come si dipanerà ma certamente quel conflitto di interessi addebitato a me e alle mie aziende fa sorridere, in tanti anni non ho avuto il minimo vantaggio. Invece vedo che il signor De Benedetti, i cui giornali hanno fatto campagne contro il mio conflitto di interessi, oggi è stato preso con le mani nella marmellata».



E il candidato premier grillino Luigi Di Maio definisce «uno scandalo sapere che l'allora premier Renzi, mentre stava per fare un decreto in 25 minuti che azzerava i risparmi dei risparmiatori, chiamava De Benedetti per dirgli che stava per fare il decreto e quello attacca, chiama i suoi e dice: comprate le azioni. Se questo è il modello del Pd, io lo combatterò con tutte le mie forze».
34692 di 34729 - 11/1/2018 10:30
quadr0 N° messaggi: 25497 - Iscritto da: 04/8/2008
Questo articolo è più chiaro.


"Non a caso il senatore di Idea Andrea Augello evidenzia «la necessità di proseguire i lavori anche nella prossima legislatura. Mentre andavano in fumo i risparmi di migliaia di piccoli investitori, De Benedetti traeva vantaggio da un incontro riservato con l'allora premier, lucrando plusvalenze di 600 mila euro in soli tre giorni»."
34693 di 34729 - 11/1/2018 10:57
quadr0 N° messaggi: 25497 - Iscritto da: 04/8/2008
Aldo Cazzullo per il ''Corriere della Sera''



Professor Padoan, lei è ministro dell’Economia da 4 anni. Quale bilancio fa?

«Semplice: il Paese sta meglio rispetto all’inizio della legislatura. Tutti gli indici sono migliorati: crescita, lavoro, finanza pubblica, occupazione — siamo ai livelli massimi di occupati — stato di fiducia».



Sullo stato di fiducia non direi. Il sentimento prevalente nel Paese pare ancora la sfiducia.

«Non ho detto che l’indice sia ai massimi; dico che è cresciuto. Tutto questo deve essere uno sprone a continuare. C’è un’agenda di riforme da implementare, da introdurre, da valutare».
Cresciamo meno di altri Paesi, e abbiamo più terreno da recuperare.

«Sono d’accordo, soprattutto se si considerano le differenze geografiche e fra gli strati sociali. Ci sono ancora moltissimi elementi di sofferenza. Dobbiamo combattere la povertà, aumentare l’inclusione, restringere il divario tra le regioni. C’è un’enorme quantità di cose da fare: i bisogni della gente devono ancora essere soddisfatti. Finché le riforme non vengono implementate, non incidono sulla vita dei cittadini, che non percepiscono i miglioramenti».



A quali riforme si riferisce?

«Tante. Scuola, pubblica amministrazione, giustizia. Ma la riforma fondamentale è l’occupazione».



Con il Jobs act si sono creati soprattutto posti precari.

«Se le imprese sembrano preferire lavoro a tempo determinato, non vuol dire che il Jobs act sia sbagliato; vuol dire che va corretto, ad esempio ridisegnando gli incentivi che si sono esauriti. Il Jobs act ha avuto un enorme ruolo positivo, lo vedremo quando l’economia sarà stabilmente in espansione. Serve a rompere la separazione fra garantiti e non garantiti: un’ingiustizia verso i giovani».



Appunto: quando l’economia sarà stabilmente in espansione?

«Oggi non cresciamo ancora abbastanza velocemente ma — e qui faccio una mia personale previsione — la velocità di crociera aumenterà. Nella ripresa ci sono elementi strutturali: le imprese stanno investendo per innovare, per rinnovare lo stock di capitale, per assumere capitale umano; e questo fa crescere il reddito potenziale, come per due decenni non è avvenuto. Stiamo risolvendo il doppio problema: l’uscita dalla crisi finanziaria e bancaria, e dalla crisi di crescita, eredità di fine millennio».
I conti pubblici sono in sicurezza?

«L’Italia è sul sentiero giusto. L’Istat ha appena certificato per il terzo trimestre 2017 un deficit al 2,1% del Pil, in linea con le previsioni. Faccio notare che in questi anni la finanza pubblica italiana ha ottenuto risultati in piena coerenza con le previsioni; nelle passate legislature, la maggior parte delle volte si sforava. Ora la barra è stata tenuta dritta, secondo gli obiettivi concordati con l’Europa».



Ma il debito pubblico continua a crescere.

«Non è così. Il debito pubblico in rapporto al Pil ha registrato una flessione già nel 2015 e ora è stabilizzato. Per il 2017 stiamo aspettando i dati definitivi: c’è una buona probabilità che anche quest’anno il debito diminuisca. Abbiamo lasciato la sciovia e cominciato la discesa».

Si diceva un tempo che in Europa andavamo con il cappello in mano. La politica renziana dei pugni sul tavolo ha pagato di più?

«In Europa vige un principio semplice: nei negoziati i Paesi ottengono risultati direttamente proporzionali alla loro capacità di rispettare le regole ed essere riconosciuti come Paesi che rispettano le regole. L’Italia ha dimostrato di sapere fare le riforme strutturali, mantenendo una politica di saldo della finanza pubblica non ballerina ma costante. Poi ci sono i rapporti tra leader. Renzi è stato molto efficace nell’affermare che l’Italia è un Paese credibile, anche perché l’Italia ha dimostrato di esserlo. Il suo battere i pugni sul tavolo era sostenuto dalla credibilità».



Com’è Schäuble? Odia l’Italia?

«Assolutamente no. Abbiamo un rapporto personale stretto, anche se spesso non ci troviamo d’accordo. Il fatto paradossale è che molti esponenti stranieri, in primo luogo tedeschi, adorano l’Italia, comprano casa da noi, parlano anche un po’ di italiano. Compreso il governatore della Bundesbank Weidmann».



Neppure Weidmann è cattivo?

«Non dico sia buono... Ma dopo aver pronunciato all’ambasciata tedesca parole che potevano suonare offensive verso l’Italia, come riparazione mi invitò a tenere una conferenza a Francoforte introducendomi in un modo che mi ha commosso».



La Merkel riuscirà a fare il governo?

«Mi pare che la prospettiva della Grande Coalizione si stia indebolendo. Non resterebbero che nuove elezioni».

Ai tavoli economici europei c’era anche Macron.

«Con Macron abbiamo avuto rapporti dialettici, franchi, diretti. Dai cantieri navali alla gestione di ST-Microelectronics».



D’Alema parla di atteggiamento coloniale da parte della Francia.

«Non lo commento. C’è un atteggiamento di due Paesi industriali, uno — l’Italia — più industriale dell’altro, che collaborano e competono. La Francia è venuta in Italia forte di una situazione finanziaria più robusta e ne ha approfittato; ma l’Italia sa fare il contrario. Fincantieri è la compagnia che gestirà la nuova realtà cantieristica franco-italiana sia civile sia militare. Non so se D’Alema pensa che questo denoti un atteggiamento coloniale dell’Italia verso la Francia».



D’Alema, cui lei fu vicino, le riserva spesso qualche stoccata.

«Conosco bene le stoccatine di D’Alema, è un genere che lo appassiona. Anch’io avrei in mente qualche stoccatina per lui, ma mi astengo. Gli sono molto affezionato. E non dimentico che una delle persone che mi telefonò per convincermi ad accettare questo incarico fu lui. Non so se si è pentito».

E il rapporto con Renzi com’è stato?

«Molto interessante, faticoso, stimolante. Sempre dialettico. In alcuni casi il governo prese decisioni che io avrei preso in modo diverso».



Ad esempio?

«Io avrei tagliato prima le tasse alle imprese, in modo che assumessero. Ma Renzi disse: no, siamo in una fase recessiva, dobbiamo sostenere le famiglie; e impose gli 80 euro. Devo riconoscere che aveva ragione lui. Eravamo in disaccordo sul rapporto deficit-Pil: lui voleva lasciarlo invariato, io volevo diminuirlo; e quella volta prevalse la mia posizione. Su quasi tutto abbiamo avuto una discussione molto franca».



Insomma, non eravate d’accordo su niente.

«Eravamo d’accordo su una cosa fondamentale: la strategia di fare le riforme. Il principale merito del presidente Renzi è stato dare una scossa all’Italia».



Meglio lui o Gentiloni?

«Sono due persone molto diverse. Renzi ha dato molto al Paese, Gentiloni sta dando molto in condizioni differenti. Per quanto possa essere malignamente interpretato, mi trovo bene con tutti e due. Del resto ho avuto esperienza con capi impegnativi. All’Ocse avevo Gurría, un vulcanoide. Al Fondo monetario il mio capo era Tremonti; e ho detto tutto».



Si candiderà alle elezioni del 4 marzo?

«Al mio futuro non ho pensato. Nessuno me l’ha chiesto, e io non chiedo nulla».

Se glielo chiedessero?

«Non lo escluderei. Si può servire il proprio Paese in vari modi. Anche dall’estero, come ho fatto per 12 anni. L’importante è continuare a dare il mio contributo perché l’Italia prosegua nel percorso di riforme, crescita, risanamento».



Come andranno le elezioni?

«Mi pare che nessuno dei tre blocchi avrà la maggioranza per governare da solo».



È possibile un governo Pd-Forza Italia?

«In un quadro di elevata incertezza non si può escludere nulla. Mi sembra che questa incertezza diffusa sia già percepita, vedo un certo nervosismo sui mercati finanziari: con lo scioglimento delle Camere si è mosso lo spread, che era sceso a numeri molto contenuti».



L’Italia può reggere mesi senza un governo con una maggioranza parlamentare?

«L’Italia potrebbe reggere mesi e mesi in cui i partiti negoziano fra loro, se l’attività di governo continua nella sua normalità: non solo l’ordinaria amministrazione, ma tutto quello che può servire a continuare il percorso virtuoso. Gentiloni ha detto una cosa molto importante: il governo governa. In queste condizioni i partiti avranno il tempo per accordarsi; come accade in Germania e in Olanda, per non parlare della Spagna. Potrebbe essere una sorta di nuova normalità europea».



Berlusconi e la Lega propongono la flat tax. Lei che ne pensa?

«La questione cruciale è il livello: c’è una bella differenza tra — per esempio — il 15 e il 25%. La Lega propone un numero insostenibile, Berlusconi un numero meno insostenibile. Una riforma fiscale che preveda la semplificazione delle aliquote sino a una sola, meglio due, la esplorerei. Ma c’è un problema di regressività: bisogna evitare che i benefici cadano in modo disproporzionale sulle fasce di reddito più elevate. E c’è un problema di equilibrio di finanza pubblica».

È favorevole all’eliminazione del canone Rai?

«Il problema non va posto come canone sì o canone no. Bisogna avere un progetto di lungo termine, con una idea di cultura e di servizio pubblico. Il modello di finanziamento dipende dal progetto culturale, non il contrario».



La legislatura è stata segnata anche dalla crisi delle banche.

«E noi l’abbiamo affrontata sia con riforme strutturali, sia con operazioni di gestione delle crisi in un contesto istituzionale e finanziario difficilissimo, con l’Europa che ha cambiato regole in modo che dire accelerato è poco. Eppure abbiamo tolto di mezzo i focolai di crisi. Abbiamo salvato i risparmiatori e rimborsato gli obbligazionisti. Ci hanno perso solo gli azionisti e qualche investitore istituzionale. E il Wall Street Journal scrive che le banche italiane non sono più un problema».



Allora perché l’opinione pubblica è furibonda? Forse per l’uso del denaro pubblico?

«Non dico sia tutto risolto. Ma in Italia la crisi ha interessato sette banche su 600: il Monte dei Paschi, le due venete, quattro piccole banche regionali. Il ricorso al denaro pubblico è stato infinitamente minore che in altri Paesi europei, con la Germania il rapporto è di uno a venti. Come ha detto Visco, la crisi bancaria è legata alla recessione: i debitori non pagano i debiti, le banche si tengono le sofferenze in pancia. Si poteva fare di più, le banche potevano accelerare le cessioni delle sofferenze, le autorità potevano convincerle ad accelerare la dismissione. Unicredit ha ceduto sofferenze a un prezzo non fantastico, ma questo le ha permesso di ricapitalizzarsi per 13 miliardi; a dimostrazione che nel sistema bancario italiano c’è vitalità».

Chi ha messo in crisi sette banche?

«Di sicuro ci sono stati comportamenti fraudolenti da parte di amministratori che sapevano e hanno taciuto o hanno mentito. Questo ha generato uno choc violento per i risparmiatori».



Visco è stato un buon governatore?

«Lo è stato e lo è».



Lei alla commissione parlamentare ha detto di non aver autorizzato nessun ministro a occuparsi di banche. Ora la Boschi dovrebbe dimettersi?

«Non intendevo assolutamente questo. In realtà volevo dire una cosa banale: il problema di autorizzazione semplicemente non si pone, non è che dovessi autorizzare alcuno. Si parla solo della Boschi, ma la commissione sta facendo un lavoro utile. Spero che metta tutte le informazioni a disposizione del Paese».



E dei 5 Stelle cosa pensa?

«Ho letto la lunga intervista di Di Maio al Mattino. Vedo il tentativo di appropriarsi di tante proposte in tante direzioni, una in contrasto con l’altra. E vedo la totale assenza di coperture finanziarie. Non basta dire solo che si tagliano le spese, bisogna indicare quali. E l’idea di portare il deficit oltre il 3% promette solo di scaricare nuovo debito sulle prossime generazioni».

Sul taglio delle spese potevate fare di più?

«La spending review è un’operazione da fare in modo continuo, con un orizzonte di medio termine, che non dà risparmi cospicui. Certo, si può tagliare qualsiasi spesa, sanità pensioni, scuola, difesa; però poi non lamentiamoci se lo Stato non produce più servizi essenziali».

34694 di 34729 - 11/1/2018 11:00
quadr0 N° messaggi: 25497 - Iscritto da: 04/8/2008
Ho messo anche questa lunga intervista del 7 gennaio 2018 a Padoan per fare il quadro completo tra ladri e inetti nelle cui mani ci troviamo.
34695 di 34729 - 11/1/2018 11:03
quadr0 N° messaggi: 25497 - Iscritto da: 04/8/2008
Colonizzati dalla Francia che ha fatto man bassa di banche, industrie e assicurazioni in Italia e la faciloneria di Padoan che dice che tutto è normale.

34696 di 34729 - 11/1/2018 12:56
ANTVAV N° messaggi: 1004 - Iscritto da: 13/12/2007
E quel giorno non aveva bevuto !!!!!!
34697 di 34729 - 11/1/2018 13:34
vale69 N° messaggi: 884 - Iscritto da: 09/8/2013
L'unica fogna che scende, tanto per cambiare....
34698 di 34729 - 11/1/2018 21:21
sandocan1 N° messaggi: 5864 - Iscritto da: 19/11/2016
Su Rai 3 stanno spiegando il crack mps......
34699 di 34729 - 19/1/2018 22:01
webra N° messaggi: 12248 - Iscritto da: 13/1/2011
…bene :))
MODERATO IL GIAPPONESE (Utente disabilitato) N° messaggi: 1145 - Iscritto da: 17/6/2018
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