duca minimo
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Vorrei capire una cosa : MA SIETE TUTTI PRETI E PRELATI QUA DENTRO ?
Padova, 12 dicembre 2012 - "Perdonatemi non ce la faccio più": ha lasciato un biglietto sulla scrivania Giovanni Schiavon, 59 anni, titolare dell’impresa Eurostrade 90 di Vigonza, prima di uccidersi con un colpo di pistola nel suo ufficio di via Andreon 7 a Vigonza. Nel padovano, in un mese, è il secondo imprenditorie edile che a causa della crisi si toglie la vita. Mentre, sempre oggi, nel trevigiano pare sempre per difficoltà economiche, a farla finita
sotto un treno è stata una ex ristoratrice di 43 anni.
Giovanni Schiavon, imprenditore, bravissima persona come è stato definito sia dai colleghi sia dagli amici, da qualche tempo soffriva perché costretto ad accettare la cassa integrazione per i suoi dipendenti a causa di mancanza di liquidità. Vantava crediti per circa 200 mila euro e da quattro mesi stava cercando inutilmente di farsi pagare.
Schiavon viveva a Padova, con la moglie e i figli. Da qualche tempo era prostrato perché era stato costretto ad accettare la cassa integrazione per sette dipendenti a causa di mancanza di liquidità. I debiti della sua azienda, a quanto risulta dalle prime indagini condotte dai carabinieri, sono dovuti principalmente a ritardi nel pagamento di lavori realizzati nel settore pubblico, il cui saldo dilazionato aveva messo in difficoltà la ditta, che opera nel settore movimento terra e asfaltature. Il meccanismo dei pagamenti si è inceppato circa un anno fa, quando i pagamenti da parte dei clienti della Eurostrade 90, già in ritardo, si sono fermati. Così era scattata la cassa integrazione per sette dei dipendenti. Terminate le ultime commesse, sarebbe stato un Natale di cassa integrazione anche per gli altri, con i soldi in cassa per pagare stipendi e tredicesime ridotti al lumicino. Forse tutti questi elementi hanno portato l'imprenditore a decidere di farla finita.
Nel diffondere la notizia, Federcontribuenti sottolinea che nel giro di una decina di giorni è il terzo suicidio: "Il motivo sempre economico. Persone a cui le banche hanno chiuso le porte dopo averli sfruttati. Il Governo ha il dovere di intervenire e chiediamo alle autorità giuridiche di aprire una inchiesta. Ci sono delle responsabilità da appurare, ci sono gravi violazioni da condannare, ci sono tutti gli elementi per aprire un fascicolo contro chi sta usando lo Stato per garantire interessi che non comprendono il rispetto delle leggi e dei diritti dei cittadini. Dobbiamo intervenire immediatamente e con un sistema di riforme adeguate, altrimenti, sarà una carneficina".
ma sui quotidiani di oggi si parlerà di CASA POUND ...
22 di 37-14/12/2011 20:230
duca minimo
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AMBROGINO D'ORO A TUTTI I LAVORATORI DEL SAN RAFFAELE
22 Novembre 2011
Il Consiglio Comunale di Milano ha attribuito l'Ambrogino d'oro a tutti i lavoratori del San Raffaele. Questo prestigioso attestato di benemerenza cittadina onora e gratifica ciascun lavoratore e tende a stemperare l'amarezza e la delusione nate dalla lettura di tutte le notizie di cronaca che hanno visto come obiettivo la Fondazione San Raffaele in tempi recenti.
Si tratta di un riconoscimento importantissimo che va doverosamente a chi si impegna ogni giorno con dedizione e abnegazione. A chi si è speso per mantenere alto il valore dell'istituzione, a quanti hanno continuato a riconoscersi con fierezza nei principi fondanti del San Raffaele proseguendo il lavoro eccellente e quotidiano nell'assistenza clinico-sanitaria, nella ricerca scientifica e nella didattica, nonostante la bufera mediatica. L'Ambrogino è sicuramente uno sprone ulteriore a rinnovare l'impegno perché il San Raffaele continui a essere, e sia ogni giorno di più, quel bene prezioso conosciuto come un patrimonio unico non solo del nostro Paese.
23 di 37-14/12/2011 20:240
duca minimo
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Oh, mia bela maduninaaaa...
Milano, 14 dicembre 2011 - L'inchiesta sulla bancarotta dell'ospedale San Raffaele e in particolare il troncone relativo alla destinazione dei fondi neri ha fatto aumentare la preoccupazione per possibili guai giudiziari negli
ambienti politici. Al punto che recentemente è cresciuto in modo considerevole il numero di persone che attraverso legali di fiducia hanno presentato richiesta formale alla procura della Repubblica di Milano per sapere se il loro nome sia finito o meno nel registro degli indagati, come consente l'articolo 335 del codice di procedura penale fatta eccezione per i procedimenti riguardanti mafia e terrorismo. Ma c'è anche chi si è limitato sempre attraverso un avvocato a chiederlo in via informale ai pm e tra questi c'è un ex ministro della Repubblica.
L'ex ministro stando a quanto si apprende non risulta indagato come non risultano almeno per adesso iscrizioni nell'apposito registro di esponenti politici o di pubblici ufficiali con l'accusa di aver incassato una parte dei milioni di fondi neri costituiti da amministratori dell'ospedale, con la complicità di intermediari e fornitori che provvedevano a retrocedere via Svizzera un po' dei soldi che avevano incassato. In procura intanto si mostrano fiduciosi in vista delle risposte alle numerose richieste di assistenza giudiziaria all'estero formulate con le rogatorie in diversi paesi utilizzati dagli indagati.
COMMISSIONE D'INCHIESTA - L'Ufficio di presidenza del Consiglio regionale lombardo ha istituito una commissione di inchiesta sull'ospedale San Raffaele, accogliendo la richiesta delle opposizioni. In carica per 6 mesi dall'insediamento, sarà composta da 11 membri e presieduta da un rappresentante della minoranza. ''Ho provveduto a scrivere ai presidenti dei Gruppi consiliari invitandoli a designare i propri rappresentati entro 10 giorni'', ha annunciato il presidente Davide Boni.
24 di 37-16/12/2011 06:560
duca minimo
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Comunione e Liberazione ...belle parole , brutti fatti ! Ma pochi l'hanno capito ...
25 di 37-16/12/2011 19:320
duca minimo
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Facciamo un gioco : A CHI AVRANNO DATO I SOLDI IN NERO ?
(AGI) - Milano, 16 dic. - Durante l'interrogatorio di garanzia che si e' svolto stamane nel carcere di Opera, l'uomo d'affari Pierangelo Dacco', arrestato con le accuse di associazione per delinquere e concorso in bancarotta fraudolenta nell'ambito dell'inchiesta sul dissesto del San Raffaele, ha escluso di aver mai dato soldi a partiti, uomini politici e a pubblici ufficiali. Lo ha riferito uno dei suoi legali, l'avvocato Gianpiero Biancolella, al termine dell'interrogatorio, durato circa due ore, davanti al gip Vincenzo Tutinelli e ai pm Laura Pedio e Gaetano Ruta. "Io ero uguale a tutti gli altri fornitori", ha inoltre spiegato Dacco', affermando di non sapere a chi fossero destinati i fondi neri creati, secondo la Procura, attraverso il meccanismo delle sovrafatturazioni imposte a chi voleva lavorare col nosocomio di Don Verze', che poi retrocedeva agli ex vertici della Fondazione una parte dei guadagni.
26 di 37-17/12/2011 08:490
duca minimo
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San Michele ...dammi una mano !
27 di 37-30/12/2011 07:450
duca minimo
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Il mistero del San Raffaele
avvolto nei troppi «si sapeva»
Da Berlusconi alla Regione Lombardia: quanti erano a conoscenza della situazione dell'ospedale di Don Verzè?
Ma si sapeva». Ogni volta che cerco di commentare con qualcuno le sconcertanti rivelazioni sul caso don Verzé ricevo sempre la stessa risposta: «Ma si sapeva». Dunque, dagli anni 80 si sapeva che il San Raffaele era pesantemente indebitato. Si sapeva che i vertici dell'ospedale ricevevano dai fornitori, in contante, una mazzetta compresa tra il 3 e il 5% che il prete imponeva come condizione per lavorare.
Si sapeva che Cal, quel Mario Cal morto suicida e secondo gli inquirenti il vero dominus dell'associazione a delinquere, «non faceva nulla di importante che Verzé ignorasse». Si sapeva che c'era un losco traffico con il Brasile (da un'inchiesta di Report si è appreso anche che alcuni dirigenti del San Raffaele vi «andavano a ragazzine»). Si sapeva delle spese faraoniche di don Verzé, dal jet privato alla costosissima cupola su cui è issato l'arcangelo Raffaele, dagli hotel di lusso alle numerose ville. Pare si sapesse tutto.
Già, ma chi sapeva? Probabilmente Silvio Berlusconi, grande amico e protettore di don Verzé. Probabilmente la Regione Lombardia, che ha sempre ritenuto il San Raffaele l'ospedale di punta «dell'eccellente sanità lombarda» e non ha mai avuto problemi nel concedere importanti finanziamenti per la ricerca e per le cure assistenziali. Probabilmente Nichi Vendola che nel 2010 (l'altro ieri) ha sottoscritto un accordo con don Verzé per la nascita in Puglia della Fondazione San Raffaele del Mediterraneo. Certamente le banche che hanno coperto il buco economico stimato dalla società di consulenza Deloitte intorno ai 1.476 miliardi. Forse anche la Curia qualcosa sapeva, visto che nel 1973 l'allora cardinale Giovanni Colombo sospese don Verzé a divinis. Forse anche i professori dell'università Vita-Salute San Raffaele. Forse anche la Lega: il San Raffaele non si trova nella fiabesca e incontaminata Padania?
Tutti sapevano, tutti erano a conoscenza dei traffici del prete maneggione. Hanno taciuto. Magari perché la Fondazione Monte Tabor non ha l'obbligo di pubblicazione dei bilanci. Magari perché il San Raffaele è comunque un ottimo ospedale, pieno di ottimi medici. Magari per convenienza. Abbiamo taciuto perché la missione giustifica i mezzi. Crediamo così di avere la coscienza pulita per il solo fatto di non averla usata.
barcollo , ma non mollo ....aspettando SAN GIOVANNI ROTONDO !
e san Michele ...
28 di 37-31/12/2011 11:190
duca minimo
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AH, AH, AH , AH, AH........
«Don Luigi Maria Verze, fondatore del San Raffaele, è deceduto questa mattina, 31 dicembre, alle ore 7,30 circa presso l'Unità Coronarica dell'Ospedale. Don Luigi era stato ricoverato durante la notte alle ore 2.30 per l'aggravarsi della sua situazione cardiaca». Lo precisa una nota del S.Raffaele.
Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/pdLAu
29 di 37-01/1/2012 16:330
duca minimo
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I funerali di don Luigi Verzè, fondatore del San Raffaele, morto a Milano a 91 anni, si terranno a Illasi, in provincia di Verona, suo paese natale. Era ricoverato per l'aggravarsi della sua ...
30 di 37-01/1/2012 16:350
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Via ! Altro ENRICO MATTEI, ROBERTO CALVI, MICHELE SINDONA, RAUL GARDINI e MARIO CAL archiviato ....il sistema torna a respirare...perchè TANTO ..Beppe Grillo se la prende con Equitalia ..
Don Verzè sepolto a Verona. Il vescovo: riconosceva d'aver debordato
Il feretro con la salma di don Luigi Verzè è stato portato nel piccolo cimitero comunale di Illasi, nella cappella di famiglia, in attesa di essere tumulata nella cappella della Madonna della Vita del San Raffaele, dietro all'altare. Alla sepoltura era presente anche l'ex ministro della sanità, Ferruccio Fazio. All'uscita della bara dalla chiesa, sotto una pioggia leggera, una folla di un migliaio di persone ha applaudito il passaggio del feretro. Confusi tra la gente, il filosofo Massimo Cacciari e il critico Vittorio Sgarbi. «La salma di don Luigi - aveva detto poco prima monsignor Zenti, vescovo di Verona - è stata portata ad Illasi come nel ritorno di un vecchio patriarca alle sue origini».
Nell'omelia il vescovo di Verona ha definito Don Verzè un «solitario come tutti i geni», ma anche un uomo «disposto a riconoscere di aver debordato». «È vissuto tra applausi che non disdegnava - ha detto il vescovo - e tra grattacapi». Sarebbe meglio, secondo Zenti, se adesso si placassero le voci attorno a don Verzè: «Su di lui è stato detto di tutto, anche fuori dalle righe, con una certa disinvoltura e non sempre con quel senso di umanità cui si addice almeno un po' di clemenza nei confronti della fragilità umana». «Forse - ha aggiunto - ma questa è una mia ipotesi, Don Luigi è stato analizzato più a spicchi che nella sua globalità, a partire dalla sua interiorità. Soprattutto in questi ultimi mesi, è scattata nei media una gran voglia di squarciare il velo della sua complessa personalità».
fotoGli incontri di Don Verzè
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Crack San Raffaele, Don Verzé scrive ai dipendenti: mia responsabilità
36 di 37-03/1/2012 07:360
duca minimo
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Sempre durante l'omelia, il vescovo ha fatto un accenno a un lato «vulnerabile» del suo carattere: «Quando mirava a un obiettivo, non badava ai mezzi, pur di conseguirlo». Ad assistere all'esequie, pochi i volti noti.
...come han detto molti "condottieri" ...ah,ah,ah
dai, "cavaliere" ...che l'à te nada be...
37 di 37-05/1/2012 06:550
duca minimo
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Niente ...peini di PRETACCI ANCHE QUI ...lo scandalo più grosso degli ultimi TREN'ANNI e voi ...popolo imbecille ...NIENTE !
nemmeno Beppe Grillo può parlarne ....AL BANO e POZZETTO ...
la C.L. ....tutto lo IOR ...
vigliacchi , vigliacchi , vigliacchi ...le bombe carta ad EQUITALIA ...quelle si ....stronzi maledetti !
Vorrei capire una cosa : MA SIETE TUTTI PRETI E PRELATI QUA DENTRO ?
Padova, 12 dicembre 2012 - "Perdonatemi non ce la faccio più": ha lasciato un biglietto sulla scrivania Giovanni Schiavon, 59 anni, titolare dell’impresa Eurostrade 90 di Vigonza, prima di uccidersi con un colpo di pistola nel suo ufficio di via Andreon 7 a Vigonza. Nel padovano, in un mese, è il secondo imprenditorie edile che a causa della crisi si toglie la vita. Mentre, sempre oggi, nel trevigiano pare sempre per difficoltà economiche, a farla finita
sotto un treno è stata una ex ristoratrice di 43 anni.
Giovanni Schiavon, imprenditore, bravissima persona come è stato definito sia dai colleghi sia dagli amici, da qualche tempo soffriva perché costretto ad accettare la cassa integrazione per i suoi dipendenti a causa di mancanza di liquidità. Vantava crediti per circa 200 mila euro e da quattro mesi stava cercando inutilmente di farsi pagare.
Schiavon viveva a Padova, con la moglie e i figli. Da qualche tempo era prostrato perché era stato costretto ad accettare la cassa integrazione per sette dipendenti a causa di mancanza di liquidità. I debiti della sua azienda, a quanto risulta dalle prime indagini condotte dai carabinieri, sono dovuti principalmente a ritardi nel pagamento di lavori realizzati nel settore pubblico, il cui saldo dilazionato aveva messo in difficoltà la ditta, che opera nel settore movimento terra e asfaltature. Il meccanismo dei pagamenti si è inceppato circa un anno fa, quando i pagamenti da parte dei clienti della Eurostrade 90, già in ritardo, si sono fermati. Così era scattata la cassa integrazione per sette dei dipendenti. Terminate le ultime commesse, sarebbe stato un Natale di cassa integrazione anche per gli altri, con i soldi in cassa per pagare stipendi e tredicesime ridotti al lumicino. Forse tutti questi elementi hanno portato l'imprenditore a decidere di farla finita.
Nel diffondere la notizia, Federcontribuenti sottolinea che nel giro di una decina di giorni è il terzo suicidio: "Il motivo sempre economico. Persone a cui le banche hanno chiuso le porte dopo averli sfruttati. Il Governo ha il dovere di intervenire e chiediamo alle autorità giuridiche di aprire una inchiesta. Ci sono delle responsabilità da appurare, ci sono gravi violazioni da condannare, ci sono tutti gli elementi per aprire un fascicolo contro chi sta usando lo Stato per garantire interessi che non comprendono il rispetto delle leggi e dei diritti dei cittadini. Dobbiamo intervenire immediatamente e con un sistema di riforme adeguate, altrimenti, sarà una carneficina".
ma sui quotidiani di oggi si parlerà di CASA POUND ...