Mancano solo 2 miliardi di metri cubi di gas, poco più del 6% del gas che arrivava dalla Russia fino all'anno scorso. Il riempimento degli stoccaggi è sempre più vicino al traguardo del 90% da raggiungere entro settembre.

Lo scrive il Messaggero spiegando che la percentuale di riempimento è stata fotografata l'8 agosto al 75,38%, poco superiore a quella di Berlino (73,18%) che ha fatto una corsa forsennata pur di recuperare il tempo perso con lo stop del Nord Stream 1. Poi, in genere, settembre è dedicato alle manutenzioni, quindi le scorte vanno di fatto chiuse entro questo mese. Questo è il vero obiettivo a questo punto. A garantire l'accelerazione in Italia è stato l'intervento di Snam e del Gse. Un'operazione pagata a caro prezzo dallo Stato, visti i prezzi oltre 200 euro per megawattora, ma che consentirà al Paese di affrontare un inverno critico con scorte adeguate. Per il resto, la manovra di diversificazione delle fonti di approvvigionamenti curata dal governo negli ultimi mesi porterà più gas già dai prossimi mesi, sia dall'Algeria sia dall'Azerbaigian.

Nel secondo semestre del 2022 totalizzeremo nuove forniture per 7,5 miliardi a fronte dei 29 miliardi di metri cubi che abbiamo importato dalla Russia l'anno scorso, ha assicurato il ministro Roberto Cingolani, che comunque guarda con un cauto ottimismo alle prossime mosse di Putin. «Finora, anche se i quantitativi si sono ridotti per scelta di Putin, non abbiamo mai smesso di comprare il metano di Gazprom», ha detto la settimana scorsa, come dire che prepararsi per l'emergenza è d'obbligo ma è inutile far scattare l'allarme in anticipo. Per il 2025 saremo, invece, completamente indipendenti da Mosca. E ancora, quest' inverno Cingolani conta sul contributo da gennaio di almeno uno dei due nuovi rigassificatori programmati. E poi ci sono i risparmi dei consumi. Il piano Ue prevede per l'Italia un taglio volontario dei consumi di circa 4 miliardi di euro. Non serviranno misure draconiane, ha garantito Cingolani. Ma questo probabilmente dipenderà anche da un eventuale stop del gas russo. Uno stop immediato, dicono gli osservatori, potrebbe richiedere nuove misure di risparmio più stringenti per famiglie e imprese.

Infine, c'è sempre la carta carbone da giocare. Nonostante la produzione di energia idroelettrica del Paese sia più che dimezzata per colpa delle temperature record e della siccità straordinaria che colpisce il Po, non è ancora arrivato il momento di spingere al massimo le centrali a carbone. Non è ancora tempo, evidentemente, per far scattare la misura già prevista dal piano del governo per compensare, almeno in parte, i minori afflussi dalla Russia. Tocca proprio a Cingolani decidere il momento opportuno. A sentire gli operatori in prima linea, da Enel ad A2a, l'Italia ha già fatto tutte le scorte di carbone per l'inverno.

alu

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MF-DJ NEWS

1108:54 ago 2022

 

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August 11, 2022 02:55 ET (06:55 GMT)

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