Unrae: mercato auto Ue; anche maggio con segno meno, male Italia
16 Giugno 2022 - 04:18PM
MF Dow Jones (Italiano)
Anche nel mese di maggio il mercato dell'auto in Europa
(UE+UK+EFTA) continua a registrare un pesante calo delle
immatricolazioni, sottolinea l'Unrae. Con 948.149 vetture
registrate rispetto a 1.083.255 di maggio 2021, la flessione nel
mese è del 12,5%, più contenuta rispetto ai due mesi precedenti ma
ancora a due cifre. All'incirca sullo stesso livello è il dato dei
primi cinque mesi (-12,9%) che con 4.531.598 unità immatricolate
registra una perdita di oltre 670.000 vetture rispetto a 5.203.970
di gennaio-maggio 2021.
Sulla base del risultato dei primi cinque mesi, la stima
accreditata da alcuni analisti internazionali indica che nel 2022
il mercato dell'Europa Occidentale possa scendere sotto i 10
milioni di auto vendute, con una perdita di circa 1/3 rispetto ai
numeri del periodo pre-pandemia e -7,4% rispetto al 2021. Le
perdite potrebbero essere superiori se il conflitto in Ucraina
dovesse prolungarsi e se il rallentamento della catena degli
approvvigionamenti dovesse peggiorare per le decisioni della Cina
in relazione all'epidemia da Covid 19.
Nel mese in oggetto, i dati sui cinque Major Markets d'Europa
indicano una flessione tra il 10% e l'11% per Germania, Francia e
Spagna, e del 15% per l'Italia, superata in discesa dal Regno Unito
che segna -20,6%. L'Italia presenta invece la performance peggiore
(-23,9%) nel cumulato del periodo gennaio-maggio. In termini di
volumi assoluti l'Italia si conferma il quarto mercato fra i cinque
maggiori paesi, sia nella classifica di maggio che dei primi cinque
mesi. A maggio l'Italia vede salire leggermente la sua quota di
veicoli elettrici "alla spina" (9,7%), lasciando così l'ultimo
posto alla Spagna (7,9%), ma restando molto lontana dalle posizioni
di Germania (25,3%), Francia (20,9%) e Regno Unito (18,3%).
"Gli obiettivi del programma FitFor55 al 2035, così come
approvati dall'Europarlamento pochi giorni fa, sono certamente
ambiziosi e forse, come sostiene Acea, l'Associazione europea delle
Case Auto, anche prematuri, in un contesto di enorme incertezza e
di rapidissima evoluzione tecnologica", afferma Andrea Cardinali,
Direttore Generale dell'Unrae. "Se tali obiettivi dovessero essere
confermati al termine del lungo iter che li aspetta in sede di
trilogo (prossima tappa, il Consiglio Ambiente del 28 giugno)
allora sarà necessario uno sforzo davvero epocale per tutti gli
attori coinvolti. Non solo le Case auto, che in questi anni hanno
investito centinaia di miliardi portando sul mercato circa 170
nuovi modelli con la spina, fra elettrico puro e ibrido plugin, ma
anche tutta la filiera a monte e a valle".
"In particolare", aggiunge Cardinali, "sarà indispensabile che
anche per le infrastrutture di ricarica vengano fissati per i
governi nazionali obiettivi vincolanti e ugualmente ambiziosi, e
che si segua un preciso percorso a tappe. Solo per quelle pubbliche
(ma quelle private sono altrettanto importanti, e richiedono forti
detrazioni fiscali) Acea chiede infatti 6,8 milioni di punti di
ricarica entro il 2030, contro i 4,9 milioni indicati dalle
istituzioni europee e i 300 mila attuali. Ciò equivale a 14 mila
nuovi punti di ricarica pubblici ogni settimana, contro i circa
2.000 di oggi: un investimento di 8 miliardi di euro, di cui il 16%
dovrebbe essere concentrato sull'espansione della rete 5G e della
rete internet ad alta velocità. In questo percorso di
infrastrutturazione, già inadeguato a livello europeo, l'Italia
sconta un ulteriore ritardo da colmare al più presto, in
particolare su autostrade e strade extraurbane: i soli fondi del
Pnrr, 750 milioni al 2026, non sono sufficienti, e ancora non si
conosce il cronoprogramma della loro erogazione".
"Anche l'altro lato dell'equazione", prosegue il Direttore,
"l'ineludibile sostegno alla domanda per accompagnare la
transizione energetica, soffre in Italia di alcuni gravi punti
deboli. Non solo il termine di 180 giorni per immatricolare le auto
incentivate, irrealistico nell'attuale crisi delle catene di
fornitura, ma soprattutto l'esclusione dal beneficio proprio delle
persone giuridiche, motore naturale della transizione. Una
categoria già penalizzata da un trattamento fiscale che ne mina la
competitività internazionale, con limiti esigui di detraibilità Iva
e deducibilità dei costi per le auto in uso promiscuo".
"Peraltro", conclude Andrea Cardinali, "nonostante l'esclusione
di metà della platea di possibili beneficiari, le dotazioni di
fondi per i veicoli con la spina - che quest'anno dovrebbero
risultare adeguate, ma solo grazie al ritardo nella partenza - si
annunciano già largamente insufficienti per gli anni a venire. Se
si vogliono davvero guidare i consumatori verso le motorizzazioni
meno impattanti, è chiaro sin d'ora che i fondi andranno
cospicuamente rifinanziati, altrimenti si rischia ciò che è appena
accaduto a quello delle vetture con emissioni 61-135 g/Km, esaurito
in meno di tre settimane".
alb
alberto.chimenti@mfdowjones.it
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June 16, 2022 10:03 ET (14:03 GMT)
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