Lo scorso giugno all'Eliseo si è tenuta una riunione di cui i giornali non hanno dato conto. E non perché fosse irrilevante, ma perché era pressoché segreta. Il presidente della Repubblica, Emmanuel Macron, appena rieletto, ha incaricato il suo capo di gabinetto Patrick Strzoda di mettere attorno ad un grande tavolo le quaranta principali aziende europee che investivano in Francia. Missione: spiegare quali priorità avrebbe avuto il secondo mandato del giovane capo di Stato. Per l'Italia, era presente solo Atlantia, in virtù dei suoi importanti affari nel paese transalpino e questa è un'altra notizia, visto che se facesse la stessa cosa la premier Giorgia Meloni avrebbe sicuramente attorno al medesimo tavolo a palazzo Chigi aziende come Vivendi, Bnp Paribas, Euronext, Lactalis, e gente come Vincent Bollorè e Arnaud de Puyfontaine, per citare solo le principali imprese e due manager di spicco che la Penisola la conoscono come un taschino del loro vestito di sartoria.

Strzoda ha illustrato con una serie di slides le aree di intervento del governo francese in ordine di importanza: energia, trasporti e agro alimentare, mentre ha definito non prioritaria la riforma delle pensioni, scrive il direttore Roberto Sommella su "Milano Finanza". E quest'ultima è una terza notizia, per i francesi e per i loro sindacati. Non a caso, Parigi si è mossa di conseguenza, nazionalizzando Edf in virtù della necessità di rafforzare la sua indipendenza energetica a causa della guerra in Ucraina, muovendosi per blindare la sua quota in Eurotunnel, e preparando nuovi stringenti paletti alla politica agricola comune.

Ma se la Francia fa programmazione, perché il nostro Paese non la copia almeno in questo, visto che ci ha firmato pure un Trattato del Quirinale? La domanda sorge spontanea a chi scrive quando incontra al 29esimo piano della torre in Gae Aulenti l'amministratore delegato di Unicredit, Andrea Orcel. Egli è reduce dalla presentazione di una trimestrale record con 1,7 miliardi di utili complessivi (che salgono a 4 miliardi in nove mesi) e ricavi in forte crescita.

Non nascondendo una certa soddisfazione, dissimulata da una tazza di thè con pasticcini, abitudine assimilata probabilmente nella City, il banchiere che comincia a dare del filo da torcere all'altro big banker Carlo Messina e alla sua Intesa Sanpaolo, rispondendo con un doppio «no» alla domanda se qualcuno del governo italiano, in primis Mario Draghi, lo abbia mai interpellato per sapere come stanno andando davvero le cose in Russia, essendo lui il migliore interlocutore possibile, visto che nel paese di Vladimir Putin continua a operare e macinare pure profitti o se qualcun altro, Banca d'Italia, Ministero dell'Economia o Consob abbia invece convocato lui e tutti gli altri istituti italiani per fare il punto della situazione dopo due anni di crisi pandemica, shock energetico e stress bellico.

"La verità è che le cose sono molto diverse da quello che si legge e si sente", afferma il banchiere a proposito della prima domanda, "la presidente della Banca centrale russa Elvira Nabiullina (si veda profilo a pagina 14) sta facendo miracoli col cambio del rublo e di fatto ha mantenuto vivo il mercato finanziario". Certamente la guerra in Ucraina sta facendo precipitare il grande paese in una crisi sociale che comincia a toccare la media borghesia e di questo ne è consapevole MF-Milano Finanza, che ha appena raccontato come proprio le banche e le aziende italiane che ancora operano in Russia possano opporre un veto al Cremlino qualora richiamasse al fronte uno dei loro dipendenti.

"Ma per il resto della popolazione, parliamo di 120 milioni di abitanti, il conflitto in Ucraina, per ora è ancora lontano", aggiunge Orcel, che però con le movenze degli occhi e i gesti delle mani, spiega che quel "per ora" è un grande punto interrogativo. Che pesa come un macigno sul mondo, non solo sulla banca. Dunque meglio concentrarsi sul presente e sui super conti della banca dalla cravatta rossa, ingentilita da pois bianchi.

Le ragioni del successo a volte sono difficili da spiegare più dei motivi dell'insuccesso, ma in questo caso, il banchiere le racconta così. "Unicredit è oggi una banca profondamente cambiata, con una visione unitaria, una strategia distintiva e la massima concentrazione sull'esecuzione del piano strategico", sottolinea Orcel. "Nei primi 9 mesi dell'anno, l'utile netto è cresciuto del 49% raggiungendo i 4 miliardi di euro, un risultato superiore a quello ottenuto nell'intero 2021. Anche il trimestre appena chiuso è stato molto positivo, contribuendo a ottenere i migliori risultati relativi ai nove mesi in oltre un decennio, con un margine di interesse in crescita del 10% e una diminuzione delle rettifiche su crediti resa possibile dalla solida qualità degli attivi".

Ma è tutto oro ciò che luccica? Le politiche restrittive della Bce non hanno impatto sui conti? Qualcosa sì. "C'è stato un impatto negativo una tantum di oltre 300 milioni di euro legato al Tltro e un'ulteriore incremento prudenziale delle coperture sui crediti in bonis. Ma la banca ha mantenuto il capitale ai vertici nel settore, con un Cet1 che si è attestato al 15,4%", risponde, illustrando concetti che ha riversato anche ai principali investitori.

Il resto è ancora una nebulosa, si potrebbe dire per tutta l'alleanza atlantica e per l'Europa, anche se il manager continua a non essere catastrofista sulla recessione in arrivo ("non sarà lunga"). Certo, per l'Italia ci sarà da stare accorti, ma si può ragionevolmente rimanere ottimisti. "Guardando all'economia, è opportuno ricordare che l'Italia sta performando meglio in termini di crescita, esportazioni e investimenti rispetto a Paesi come Germania e Francia. Per quanto riguarda le prospettive, il nostro scenario centrale tiene conto di una recessione non troppo profonda. In ogni caso, in Unicredit abbiamo forti linee di difesa in termini di solidità patrimoniale e di accantonamenti che ci permetteranno di reggere anche in caso di un rallentamento più consistente in Europa, assorbendo l'impatto meglio della maggior parte delle banche europee", chiosa scappando verso una nuova riunione. C'è solo da sperare che abbia ragione.

gug

 

(END) Dow Jones Newswires

October 31, 2022 03:27 ET (07:27 GMT)

Copyright (c) 2022 MF-Dow Jones News Srl.
Grafico Azioni Atlantia (BIT:ATL)
Storico
Da Feb 2024 a Mar 2024 Clicca qui per i Grafici di Atlantia
Grafico Azioni Atlantia (BIT:ATL)
Storico
Da Mar 2023 a Mar 2024 Clicca qui per i Grafici di Atlantia