Più che nell'ottica di un mercato orso, gli investitori dovrebbero continuare a guardare al flusso di notizie sul conflitto tra Russia e Ucraina con un'altra lente: quella della volatilità. A spiegarlo è Andrea Ragaini, vicedirettore generale di Banca Generali con responsabilità su wealth management, mercati e prodotti.

Domanda. Come si pone il conflitto nello scenario di mercato di questi primi mesi del 2022?

Risposta. Prima della guerra si parlava di possibile inflazione strutturale e tassi di interesse, e questo alimentava la volatilità. L'attacco all'Ucraina non fa che esasperarla, ma senza che ciò si traduca necessariamente in un mercato orso.

D. Quali sono le variabili più rilevanti per i mercati?

R. L'andamento delle borse dipende dalla crescita economica, e quindi un aspetto da monitorare con attenzione è l'impatto delle sanzioni sul pil globale, stimato intorno all'1,5%-2%. E poi c'è il tema del rincaro delle materie prime.

D. E le perdite delle banche?

R. A inizio anno i titoli finanziari hanno vissuto un rally in scia alla crescita della curva dei tassi. Più che l'esposizione alla Russia, ora gli istituti di credito stanno soffrendo il nuovo clima di probabile cautela delle banche centrali.

D. Come tenere sotto controllo l'emotività in portafoglio?

R. Di crisi nel corso della storia recente ce ne sono state tante, e quindi anche questo conflitto va gestito con razionalità. Bisogna guardare al medio-lungo periodo, ricordando che i portafogli gestiti da consulenti professionali sono costruiti in base ai profili di rischio dei clienti: vendere in un momento di eccesso di emotività risultata pertanto quasi sempre sbagliato. Un esempio: dopo Pearl Harbor, i mercati in soli 12 mesi erano tornati in positivo. E una cosa simile è successa dopo tutti i grandi scossoni geopolitici degli ultimi decenni.

D. Su quali asset class puntare?

R. In un momento di ritorno dell'inflazione avere asset reali in portafoglio è un elemento imprescindibile, specialmente nei portafogli private. Azioni, commodity, oro: in questa situazione di conflitto tali elementi valgono ancora di più. E poi ci sono le valute: non solo l'euro, ma anche quelle strutturali come il dollaro americano, il dollaro canadese e, in misura minore, yen giapponese e sterlina britannica.

D. Per quanto riguarda l'azionario?

R. In linea di massima è ancora meglio puntare sull'equity che sul reddito fisso, magari facendo partire un piano di accumulo azionario a 12 o 24 mesi. Se settori e geografie invece, oggi più che mai vale la regola della diversificazione.

D. Il Ftse Mib ieri ha rischiato di scendere sotto quota 25mila punti. Potrebbe essere un buon punto d'ingresso?

R. I 25mila costituiscono una soglia significativa. Una rottura di questo limite potrebbe portare anche a un ribasso a 24mila, ma se si riuscisse a restare sopra si potrebbe arrivare a 26.500.

D. E dal punto di vista della composizione degli indici?

R. Il mercato italiano resta di per sé molto interessante, ma è al contempo molto dipendente dalle forniture russe, il che lo rende vulnerabile al rally dei costi energetici.

fch

 

(END) Dow Jones Newswires

March 01, 2022 02:40 ET (07:40 GMT)

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