B.Mps: fardello più leggero (Mi.Fi.)
09 Maggio 2022 - 09:20AM
MF Dow Jones (Italiano)
Venerdì 6 maggio la notizia è quasi passata inosservata in
borsa, dove il titolo Montepaschi è sceso del 5,05% in scia alle
tensioni sullo spread. Poche ore dopo l'annuncio dei risultati
trimestrali delll'istituto senese (che ha registrato ricavi per 783
milioni e profitti per 5 milioni), la Corte d'Appello di Milano ha
assolto tutti gli imputati nell'ambito del processo che vede
coinvolti l'ex presidente Giuseppe Mussari, l'ex dg Antonio Vigni e
le banche internazionali Deutsche Bank e Nomura.
Le vicende sono quelle relative ai prodotti strutturati
Santorini e Alexandria, al prestito ibrido Fresh e alla
cartolarizzazione Chianti Classico che, secondo la tesi
dell'accusa, sarebbero stati approntati insieme a Nomura e Deutsche
Bank (quest'ultima assistita dallo studio legale Clifford Chance)
per occultare le perdite registrate da Rocca Salimbeni tra il 2008
e il 2012 a seguito dell'acquisto di Antonveneta. In primo grado,
l'8 novembre 2019, il Tribunale di Milano aveva condannato i 13 ex
manager di Mps, Deutsche e Nomura, fra i quali Mussari e Vigni per
i quali la pena era stata fissata rispettivamente a 7 anni e mezzo
e 7 anni e 3 mesi. I reati contestati, a vario titolo, quelli di
manipolazione del mercato, falso in bilancio, falso in prospetto e
ostacolo all'autorità di vigilanza. Sebbene il sostituto
procuratore generale di Milano Gemma Gualdi avesse chiesto di
confermare tutte le condanne emesse in primo grado, la sentenza è
stata ribaltata dalla Corte d'Appello che ha, inoltre, revocato
confische per un totale di circa 150 milioni e condannato una
ventina di parti civili a pagare le spese processuali.
Ma perché, al di là delle implicazioni per gli imputati, la
notizia avrebbe dovuto interessare alla borsa? La ragione è presto
detta: la sentenza non segna soltanto una svolta in un'importante
filone delle vicende giudiziarie di Mps, ma potrebbe avere
conseguenze decisive sui conti della banca. A cavallo dell'estate
infatti partirà il processo d'appello per l'ex presidente di Rocca
Salimbeni Alessandro Profumo e per l'ex ceo Fabrizio Viola che in
primo grado avevano subito una condanna a 6 anni per falso in
bilancio e aggiotaggio. Ai due manager viene mossa la stessa accusa
per la quale i giudici hanno assolto Mussari e Vigni perché il
fatto «non sussiste» o per il «non doversi procedere» per alcuni
reati finiti in prescrizione, cioè quella di aver contabilizzato
erroneamente i prodotti strutturati Santorini e Alexandria a saldi
aperti. Nelle motivazioni della sentenza di condanna del 2020 i
giudici avevano scritto che, nei comportamenti era «ravvisabile
un'intenzione d'inganno (...), giacchè tale era il fine che animava
il nuovo management, ossia rassicurare il mercato in vista
dell'incetta di denari che si sarebbe da lì a poco perpetrata con
gli aumenti di capitale» e che «sussiste» un «ingiusto profitto,
principalmente in favore della banca stessa, parsa navigare in
migliori acque grazie al falso, che ne ha accresciuto la percezione
di affidabilitá». E ancora: «Non residuano dubbi, all'esito
dell'istruttoria, circa la piena consapevolezza dell'erroneitá
della contabilizzazione a saldi aperti, desumibile dal granitico
compendio probatorio raccolto, articolato in plurimi e convergenti
elementi di significativa pregnanza».
Anche se ogni sentenza fa storia a sè, l'assoluzione di Mussari
e Vigni perché il fatto (cioè l'aggiotaggio o il falso in bilancio
su Santorini e Alexandria) non sussiste rappresenta insomma non
solo un punto decisivo a favore Profumo e Viola, ma anche una
notizia positiva per Montepaschi.
fch
(END) Dow Jones Newswires
May 09, 2022 03:05 ET (07:05 GMT)
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