RISULTATI AL 30 GIUGNO 2020 - Risultarti in crescita per Buzzi Unicem nel primo semestre 2020, nonostante il calo dei volumi. Infatti le vendite di cemento sono diminuite del 3,4% a 13,4 milioni di tonnellate e quelle di calcestruzzo sono scese del 6,3% a circa 5,5 milioni di metri cubi e la diminuzione dei quantitativi ha riguardato il mercato domestico (rispettivamente -12,2% per il cemento e -22,6% il calcestruzzo) e quelli dell’Europa Orientale (Ucraina, Polonia e Russia) in quanto hanno risentito della riduzione dell’attività imposta dalla diffusione della pandemia. Tengono le vendite nell’Europa Centrale dove i quantitativi hanno registrato solo una leggera flessione (in Germania le vendite di cemento sono diminuite dell’1,2%, mentre quelle di calcestruzzo sono aumentate del 5,6% grazie all’apporto delle attività acquisite nel 2019 a Dusseldorf). Bene gli Stati Uniti con volumi di cemento aumenti del 4,5% rispetto all’anno prima, quando l’attività era stata penalizzata dalle esondazioni del fiume Mississippi, mentre i quantitativi di calcestruzzo sono in leggera flessione (-2%). Il fatturato ha comunque superato i 1.520 milioni, mantenendosi sostanzialmente sul livello dell’anno prima (+0,1%) grazie all’effetto prezzi risultato nel complesso positivo in valuta locale (favorevole o neutrale in tutti i paesi) e all’impatto positivo dei cambi (pari a 11,3 milioni); tuttavia al netto della variazione dei tassi di cambio e a parità di perimetro il fatturato sarebbe diminuito dell’1,4% rispetto al corrispondente semestre dell’anno prima.Quanto ai costi operativi, si osserva una riduzione delle maggiori voci di spesa, mentre la dinamica del costo del lavoro è contenuta ad un +1,3% (a 256 milioni). Così l’Ebitda balza da 288,6 a 313,9 milioni (+8,8%); a tassi di cambio e perimetro costanti l’Ebitda sarebbe migliorato dell’8,3% (i cambi hanno impattato positivamente per 3 milioni): la redditività caratteristica ricorrente è migliorata in Polonia, USA, Repubblica Ceca, Russia e Germania, mentre è risultata in flessione in Italia, Lussemburgo e Ucraina. Dopo ammortamenti e svalutazioni saliti da 123 a 128,4 milioni, l’Ebit passa da 165,6 a 185,5 milioni (+12%). Gli oneri finanziari netti sono cresciuti da 29 a 55 milioni, mentre i risultati delle partecipazioni valutate a patrimonio netto contribuiscono per ben 145,3 milioni (33,9 milioni l’anno prima) e includono 108,1 milioni relativi alla cessione dell’attività di Kosmos Cement. Infine le plusvalenze su partecipazioni sono passate da 0,3 a 3,6 milioni. L’utile ante imposte è quindi incrementato da 170,8 a 279,4 milioni (+63,6%). Dopo imposte per 62,7 milioni (tax rate salito al 22,5% dal 21,1% al 30/6/2018) ed al netto di una quota di utile di competenza di terzi pari a 0,1 milioni, l’utile netto ha raggiunto 216,5 milioni, a fronte di 134,6 milioni dell’anno prima.Al 30/6/2020 l’indebitamento finanziario netto del gruppo ammonta a 385,1 milioni, in diminuzione di 182,7 milioni rispetto a fine 2019, dopo la distribuzione di dividendi per 31,8 milioni, acquisti di azioni proprie per 7,3 milioni e sostenuto investimenti per complessivi 126,6 milioni.RISULTATI 2019 - Ricavi e margini operativi in aumento per il gruppo del cemento Buzzi Unicem nel 2019, in presenza di volumi e prezzi in crescita grazie al favorevole andamento dei mercati, all’ampliamento del perimetro di attività e alla positiva evoluzione dei cambi. I ricavi da vendite sono aumentati di ben il 12,1% da 2.873,5 a 3.221,4 milioni, trainati dall’ampliamento del perimetro di consolidamento (20,5 milioni) con l’inclusione della cementeria di Testi (Fi), e di due centri di macinazione in Piemonte e in Germania, dove peraltro la prima parte dell’anno recepisce le spedizioni aggiuntive riferite allo stabilimento produttivo Seibel and Sohne, acquisito nel maggio 2018. La variazione dei tassi di cambio ha poi avuto un impatto favorevole per circa 81,2 milioni, legato soprattutto alla rivalutazione di dollaro, hryvnia ucraina e rublo russo. A parità di condizioni il fatturato consolidato avrebbe comunque segnato un aumento consistente e pari all’8,6%. I quantitativi complessivamente venduti sono saliti del 4,3% per il cemento (a 29,1 milioni di tonnellate), mentre la produzione di calcestruzzo si è confermata stabile (+0,2% a 12,1 milioni di metri cubi). In crescita, seppur nel complesso in misura inferiore ai ricavi, anche i costi operativi (+7,1% a 2.557,7 milioni), con costi per consumi di materie prime ed altri beni aumentati del 9,4% a 1.204,2 milioni, ed il costo del personale del 7,3% a 518,4 milioni.L’Ebitda è così balzato da 577,2 a 728,1 milioni, con un incremento di ben il 26,1%. Va precisato che nel 2019 l’applicazione dell’IFRS 16 ha determinato un beneficio non ricorrente pari a 27,7 milioni, mentre sono stati sostenuti oneri di ristrutturazione per 4 milioni (il 2018 ha beneficiato di proventi netti non ricorrenti per 8,7 milioni, grazie alla plusvalenza realizzata con la cessione di beni non strumentali). Al netto delle componenti non ricorrenti l’Ebitda “ordinario” risulterebbe in aumento del 23,9%, passando da 568,5 a 704,4 milioni; la redditività caratteristica ricorrente è migliorata di circa 200 punti base, salendo al 21,9%, dal 19,8% nel 2018, con variazioni positive in tutti i mercati e soprattutto negli Stati Uniti, favoriti anche dall’effetto cambi, e in Italia grazie al miglioramento operativo.Dopo ammortamenti e svalutazioni saliti da 225,4 a 259,9 milioni, l’Ebit è balzato da 351,8 a 468,2 milioni (+33,1%). Il saldo della gestione finanziaria evidenzia un forte scostamento rispetto all’anno prima derivante soprattutto dalla valutazione degli strumenti derivati, in presenza di una riduzione dei tassi di interesse; inoltre i risultati delle partecipazioni valutate a patrimonio netto, tra cui la collegata in Messico, sono diminuiti da 87,9 a 73,9 milioni. L’utile ante imposte è comunque incrementato da 465,3 a 482 milioni (+3,6%). Dopo imposte per 96 milioni (tax rate salito dal 17,7% al 19,9%) ed al netto di una quota di utile di competenza di terzi passata da 0,6 a 0,2 milioni, l’utile netto ha raggiunto 385,7 milioni, lo 0,9% in più rispetto al 2018. La gestione ha sostenuto investimenti industriali per 339 milioni, di cui 125 milioni in progetti di sviluppo strategico soprattutto in Italia (circa 85 milioni) e all’estero in Russia (23,6 milioni), Texas (9,1 milioni), Germania, Polonia e Ucraina.Al 31/12/2019 l’indebitamento finanziario netto del gruppo ammonta a 567,9 milioni, in diminuzione di 322,7 milioni rispetto a fine 2018, dopo aver fronteggiato gli investimenti sopra citati e pagato dividendi per 26,6 milioni. Il patrimonio netto del gruppo si è ulteriormente rafforzato e il rapporto net debt/equity è sceso a 0,15 volte (0,28 volte a fine 2018).Il dividendo per gli azionisti incrementa a 0,15 euro per ciascuna delle azioni ordinarie e a 0,174 euro per le risparmio (rispettivamente 0,125 euro e 0,149 euro per azione l’anno prima) in pagamento dal 20 maggio 2020. |