C'è grande attesa per la testimonianza di Sam Bankman-Fried (Sbf), il fondatore ed ex ceo della borsa di criptovalute Ftx fallita il mese scorso, alla commissione Finanze della Camera dei rappresentanti americana in programma martedì 13 dicembre. Sbf ha promesso che lascerà le Bahamas, sede del suo impero finito in cenere, per raggiungere Washington. Una scelta rischiosa ma anche obbligata, visto che la Commissione gli ha intimato che se non si presenterà in carne e ossa verrà emesso un mandato di comparizione nei suoi confronti. Nei giorni scorsi Sbf ha rilasciato numerose interviste nelle quali non ha detto niente di sostanziale. Ancora oggi, scrive MF-Milano Finanza, non si capisce a quanto ammonti il buco di Ftx, che in breve tempo era diventata la più grande borsa di criptovalute degli Stati Uniti. A mezza bocca Sbf ha ammesso di avere perso le tracce di 5 miliardi di dollari (ma in realtà sono almeno 8) spediti da Ftx ad Alameda Research, società affiliata e specializzata in investimenti ad alto rischio. Tutti soldi depositati dai clienti in Ftx e che Sbf ha manovrato a loro insaputa.

Il fallimento di Ftx ha provocato un terremoto nel settore cripto e le scosse di assestamento non sono certo finite. Anzi, c'è chi prevede che il Big One debba ancora arrivare. I tre pilastri del settore sono l'americana Digital Currency Group (Dcg) , guidata da Barry Silbert, che controlla una vasta rete di società, da Coinbase, la prima borsa cripto a essersi quotata al Nasdaq il 14 aprile 2021, a Circle, che ha dato vita alla seconda stablecoin più capitalizzata al mondo, Usdc. Usdc viene emessa da Centre, una joint venture tra la stessa Circle e Coinbase. Il secondo pilastro è costituito da Binance, la più grande borsa cripto del mondo, fondata e guidata da Changpeng Zhao, detto CZ, un cittadino canadese di origine cinese. Il terzo pilastro è Tether, la società che emette l'omonima stablecoin, la prima al mondo per nascita e per capitalizzazione (65,7 miliardi di dollari contro i 42,8 miliardi di Usdc), i cui deì ex machina sono gli italiani di Lugano Giancarlo Devasini e Paolo Ardoino. Fino a quando le cose nel mondo cripto andavano bene era in vigore tra loro una sorta di guerra fredda, che ora rischia di deflagrare in una guerra caldissima in grado di mandare a gambe all'aria tutto il settore.

I primi colpi sono stati sparati, come ha rivelato venerdì 9 dicembre il New York Times squadernando i testi di una segretissima chat creata su Signal da alcuni dei massimi esponenti del mondo cripto. Lo scorso 10 novembre, il giorno prima della bancarotta di Ftx, CZ si è rivolto a Sbf affermando di avere visto sulla blockchain un'operazione di Alameda da 250.000 dollari diretta a destabilizzare Tether. "Eh? Cosa sto facendo alle stablecoin?", ha risposto Sbf nel suo tipico modo fra il distratto e lo strafottente. "Pensi che bastino 250.000 dollari per fare perdere a Tether la parità col dollaro?". CZ ha replicato che un'operazione di quelle dimensioni non sarebbe riuscita a distruggere Tether, ma avrebbe comunque potuto causare problemi. "Il mio onesto consiglio: smettila", ha scritto CZ. "Indossa una giacca, torna a Washington e comincia a rispondere alle domande". "Grazie per il consiglio!", ha risposto Sbf.

Chissà se a Washington Sbf si presenterà in giacca e cravatta, visto che nel maggio scorso aveva organizzato alle Bahamas un convegno con l'ex presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e l'ex primo ministro britannico Tony Blair dibattendo con loro in pantaloncini corti. A proposito di Clinton, non è secondario ricordare che Sbf è stato il secondo donatore del Partito Democratico in occasione delle elezioni di midterm, preceduto solo da George Soros. E nel 2020 aveva contribuito con 10 milioni di dollari alla vittoriosa campagna presidenziale di Joe Biden. Nel frattempo si è aperto un nuovo fronte: Coinbase ha annunciato che non applicherà commissioni a coloro che passeranno da Tether a Usdc (pochi giorni fa è sfumata la quotazione di Circle).

Chi potrebbe raccogliere i cocci della guerra fratricida? Mathew McDermott, responsabile delle risorse digitali di Goldman Sachs, ha detto che la banca intende investire decine di milioni di dollari per entrare nel capitale o rilevare società di criptovalute. Bruscolini per Goldman, troppo pochi per un vero salvataggio del settore. Le società della finanza tradizionale come Temasek (di proprietà del governo di Singapore) che hanno messo il piede nelle cripto sono rimaste scottate. Non resta che sperare in Elon Musk. In fondo è stato lui a sdoganare il bitcoin presso il grande pubblico. Il nuovo Twitter versione Musk avrà come modello la cinese WeChat, "un'app per tutto". È "un gioco da ragazzi per Twitter avere pagamenti sia in valuta legale che in cripto", ha detto, sottolineando che le cripto saranno "un mezzo per garantire che il sistema monetario non venga completamente corrotto. Faranno essenzialmente concorrenza al sistema fiat. Quindi, se il sistema fiat diventerà eccessivamente restrittivo, le criptovalute cresceranno". Torna lo spirito libertario.

red

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