Bitcoin: l'inverno delle cripto (Mi.Fi.)
02 Gennaio 2023 - 9:42AM
MF Dow Jones (Italiano)
Per gli odiatori del bitcoin il 2022 è stato un anno
indimenticabile. Nel novembre 2021 la creatura di Satoshi Nakamoto
aveva toccato il record di tutti i tempi a un soffio dai 69.000
dollari, trainando la capitalizzazione dell'intero mercato delle
criptovalute a un passo dai 3.000 miliardi di dollari. Qualcuno, in
preda all'euforia, aveva preconizzato che le società cripto più
forti avrebbero cominciato addirittura a comprarsi le banche
tradizionali. A fine 2022 invece il bitcoin ha l'encefalogramma
piatto intorno ai 16.500 dollari e il valore del mercato cripto si
è ridotto a 792 milioni di dollari.
Da un fallimento all'altro. Nel corso dell'anno, scrive
MF-Milano Finanza, gli odiatori hanno assistito con sommo gaudio a
un susseguirsi di crack, uno più devastante dell'altro. Ha
cominciato l'avveniristica stablecoin algoritmica Terra Luna
progettata dal sudcoreano Do Kwon, ora latitante, seguita da
Celsius, nei fatti una banca specializzata in prestiti in
criptovalute che prometteva rendimenti sui depositi in cripto
nettamente superiori a quelli offerti dalle banche tradizionali:
sul bitcoin fino al 6,5%, mentre per alcune cripto minori si
arrivava al 18%. Ora l'ex ceo di Celsius, Alex Mashinsky, se ne sta
a casa sua a New York e nei giorni scorsi ha scritto a Elon Musk di
prendere provvedimenti contro coloro che minacciano lui e la sua
famiglia su Twitter (Celsius deve ai suoi 1,7 milioni di clienti
quasi 4,7 miliardi di dollari in criptovalute). Il botto finale,
quello da ko, è arrivato a fine novembre con la richiesta di
protezione dal fallimento di Ftx, che fino a mese prima era la più
grossa borsa cripto degli Stati Uniti. Il fondatore ed ex ceo Sam
Bankman-Fried, detto Sbf, 30 anni, secondo finanziatore del Partito
Democratico alle elezioni di mid-term di inizio novembre alle
spalle di George Soros, è ora in libertà vigilata a casa dei
genitori, due illustri docenti alla facoltà di Giurisprudenza di
Stanford. Sbf è accusato in particolare di avere usato i fondi dei
clienti per fare speculazioni azzardate tramite il suo hedge fund
Alameda Research.
Quel che resta del mondo cripto. In mezzo alle macerie si ergono
i tre pilastri del sistema cripto: l'americana Digital Currency
Group (Dcg), guidata da Barry Silbert, che controlla una vasta rete
di società, da Circle, che ha dato vita a Usdc, la seconda
stablecoin più capitalizzata al mondo, a Genesis global capital,
specializzata in prestiti in criptovalute che lo scorso 16 novembre
ha congelato i prelievi dei clienti a causa di "una dislocazione
del mercato senza precedenti" in seguito al crac di Ftx. Una fonte
ha rivelato a Reuters che Genesis global capital deve ai suoi
creditori almeno 1,8 miliardi di dollari. Sono in molti a pensare
che se Dcg non raccoglie in fretta capitale fresco, presto farà una
brutta fine.
Il secondo pilastro è Binance, la più grande borsa cripto del
mondo, fondata e guidata da Changpeng Zhao, detto CZ, cittadino
canadese nato in Cina, a Jiangsu, 45 anni fa. Per dare un'idea
delle dimensioni di Binance basti dire che venerdì 30 ha registrato
un volume di scambi di 7,9 miliardi di dollari, sette volte più
della seconda in classifica, l'americana Coinbase quotata al Nasdaq
(da inizio anno il titolo ha perso l'86%), che ha visto scambi per
1,1 miliardi. CZ continua a ripetere che i fondi dei suoi clienti
sono completamente garantiti e il mese scorso ha incaricato la
società di revisione dei conti Mazars di produrre report di "prova
delle riserve". Ma subito sono fioccate le critiche perché non
includono le passività. Al che Mazars ha interrotto i rapporti con
Binance, alimentando così nuovi dubbi sulla sua solidità.
Il terzo pilastro è Tether, la prima delle stablecoin, sia per
nascita che per diffusione. Tether è ancorata al dollaro con un
rapporto di parità e vanta una capitalizzazione di 66,2 miliardi di
dollari. Lo scorso maggio, a seguito dei timori di fallimento di
Celsius e Voyager, Tether ha perso la parità col dollaro fino a
precipitare a 95 centesimi. Questo ha innescato un'ondata di
richieste di riscatto, tutte soddisfatte. In sole 48 ore sono stati
rimborsati 7 miliardi di dollari fino a un totale di 20 miliardi di
dollari in 30 giorni, "senza versare una goccia di sudore", come ha
sottolineato il cto di Tether, Paolo Ardoino. E la parità col
dollaro è stata riagganciata. Tutto questo non è però riuscito a
fugare i dubbi sulla sua solidità.
Previsioni per il 2023. Per Ardoino le vicende dell'ultimo anno
hanno dimostrato la differenza abissale tra il bitcoin e le altre
criptovalute, dette in gergo altcoin. Queste ultime, secondo lui,
sono destinate a sparire o a essere notevolmente ridimensionate.
"Bisogna dividere la speculazione dall'effettiva utilizzazione del
bitcoin", afferma Ardoino, ricordando che è diventato valuta
ufficiale in El Salvador e nella Repubblica Centrafricana. "Sono
stato in Salvador, Uruguay, Paraguay e Perù. Là tutti considerano
bitcoin e stablecoin strumenti di protezione dall'inflazione e da
governi poco stabili e lungimiranti. Nel mondo più di 100 milioni
di persone li utilizzano nella vita quotidiana. Prendiamo il caso
della Turchia, dove l'inflazione è all'80%: i cittadini che usano
bitcoin e stablecoin dovrebbero forse tornare alla lira o affidarsi
al mercato nero?".
Detta così sembrerebbe che il bitcoin sia destinato ad avere un
futuro solo nei Paesi che un tempo venivano definiti del Terzo
Mondo. Ardoino non è d'accordo: "Quest'anno il bitcoin ha perso il
65% ed è chiaro che gli investitori retail europei e statunitensi
entrati sul mercato per pura speculazione dopo aver visto i loghi
di Ftx e di Binance negli stadi sono rimasti scottati. Molti di
loro non torneranno mai più. Ma posso assicurare che anche in
questi giorni grandi investitori istituzionali continuano a
comprare, parlo di colossi come Fidelity e BlackRock". Certo,
ammette Ardoino, l'inverno delle cripto potrebbe durare "altri due
anni". Ma poi tutto ripartirà su basi più solide, come è successo
dopo lo scoppio della bolla dot.com nel 2000.
red
fine
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