"L'irish whiskey? Abbiamo un portafoglio prodotti abbastanza ampio e questo è un buco, ma dobbiamo ancora decidere nella nostra mente se l'irish whisky sia una categoria o una marca". Mentre è appena salito con due anni di anticipo al 100% della piattaforma di e-commerce Tannico, in joint venture paritaria con Lvmh (attraverso Moët-Hennessy) per farne un negozio online leader in Europa, il ceo di Campari Bob Kunze-Koncewitz ha fatto il punto con la stampa estera sulle strategie.

"Ogni anno guardiamo un centinaio di potenziali acquisizioni e poi in un anno ricco come questo alla fine ne facciamo cinque o sei. Siamo abbastanza selettivi", ha premesso il top-manager, dal 2007 alla guida del colosso degli spirits controllato dalla famiglia Garavoglia. Che poi ha spiegato il motivo dell'assenza del whisky irlandese fra le 50 etichette degli alcolici premium di fascia alta (cognac, brandy, whisky e rhum) possedute. "Nel mercato dell'irish whisky ci sono un centinaio di brand, ma c'è una marca che fa il 75% dei volumi (Jameson, ndr). E, ispirati da questa marca, molti gruppi si sono affrettati ad andare in Irlanda per aprire una distilleria e creare whiskey", ha sottolineato Il manager, che prende dunque tempo sul distillato, nonostante quello nord-americano, oltre che per Campari, sia il più importante mercato anche per le vendite del whisky irlandese. Dagli States, dove Campari ha appena messo a segno il penultimo colpo di m&a con l'acquisizione del 70% di Wilderness Trail, marchio di bourbon del Kentucky, per 420 milioni di dollari (salirà al 100% nel 2031), arrivano il 27% dei ricavi del gruppo, spiega MF-Milano Finanza.

"Ci siamo dati un target del 50% di crescita per linee esterne e guardiamo in particolare agli Usa, il più grande bacino di profitti dell'industria degli spirit", ha spiegato il numero uno di Campari. "Cerchiamo di comprare marchi super premium, che ci consentano di aumentare la nostra gamma, con una storia da raccontare, forte presenza negli Stati Uniti e hanno un appeal anche in Asia", ha aggiunto sul dossier m&a.

Archiviati nel primo semestre gli intoppi nella supply chain, Kunze-Koncewitz guarda con ottimismo alla chiusura dell'anno e all'andamento del business. I motivi ci sono tutti. Grazie alla "tenuta post-Covid del canale off-premise (casa, supermercati e e-commerce), alla ripartenza dell'on-premise (horeca)" e al fatto che "quattro dei migliori 16 cocktail al mondo si fanno soltanto con i nostri spirits", "siamo cresciuti con le vendite del 47%, rispetto ai primi nove mesi del 2019, dunque pre-pandemia. Negli Stati Uniti Aperol sta facendo +50% e la crescita di Campari è passata dal 20 al 35%", ha concluso.

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