Bankitalia: Visco si dimette in autunno? La strategia di Draghi (MF)
29 Giugno 2022 - 08:24AM
MF Dow Jones (Italiano)
Giulio Andreotti insegnava che "la smentita è una notizia data
due volte". Quella che ieri mattina la Banca d'Italia - per la
precisione, ambienti di Via Nazionale - ha affidato alle agenzie
non era nemmeno una smentita secca ma il posticipo di un evento
possibile ma attualmente "non all'ordine del giorno". L'evento sono
le dimissioni anticipate del governatore della Banca d'Italia,
Ignazio Visco, secondo quanto pubblicato ieri dal quotidiano Il
Foglio.
Visco potrebbe dimettersi a ottobre, in anticipo di un anno
rispetto alla scadenza del secondo mandato (di sei anni)
nell'ottobre del 2023. Lo scopo? Favorire il ricambio al vertice di
Via Nazionale nell'attuale legislatura e con il premier Mario
Draghi saldamente in sella. E sottrarre così la delicata nomina -
che incide sulla credibilità europea dell'Italia nelle scelte di
politica monetaria all'interno della Bce - a un eventuale
schieramento populista o di destra (leggi: a trazione Giorgia
Meloni o Matteo Salvini). Una figura dal profilo istituzionale
magari cresciuta dentro Via Nazionale e avvezza ai rituali di
quella authority sarebbe per il primo ministro una garanzia di
poter tenere su binari rigidi la linea di Bankitalia e, per quella
via, la seconda fase delle riforme e dell'implementazione del
Pnrr.
Ambienti di Bankitalia informalmente negano che
l'interpretazione autentica della dichiarazione sia quella di una
conferma a tempo dello scenario ipotizzato dal quotidiano diretto
da Claudio Cerasa. E a tirarsi fuori è stato nel pomeriggio lo
stesso Draghi, a margine del G7 di Schloss Elmau in Germania. "Non
ne so assolutamente nulla. Sarà il governatore che deciderà quando
vuole. È sempre stato così, non si vede perché debba cambiare.
Quanto alle nomine, l'unica che mi viene in mente nei prossimi
giorni è quella dei vertici di Invitalia...".
Il riferimento di Draghi può essere letto in controluce: fino al
2005 i governatori erano nominati a vita e per questo dovevano
dimettersi se volevano interrompere l'incarico. Il primo
governatore ad avere un incarico a termine - sei anni - fu proprio
Draghi, che non lo portò a termine perché si dimise nel novembre
2011 per andare in Bce. Si insediò Visco al posto suo e arrivò fino
a scadenza naturale nel 2017, quando venne riconfermato dal governo
Gentiloni che dovette difenderlo dagli attacchi di Matteo Renzi.
Dunque, giuridicamente nulla osta a che Visco arrivi a scadenza
naturale; sempre che non si decida di procedere in autunno con
un'anticipazione della tornata di nomine, che resterebbero così
sotto la guida dello stesso Draghi.
Lo scenario delle designazioni a incarichi pubblici e in società
controllate dallo Stato effettuate da Draghi prima della scadenza
della legislatura è stato anticipato lo scorso 15 giugno da
MF-Milano Finanza. In primavera ci sono da rinnovare, fra gli
altri, i consigli di Consap, Consip, Enav, Enel, Eni, Leonardo,
Poste, Terna e se si votasse a maggio 2023 - finestra tecnicamente
possibile - a presentare le liste sarebbe il governo uscente.
Potrebbe rientrarvi anche Bankitalia, anche se in ambienti vicini a
Palazzo Chigi ciò viene escluso.
Tra i vari fattori da mettere a posto ci sono infatti il
consenso politico all'operazione e il difficile nodo del successore
di Visco. Fabio Panetta, attuale membro del board Bce, è
considerato uno dei papabili, ma si creerebbe il vuoto nel
consiglio direttivo a Francoforte, dove non è scontato che un posto
spetti sempre all'Italia. C'è poi la soluzione interna che vede la
promozione dell'attuale dg di Bankitalia, Luigi Federico Signorini,
o un ritorno a Palazzo Koch del ministro dell'Economia, Daniele
Franco, già dg di Banca d'Italia per poco più di un anno prima di
essere chiamato da Draghi a Via XX Settembre. Ma gli incastri sono
tanti, e delicati. E difficoltà, sorprese e insidie sono dietro
ogni angolo.
red
MF-DJ NEWS
2908:08 giu 2022
(END) Dow Jones Newswires
June 29, 2022 02:09 ET (06:09 GMT)
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