Imprese: campioni da pompare (Mi.Fi.)
30 Gennaio 2023 - 10:28AM
MF Dow Jones (Italiano)
"Il Paese deve scendere in campo al fianco dei propri campioni
nazionali. Da Enel a Eni, da Ferrovie a Leonardo, fino a Terna o
Snam ed Fs, abbiamo imprese eccellenti che operano in settori
chiave dove l'Italia può giocare da protagonista. Ma devono
diventare ancora più grandi, il punto di riferimento in Europa nei
loro settori, e per farlo serve una nuova politica industriale che
le affianchi per permettergli operazioni di sviluppo e
consolidamento mirate. Anche appoggiando importanti aumenti di
capitale, se necessari". Flavio Valeri, banchiere di lungo corso,
in Italia ha guidato per vent'anni Deutsche Bank e ora presiede
Lazard. La sua riflessione con MF-Milano Finanza sulla urgenza di
uno slancio per rafforzare i colossi italiani nasce proprio dalla
conoscenza di come Germania e Francia si sono mossi a sostegno
delle proprie imprese leader. E arriva nei giorni in cui l'Europa
sta prendendo decsioni importanti sugli aiuti di Stato e il nuovo
"Net Zero Industry Act".
Domanda. Valeri, il pacchetto di aiuti alle imprese americane
varato dal presidente Biden ( Inflation Reduction Act ) ha scosso
l'Europa, che ora vuole rispondere sullo stesso piano. Cosa c'e' in
gioco?
Risposta. Si tratta di una distorsione di mercato, ma bisogna
guardarla in prospettiva. Arriva dopo un decennio in cui le
dimensioni economiche e geopolitiche delle aziende americane e
cinesi sono molto cresciute. L'innovazione tecnologica negli Usa e
l'ampiezza del mercato cinese hanno creato colossi. Le aziende
Europee sono rimaste indietro.
D. Come si recupera?
R. Con un intervento dello Stato che selezioni i propri campioni
nazionali, e li sostenga in termini di politica industriale e
finanziari. Serve concentrarsi nei comparti dove ci sono già delle
eccellenze e cercare di far crescere i nostri leader mettendoli in
grado di far concorrenza ad americani e cinesi.
D. A quali settori pensa?
R. Innanzitutto a quelli nei quali lo Stato è già azionista, con
imprese quotate o non che hanno una leadership europea.
D. Facciamo qualche nome.
R. Penso alle attività di Eni e di Enel. E poi Ferrovie, così
come tutto il mondo delle infrastrutture energetiche nazionali, da
Terna a Snam passando per Italgas. Per non parlare della difesa,
con Leonardo. Sono tutti settori dove l'Italia parte da un livello
estremamente competitivo.
D. Cosa servirebbe?
R. Queste aziende vanno dotate di strumenti finanziari e
sostenute a livello politico. Perché c'è bisogno anche di questo. I
capitali vanno affiancati a un sostegno da parte del Governo, per
mettere i grandi gruppi in grado di giocare la propria partita
sullo scacchiere mondiale.
D. Finora l'intervento statale in Europa è stato rigidamente
regolato, per non introdurre squilibri tra paesi. Poi pandemia e
guerra hanno cambiato la situazione. Aziende importanti come Edf in
Francia e Uniper in Germania sono state nazionalizzate. Gli Stati
sono sempre piu' interventisti. Da banchiere ed uomo di mercato, è
contento?
R. Ci siamo formati tutti, negli ultimi 10-15 anni, nell'ambito
di una narrativa liberista che voleva sempre meno Stato
nell'economia. Abbiamo tutti studiato e lavorato in questo contesto
culturale. Ma la situazione è cambiata. A causa del Covid, ma anche
della guerra. Ed è necessario cambiare anche questo paradigma.
D. Ora tutti rimpiangono l'Iri, ma la storia degli interventi
statali nella economia in Italia è lastricata anche di sprechi e
scandali.
R. Vero. Gli aiuti concessi al comparto chimico (Enimont) o ad
Alitalia sono stati un fallimento, ma qui non si tratta di dare
soldi a pioggia, come è stato fatto negli anni Settanta o nel
decennio successivo. La strategia da mettere in atto è l'esatto
contrario. Vanno selezionate con cura le aziende top su cui puntare
e darsi degli obbiettivi importanti nei settori giusti.
D. I soldi ci sarebbero?
R. Le difficoltà di bilancio del Paese sono note, ma se una
delle aziende che ho citato avesse un programma di crescita
organico, che preveda fusioni o acquisizioni, o magari obbiettivi
di espansione in nuovi mercati, allora lo Stato dovrebbe
considerare la possibilità di fornire il supporto finanziario o di
equity adeguato, anche in termini di aumenti di capitale.
D. Ma pensa che il pubblico debba prendere il controllo di
alcune partecipate? Diverse sono quotate.
R. Non sto dicendo che lo Stato debba aumentare la quota nel
capitale, ma che queste aziende potrebbero avere bisogno di
garanzie per supportare i propri progetti industriali. Non intendo
solo sul piano finanziario, ma anche su quello politico.
Immaginiamo il momento in cui in Europa si dovesse aprire la
discussione sul futuro degli operatori energetici: tra shale gas,
infrastrutture, produttori di elettricità, si tratterà di una
discussione anche politica. Ed è su questo che servirà il supporto
del governo.
D. Gli altri in Europa non staranno a guardare.
R. Si passerà attraverso joint venture, degli accordi che
stabiliscano pesi e misure dei vari Paesi. Ma non mi aspetto più
dei "Niet" come ci sono stati in passato. Possiamo creare un
campioni mondiali nella cantieristica, o nella difesa, un settore
in cui il budget dedicato crescerà dall'attuale 1,7% del pil a
oltre il 2. Penso che sarà l'Europa a rendersene conto e in quel
momento il Governo avrà un ruolo primario nel sostenere le nostre
imprese.
D. Meloni ha lanciato un piano ispirato proprio a Mattei,
fondatore dell'Eni.
R. Sono assolutamente a favore della sua impostazione. E la
visione di Mattei, a cui si ispira, riguardava proprio la creazione
di campioni nazionali. Il Governo fa bene a indirizzare la
discussione su questi temi. E la prossima fase sarà scegliere,
oltre al gruppo di Descalzi, gli altri soggetti su cui puntare per
garantirgli un ruolo di leadership in Europa e poi nel mondo.
red
fine
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3010:12 gen 2023
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