Mai così poco gas russo in Europa: a quasi un anno dall'invasione dell'Ucraina le forniture stanno scendendo più velocemente delle temperature. Gennaio si chiude con i flussi ai minimi, prove ufficiali di un'inevitabile e definitiva chiusura delle importazioni da Mosca ma anche conferma che l'Europa è pronta a farne a meno.

Ieri, secondo i dati comunicati da Gazprom ai clienti europei, sono arrivati appena 24,2 milioni di metri cubi tramite i gasdotti che attraversano l'Ucraina. Si tratta di un ulteriore calo di oltre il 44% dall'inizio di gennaio, concentrato in particolare nell'ultima settimana e confermato anche dal Gtsou, il gestore del sistema di trasmissione del gas dell'Ucraina. Per le prime due settimane di gennaio i flussi dalla Russia si erano mantenuti oltre i 35 milioni di metri cubi, comunque il 23% in meno rispetto ai livelli di fine 2022. Poi è partita l'ulteriore discesa. La linea di transito attraverso i territori ucraini è ormai l'unica via per far arrivare il gas russo ai Paesi dell'Europa occidentale e centrale, considerato che il pompaggio attraverso Nord Stream è completamente interrotto.

Solo pochi mesi fa una caduta del genere, che oltretutto viene a verificarsi nel pieno dell'inverno, avrebbe terremotato i mercati: ora invece è rimbalzata persino dal Ttf, dove il future di febbraio è stato scambiato sotto i 55 euro al megawattora, livello che non si raggiungeva da dicembre 2021. I prezzi di gennaio fanno prevedere un taglio del 33% delle bollette dopo l'aumento del 23% di dicembre, secondo le stime di Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. "Mancano ormai solo due giorni (il 31 gennaio, ndr) per avere la media per l'intero mese di gennaio 2023 del prezzo spot del gas, ma è possibile già stabilire che si collocherà intorno ai 60 euro al Megawattora contro i 117 euro usati dall'Autorità per il calcolo delle bollette di dicembre 2022", afferma Tabarelli.

E tengono anche gli stoccaggi nonostante a prima vista colpisca il dato europeo di riempimento sceso al 73,72%, con le scorte di gas naturale nell'Ue a quota 825,97 TWh, oltre 86 in meno dei 912,4 TWh dello scorso 17 gennaio, quando si era ancora sopra l'80% .I numeri dal Gie (Gas Infrastructure Europe), l'organizzazione europea che raggruppa i gestori delle infrastrutture per il gas, vanno letti in comparazione: l'anno scorso alla stessa data gli stoccaggi europei erano al 37,7% e l'Italia registrava un riempimento del 49,2%. Oggi invece i depositi italiani sono pieni per il 73%, secondi a quelli tedeschi (80,3%) e davanti alla Francia (66,81%).

A margine della firma degli accordi di Algeri sul gas con Sonatrach l'amministratore delegato dell'Eni, Claudio Descalzi, aveva confermato che l'Italia sarà pronta a dire addio al gas russo a cavallo tra 2024 e 2025. Il maxi-accordo da 8 miliardi di dollari con la Libia, del 28 gennaio scorso, per aumentare le forniture energetiche attraverso lo sviluppo di giacimenti offshore ha dato nuovo impulso a questa previsione. Dal 2026 infatti potrebbero arrivare circa 22 milioni di metri cubi di gas al giorno, in pratica quanti ne sta mandando oggi la Russia.

Ma ha anche fatto suonare l'allarme in Francia, con Total eterna seconda sul mercato libico, oggi ancora più distanziata. Nonostante i numerosi incontri il ceo di Total, Patrick Pouyanné, per il momento ha solo ottenuto di incrementare la partecipazione nella concessione Waha acquisendo per 150 milioni di dollari assieme a ConocoPhillips la partecipazione detenuta dalla società americana Hess. Per effetto dell'accordo Total e Conoco hanno incrementato ciascuna le proprie quote in Waha dal 16,33 al 20,41%. Il restante 59,18% è detenuto dalla società statale National Oil Corporation.

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