La partita delle nomine nella partecipate dallo Stato sta entrando nel vivo. Entro il 3 aprile il governo dovrà indicare i nuovi vertici, o rinnovare gli incarichi. Da Enel a Eni, da Leonardo alle Poste, sino a Terna, Enav e Mps. Ma in ballo ci sono anche le controllate di Fs (oltre 20 miliardi di fondi del Pnrr in gestione) ed entro il 2023 almeno 70 cda in scadenza. Più di 600 poltrone.

Nel caso dei colossi di Stato, scrive il Corriere della Sera, ogni nomina può valere più di un ministero, definire una fetta della sintonia del governo con gli apparati economici, rappresentare il segno che Meloni intende imprimere in società quotate e strategiche per gli interessi del Paese. Su alcune cose la premier è stata chiara. Soprattutto con gli alleati. Una l'ha spiegata in privato: su Eni ed Enel deciderà lei. L'altra in pubblico: vorrebbe per la prima volta una donna come ad di una società di punta, forse Terna (si fa il nome di Giuseppina Di Foggia, Nokia Italia, ma anche di Lucia Morselli, ex Ilva). Di sicuro per Meloni è una prova ulteriore, con dinamiche che lambiscono anche il Quirinale e che non sempre sono dall'alto verso il basso. Su Leonardo il parere delle gerarchie della Difesa, fra i primi committenti, non è indifferente.

Sui nomi a oggi ci sono poche certezze. Una è quella della pedina principe: Claudio Descalzi sarà riconfermato ad di Eni, un quarto mandato che vale un record al vertice del colosso energetico, più longevo del fondatore Enrico Mattei. Nei primi mesi di governo, Descalzi ha sviluppato un rapporto fiduciario con Meloni e l'azienda che dirige è strategica per la nostra politica estera. All'Enel invece Francesco Starace sembra avere le valigie in mano. In pole c'è Stefano Donnarumma, attuale ad di Terna, unico fra i big manager pubblici presente l'anno scorso alla conferenza programmatica di FdI. Nei giorni scorsi si è visto con Paolo Scaroni, ex ad di Enel ed Eni (sponsorizzato da FI), che potrebbe essere nominato presidente. Sull'ad la Lega spinge per una soluzione diversa: fra i nomi che sostiene c'è quello di Flavio Cattaneo (Italo). Sulla vicenda un corollario non indifferente: i fondi internazionali azionisti di Enel hanno chiesto al Mef un ad di caratura internazionale. Leonardo è forse la partita più delicata. Alessandro Profumo sarà sostituito, dopo anni di manager provenienti da settori estranei ai perimetri industriali dell'impresa. In un primo tempo il fisico Roberto Cingolani, ministro nel governo Draghi e consulente di Meloni, sembrava proiettato verso la carica di ad. Ora le sue quotazioni sembrano scese a favore di Lorenzo Mariani, manager del costruttore europeo di missili Mbda, controllata pure da Leonardo. Mariani è sostenuto dal ministro della Difesa Guido Crosetto, e rientra nella logica di restituire all'impresa, come ha scritto l'inviato del Sole 24ore Gianni Dragoni, un manager che conosce bene il settore.

Il confronto fra i tre partiti avrà nelle prossime ore un secondo step durante il quale si discuterà anche di Poste italiane dove dovrebbe essere riconfermato Matteo Del Fante. Per conto del Mef sono alla caccia dei migliori candidati società come Spencer Stuart ed Erica Salmon & Partners. Si cercano anche i nuovi vertici delle due società operative di Fs, Rfi e Trenitalia, scelte su cui ha ancora un'influenza non indifferente l'ex ad Mauro Moretti. La partita comincia con il rinnovo del consiglio di amministrazione di Mps, quarta banca italiana in attesa di un partner più grande. Le indiscrezioni assicurano che l'ad Luigi Lovaglio dovrebbe essere riconfermato.

alu

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