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Due "audit" interni, disposti dal cda e dai sindaci di Saipem, sono partiti. Verifiche separate, una sul piano strategico del 28 ottobre, l'altra sui dati 2021, attesi tra due settimane. La via degli audit, che non trova commenti in Saipem, sarebbe stata decisa da Eni e Cdp, soci forti con il 30,5% e il 12,5% rispettivo del gruppo di ingegneria per capire bene cosa sia potuto accadere nei tre mesi tra il piano - in cui il vertice Saipem promise rose e fiori - e l'allarme utili da un miliardo del 31 gennaio.

Lo scrive La Repubblica aggiungendo che lo scrupolo dei soci è plausibile: in primavera pagheranno la quota parte di un aumento da almeno 1,5 miliardi, per ripianare le perdite in arrivo. Ma sembra che le pressioni per i controlli arrivino anche dagli investitori istituzionali, che in 10 giorni hanno visto dimezzato il valore di Saipem e tra poco dovranno decidere se fare la loro parte di aumento, ovvero affilare le armi e intentare azioni di responsabilità.

L'esito degli audit potrebbe complicare ancor più le carriere dell'a.d. Francesco Caio e del direttore finanziario Antonio Paccioretti. Del resto appena "commissariati" da due top manager distaccati dagli stessi soci Alessandro Puliti, finora capo delle riserve naturali di Eni, con profilo da a.d. e Paolo Calcagnini, vice dg in Cdp, con profilo da cfo.

pev

(END) Dow Jones Newswires

February 09, 2022 02:25 ET (07:25 GMT)

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