Esprinet: refurbishing e Nord Africa nel futuro del gruppo (Mi.Fi.)
15 Novembre 2021 - 09:25AM
MF Dow Jones (Italiano)
Ricavi per 5,6 miliardi e un ebitda adjusted di oltre 125
milioni di euro sono i principali target finanziari del piano al
2024 licenziato poche ore fa da Esprinet. MF-Milano Finanza ha
chiesto all'ad Alessandro Cattani come intende raggiungerli.
Domanda. Nel nuovo piano ipotizzate che il controvalore delle
vendite salga a 5,6 miliardi a fine 2024 rispetto ai 4,6 miliardi
del 2021 per una crescita annua composta del 7%. Sulla base di
quali dati?
Risposta. I governi dei Paesi Ue in cui operiamo - Italia,
Spagna e Portogallo - hanno capito che parte del gap accusato in
termini di produttività rispetto a Francia e Germania è frutto di
scarsa informatizzazione. Per iniziare a colmare il divario ora
destineranno tra il 18 e il 23% dei fondi del Pnrr alla
digitalizzazione: per il solo comparto della distribuzione si
ipotizzano circa 12 miliardi per l'Italia, 4,8 per la Spagna e 0,8
per il Portogallo, cioè quasi 17,6 miliardi di opportunità
potenziali da qui al 2026. Quasi 3 miliardi l'anno di volumi
addizionali da intercettare.
D. Il peso dell'attività legata all'affitto di merce è destinato
a crescere...
R. Puntiamo a convertire parte delle vendite da transazionale a
noleggio e stimiamo che a livello di ebitda nei prossimi 3 anni ne
ricaveremo benefici per 5 milioni sui volumi di transato di 200
milioni attesi nel 2024, destinati in prospettiva ad aumentare
parecchio e a cambiare faccia al conto economico di Esprinet: i
contratti di noleggio prevedono infatti un trattamento contabile in
base al quale la parte rilevante del beneficio si ottiene a fine
periodo, quando viene monetizzato il bene che ritorna a fine
contratto. Questa attività dovrà aiutarci a portare il margine
ebitda da 1,6-1,7% attuale al 2,2% a fine piano e oltre negli anni
successivi.
D. Oggi è impossibile operare senza tenere in conto i principi
Esg. Su questo fronte come vi muovete?
R. Abbiamo una politica Esg stringente: significa imporsi
vincoli aggiuntivi al modo di operare e dunque costringersi a
innovare. In questo senso, a fine contratto il renting ci riporta
il prodotto affittato spalancando il mercato del refurbishing, che
intendiamo sondare nei prossimi anni per incrementare la
redditività. Potremmo immettere sul mercato soluzioni di noleggio a
prezzo calmierato, perché si tratterà di oggetti ricondizionati.
Questa sarà la nostra ricetta per ridurre l'impatto dell'electroinc
waste, perché di certo non basta acquistare certificati verdi e
sostituire le lampadine tradizionali con il led per definirsi in
linea con i requisiti Esg.
D. Nel nuovo piano industriale indicate la volontà di crescere
in una nuova geografia: il Nord Africa.
R. È un vero e proprio cambio di prospettiva geografica. Nel
mondo distributivo tradizionale stiamo avviando un percorso
d'ampliamento delle geografie e in questo senso il Nord Africa -
dove presidiamo Paesi francofoni come Algeria, Tunisia e Marocco e
più limitatamente l'Egitto - è un'area in cui intendiamo fare
approfondimenti e sostenere ulteriori investimenti per crescere. Al
tempo stesso vorremmo pianificare investimenti anche in altre aree
d'Europa che reputiamo a valore aggiunto elevato, fuori dai Paesi
che oggi presidiamo.
D. Non avete escluso acquisizioni, anche in considerazione del
fatto che avete alle spalle una lunga storia di operazioni di
m&a. Come finanziereste eventuali deal?
R. Con le risorse che avremo a disposizione, tenendo conto che
la priorità è riuscire a mantenere il cash cycle sotto 18 giorni.
Abbiamo anche a disposizione un 3% di azioni proprie - oltre metà
delle quali al servizio di un piano d'incentivazione del management
- da utilizzare per operazioni carta contro carta in caso dovessimo
individuare grossi target, anche se per il momento non stiamo
guardando ad alcun dossier di questo tipo.
D. Come giudica l'azione del governo Draghi?
R. Sta facendo una vera politica industriale, come non si vedeva
da oltre 20 anni. Ha identificato le cause d'arretratezza del
sistema-Paese e sta ora cercando di colmare il gap concentrando gli
investimenti in aree dove il divario con il resto d'Europa è più
evidente, a partire da educazione-formazione e informatizzazione.
Ricorda un po' il momento del boom della .com economy, pur con
ovvie differenze: in quel caso fu il cosiddetto «spirito animale»
privato ad alimentare la crescita, ora sono i governi a iniettare
capitali nell'economia in modo che gli «animal spirits» informatici
possano scatenarsi. In questo senso Esprinet intende raccogliere il
guanto di sfida e essere della partita.
fch
(END) Dow Jones Newswires
November 15, 2021 03:10 ET (08:10 GMT)
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